Scritto da © Alexis - Ven, 25/06/2010 - 18:43
Come possiamo noi creare l'Idea di noi stessi? Secondo quale processo l'uomo compie questo sdoppiamento e si osserva attraverso una lente d'ingrandimento dimenticando di lasciarsi vivere ed osservandosi ad ogni passo? È strano che nessun essere umano abbia piena coscienza di sé e delle proprie capacità, dei propri aspetti e sfaccettature. Ma cosa è che ci rende inconoscibili e parzialmente incomprensibili prima di tutto a noi stessi e in secondo luogo agli altri?
Ultimamente mi capita spesso di riflettere su questo punto, che è poi un nodo cruciale per le relazioni umane, e mi chiedo come sia possibile astrarsi talmente tanto dalla propria essenza da essere portarti a sviluppare un'idea di se stessi che potrebbe non corrispondere affatto alla realtà. È quasi paradossale.
Durante il corso della nostra vita siamo spesso portati a metterci in discussione, anche per le questioni più semplici ed apparentemente elementari, è un continuo evolversi, un continuo divenire, un continuo scoprirsi e ad ogni scoperta traiamo delle conclusioni, tentiamo di fare il punto su noi stessi. Non accettiamo di vivere e basta, siamo naturalmente tendenti all'autoanalisi, all'autoflagellazione o all'autocelebrazione, ma non alla totale consapevolezza.
La consapevolezza appartiene ad un approdo altro alla Conoscenza che fondamentalmente si fonda sul non-pensiero, che non è mancanza di coscienza, bensì meditazione. Attraverso la meditazione è possibile accedere ad aspetti del Sé totalmente oscuri all'Io razionale e [apparentemente] sveglio e la meraviglia di queste rivelazioni è che esse avvengono nel più totale silenzio, quando si cessa di pensare, di uccidersi ad ogni passo con domande di qualsiasi tipo e ci si concede la semplice libertà di respirare. Sì, perché anche e soprattutto di respiro che si tratta, di energia che fluisce, di atomi di ossigeno che ristorano il corpo e liberano la mente, la depurano dalle scorie della ragione che spesso agisce come un cancro nefasto sulla mente, tagliandone e prosciugandone le infinite risorse.
È di libertà, infine, che abbiamo bisogno, di libertà espressiva, motoria, mentale. O almeno credo.
Ultimamente mi capita spesso di riflettere su questo punto, che è poi un nodo cruciale per le relazioni umane, e mi chiedo come sia possibile astrarsi talmente tanto dalla propria essenza da essere portarti a sviluppare un'idea di se stessi che potrebbe non corrispondere affatto alla realtà. È quasi paradossale.
Durante il corso della nostra vita siamo spesso portati a metterci in discussione, anche per le questioni più semplici ed apparentemente elementari, è un continuo evolversi, un continuo divenire, un continuo scoprirsi e ad ogni scoperta traiamo delle conclusioni, tentiamo di fare il punto su noi stessi. Non accettiamo di vivere e basta, siamo naturalmente tendenti all'autoanalisi, all'autoflagellazione o all'autocelebrazione, ma non alla totale consapevolezza.
La consapevolezza appartiene ad un approdo altro alla Conoscenza che fondamentalmente si fonda sul non-pensiero, che non è mancanza di coscienza, bensì meditazione. Attraverso la meditazione è possibile accedere ad aspetti del Sé totalmente oscuri all'Io razionale e [apparentemente] sveglio e la meraviglia di queste rivelazioni è che esse avvengono nel più totale silenzio, quando si cessa di pensare, di uccidersi ad ogni passo con domande di qualsiasi tipo e ci si concede la semplice libertà di respirare. Sì, perché anche e soprattutto di respiro che si tratta, di energia che fluisce, di atomi di ossigeno che ristorano il corpo e liberano la mente, la depurano dalle scorie della ragione che spesso agisce come un cancro nefasto sulla mente, tagliandone e prosciugandone le infinite risorse.
È di libertà, infine, che abbiamo bisogno, di libertà espressiva, motoria, mentale. O almeno credo.
Alexis
25.06.2010
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