Franco Prevato e Michela Manente - Dialogo con le Nuvole | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Franco Prevato e Michela Manente - Dialogo con le Nuvole

Jacques Prévert Semplice come il buongiorno L'amore è chiaro come il giorno l'amore è semplice come il buongiorno l'amore è nudo come la mano ma è il tuo amore il mio amore perché parlare di grande amore perché cantare alla grande vita? Il nostro amore è felice di vivere e ciò gli basta È vero l'amore è molto felice e anche un po' troppo... può darsi e quando chiudi la porta sogna di andarsene dalla finestra Se il nostro amore voleva partire facevamo di tutto per farlo restare che cosa sarebbe senza di lui la vita? Un valzer lento senza la musica un bambino che non ride mai un romanzo che nessuno legge la meccanica della noia senza amore né vita!

Nota degli autori Perché “Dialogo con le nuvole”? Perché stiamo tentando un esperimento letterario probabilmente complesso ma di grande soddisfazione, nel mo­mento che si attua tra due persone di estrazione ed età diversa. Non poteva che essere così, ovvero un dialogo nel vento al di sopra del mare e delle montagne, con gli occhi rivolti al cielo a guardare le nuvole che arrivano e se ne vanno, per lasciare spazio a tutte le possibili interpretazioni e immaginazioni. Non sappiamo se il nostro esperimento, basato tecnicamente su fonda­zioni ben precise che passano dagli zajal arabo–andalusi al verso libero at­traversando metriche più disparate , incorniciate in ballate, canzoni, poemetti o semplicemente in “dialoghi” (oi dialogoi) di più antica memoria, si sposi con la poesia tradi­zionale, intesa come tale. Certo è che esperimento rimane in una sorta di “Poesia Continua” non avulsa dalla realtà ma nemmeno totalmente onirica, più spesso consapevole dello stesso “affabular del tempo” e delle circostanze quotidiane. Non più sil­labe staccate, quindi, parole isolate dal contesto o versi che in sé trovano ogni completezza; un canto lungo, al suo posto, che non ha fine o inizio e si compone di tutti i tentativi dei due autori in direzione di una poesia tanto co­struita quanto incondizionata e spontanea. In tal senso la dinamica poetica rappresenta la quintessenza del nostro pensiero relativo alla “Poesia Continua”, non più statica e indissolubile in quanto, pur preservando la memoria delle origini, si amalgama in pensieri inediti, adattando la propria grafia, sintassi e romanza all'aspetto rivoluziona­rio del vivere per vivere la quotidianità, sia dal punto di vista tecnico - poetico, sia dal punto di vista semantico oltre che sentimentale ed estetico.“Dialogo” vuole solo essere, in fondo, tutto ciò che noi desidereremmo essere come persone, coscienze, mariti, mogli, figli, suoceri,nuore e soprattutto la poetica descrizione di esseri viventi, della nostra vita così come si usa dire oggi: ... senza se e senza ma... nel pieno rispetto di DIO e dei suoi comandamenti nell’intima accezione biblica.

