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So che lo sai, mamma

Ciao, mamma,
volevo chiederti scusa
per il mio dolore,
che so
(non pensare non lo sappia),
un pezzetto è anche il tuo.
Mamma , oggi sono stato in giro
e la vita non mi ha detto niente,
sai che la vita è come la poesia,
inutile e bellissima?
Noi ci stiamo dentro,
ci inzuppiamo del gas delle sue scorreggie,
beviamo la sua gialla acqua benedetta,
la vita che c’ha dato
le angurie, le arance, i fiori di campo,
la puzza di benzina delle auto
e l’odore del caffè la mattina,
il sogno di essere una famiglia
e che papà non morisse mai,
e lo so, mamma, (non pensare non lo sappia)
che tu ci credi ancora nella vita,
perché sotto quelle occhiaie inzaccherate di incubi
io c’ho letto il sorriso della tua venuta al mondo
e anche se oggi, alle volte, tu non sei felice
so che dentro di te ancora serbi il sogno
che la vita ti regali un traguardo, una commistione di pace.
Hai avuto un figlio poeta,
so che lo sai, mamma,
che è dura la vita dei poeti,
soprattutto di chi non distingue la quella stessa vita
dalla sua propria arte
e se questa pietra durissima di mondo,
quest’apotropaica congregazione d’ignoranza
s’avveda in qualche modo che io e tu esistiamo,
io vorrei farti sapere che ti amo, mamma,
anche se vorrei che tu mi capissi.
 
 
*
 
 
 
Non voglio pentirmi
per il ringhioso muso di cane
a cui ti ho condannato
quando la mia follia
era talmente forte
da battere il tamburo;
per il catatonico silenzio
dei pomeriggi senza sole
e per le notti in cui il sonno
era taciuto
sotto il cuscino soffice
della morte-zanna di orso.
Io sono onesto
nella mia diversità,
con queste reni clacsoneggianti
con questo fegato ingrossato
e tu, dimmi, o lettore,
ascolterai le mie parole sommesse?
 
 
*
 
 
Cadono dentro la gola del duemila
I quindicenni che leggono ancora i libri,
tritura tutto il mostro
e le loro penne per scrivere poesie
muoiono in un angolo di freddo.
Oggi regna il like e la Flat Tax
e ogni sguardo verso l’infinito
è preso a bastanote,
col bastone più duro,
con la follia del disinteresse.

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