Prefazione Non sappiamo quale sia stata l’autentica molla che è scattata nel momento in cui due scrittori di diversa generazione e sesso, diversa esperienza di vita, diversi percorsi culturali ed attenzioni intellettuali hanno deciso di “unire” gli spiriti creativi per dar corpo a un unico testo poetico. La decisione di due persone di intraprendere un viaggio “sentimentale” in comune non è cosa rara in letteratura, ma è singolare invece che due scrittori di-versi abbiano intrapreso questo viaggio rinunciando a definire chiaramente il proprio contributo affinché il lettore possa capire, lungo il percorso, le individualità espresse. Michela Manente e Franco Prevato hanno scritto che “Dialogo con le nuvole” è … un dialogo nel vento al di sopra del mare e delle montagne … per lasciar spazio a tutte le possibili interpretazioni ed immaginazioni”. Un esperimento il quale “… rimane in una sorta di poesia continua non avulsa dalla realtà, ma nemmeno totalmente onirica, più spesso consapevole dello stesso affabular del tempo e delle circostanze quotidiane. Non più sillabe staccate, quindi, parole isolate dal contesto o versi che in sé trovano ogni completezza; un canto lungo, al suo posto, che non ha fine o inizio e si compone di tutti i tentativi dei due autori in direzione di una poesia tanto costruita quanto incondizionata e spontanea”.Gli autori hanno certamente presente la lettera che Rimbaud scrive a Paul Demeny nel maggio 1871 (lettera del Veggente) in cui auspica per la poesia “una lingua completamente rinnovata, capace di reinventare il mondo, idonea ad assumere il carico redentivo dell’umanità intera, degli animali, della natura, del cosmo; fattasi strumento di fruizione simultanea dei cinque sensi fisici e di assoluta trasparenza cognitiva …”. Nell’intento dei nostri autori c’è questa “sfida” lanciata per sottrarsi all’opacità del quotidiano; fatta attraverso scavi per ritmo e nessi, per illuminazione interiore ed emotiva suggestione dell’oltre. Questa stesura in “poesia continua”, questa lettura/scrittura per sovrapposizione dell’Io, ha l’essenza del viaggio per brividi carsici a cui non basta l’attesa-sussurro per rispondere e corrispondere. In cui viene fuori una lingua che si articola come una vibrazione straordinaria, in una sorta di intensa frase musicale, “di soffio, di alito che dissolve i margini degli oggetti e li rende essenziali”.Il loro è un affabular per allusioni ed evocazioni, in un gesto linguistico di pura affermazione, nella quale, come si diceva all’inizio, il soggetto dell’enunciazione scompare per lasciare il posto all’entità universale che sempre ci presiede e ci attraversa. In cui si esprime l’evento dell’assenza, l’evento di una realtàsempre più enigmatica e senza nucleo generatore:bianca e puttana coscienza / ferma nella banchina / ad aspettare / una nave che non arriva. Probabilmente, dopo aver perso la soggettività unica che ne garantisce la diretta intellegibilità, la poesia di “Dialogo …” acquista un proprio corpo, una struttura e una “cantabilità” interna. I versi generati dai singoli autori prendono forma e significanza soltanto dopo aver unificato l’idealità del senso; realizzano, così, compiutamente l’effettiva capacità di significare, agendo all’interno del corpo della lingua: ma non mite / senza senso se non il mio / vuoto di nausea … rifiuto … bruttura /. Non una luce generatrice cosciente, ma un riverbero causale, un ardore e fosforescenza che indica vie da percorrere per cogliere, verso dopo verso, riconoscibilità verbali, ritmi fonetici consueti, forme metriche già frequentate. E’ in questa lingua cresciuta in vitro, in questa grafia tra arpeggi e significanze antiche che prende forma l’affermazione : Cannibale / è / chi si mangia / le anime / dal muso nero /. Affermazione afona, senza locutore/trice, interna al “Dialogo …”, ma che produce in un tempo sospeso, l’effetto di scardinamento, spaesamento in tutto l’impianto della raccolta. Esso denuncia una “virtualità”, una “meditabilità” che non distingue all’interno della sonorità palese della poesia qui espressa. Fa intravedere il vero impegno che occorre profondere nell’attualità dell’esistente, in cui anche i desideri personali, le passioni d’amore, il valore esistenziale dell’uomo, assumono indicazioni parziali. Ma, alla fine, ciò che emerge non è il mondo come totalità di suoni, di visioni, di nessi, ma è un mondo miniaturizzato, completamente condensato e trasformato in una qualità unica che permea tutto: Il bisogno di esistere. Ed è un bisogno che ha la forma di una chiamata, di una invocazione la quale passa attraverso la rinuncia al proprio Io per far crescere, prima nell’esistenza e poi nella forma verbale, un Tu colmo di speranza. In questo Tu, adottato dagli autori come “l’apostrofe degli intenti”, ha origine un fluido poetico il quale non ammette alcuna equivalenza fra i soggetti che agiscono per esplicita decisione. Il Tu agisce fenomenicamente come un espediente retorico per costruire alternanze deviate verso l’universalità delle presenze. Esso assume l’onere di imporre un movimento perpetuo a tutta la “poesia continua” dei nostri autori, al punto tale da restituire fisicità e assonanza al corpo stesso della lingua adottata. Bisognerebbe, allora, ripartire da queste considerazioni per cominciare a scrivere un altro capitolo alla lettura di “Dialogo con le nuvole”.

Pino Bonanno

Dialogo con le nuvole  Con te ho perso tutto: tutti gli anni della mia vita … Viola ho perduto inevitabilmente la mia poesia … Viola! Il non essere e non più dire... cosa caspita vuol dire? bello il suono ... le rime baciate dei versi la simmetria perfetta le figure e delle sillabe l’assonanza e bravi! ... proprio bravi i poeti che ancora cantano...

... piccola Viola del pensiero sublime Viola ciocca anima... anima coniglia nonostante il tuo naso nero avresti potuto finire in pentola più di una volta ma sei femmina non maschio coniglio

CANNIBALE È CHI SI MANGIA LE ANIME DAL MUSO NERO


 

stupito? no... non per Viola... ma per il cannibale che vorrebbe divorarsi l’anima ... un’anima diversa salita per sbaglio su di un’altalena

quella stessa altalena di colori appesa ad un ramo di ciliegio infreddolito dove dondolano cappi scorsoi sotto una neve che bianca non é ... e mai più sarà   ed anche se la stufa è accesa rimane quel freddo anche tra le coperte: ... la solitudine la solitudine di non sentirsi più mordicchiare i peli dell’avambraccio mentre ti rintani bianca e meretrice coscienza ferma nella banchina ad aspettare una nave che non arriva … se devi farmi male fammi male con le piume e non t’arrabbiare! ... prima di parlare

prima di parlare prova ad ascoltare... non per nulla: per molti anni ho asciugato il tuo pianto angosciato e dirotto ascolta… con le tue grandi orecchie questa replica come fosse un carillon: … ho adottato una coniglia ma si le sue orecchie assomigliano al mon papillon una farfalla dagli occhi rossi rossi di pianto con il musetto topolino bianco-bianco abbronzato


 

quel carillon che si ferma quando la scatola della vita si chiude senza più giardini e prati senza frati ad accudirti a custodire la mia anima che può solo dare e selvatica non è

ed il miglio... miglio... miglio chiaro... soffice sulla nuca... poggio la testa tu sei con me... non tutta la notte una piccola parte significativa di essa una lunga parte... tutto confuso ora... ci sentiamo... forse... non dobbiamo? vorrei capire chi sei... mi chiami? Genova in cielo non sale scende in alto mare Piazza del Campo... Sottoripa e acciughe sotto sale per non dimenticare le nozze coi fichi secchi l’eterna moltiplicazione di pesci-pani per non dimenticare...

... così come non si può dimenticare mai la notte di quel DIO sinistro o destro sempre crocifisso davanti e di schiena e così come non si scordano vecchi diari dove si raccontano storie di zebre e leoni... ... il rapido andar del tempo… condito di vecchi e nuovi amori

... patio dove patisce il burattino prima di vivere in scena non sa quali cose gli faranno fare se sarà pinocchio o balena ... fata o leone se sarà un burattino che recita o forse un umano un umano animale... un eroe di storia se avrà un sorriso falso in bocca se salterà ... correrà se troverà l’amore...


 

cosa può essere allora la mia coscienza se non tradotta... nei tuoi occhi sulle tue labbra i tuoi seni nel mio disincanto? CHI... se non tu può darmi... sentimento e passione... chi se non tu... può dipingere arcobaleni nel cielo chi se non tu... può sottrarmi alle nuvole

mi farai perder la testa ... già oggi mi gira tutta pesante l’afa fitta oggi m’abbatte inutile e povero è molto vero m’imbatto nel triste straniero gente desolata ma non mite senza senso se non il mio vuoto di nausea... rifiuto... bruttura la confusione del bevuto le trasparenze imbarazzanti la musica smargiassa... gli avidi astanti e tanta... tanta… tanta miseria

Zuerst odori... dinamici colori il prepotente IO di sempre in testa grigio lattiginoso nel cuore lì dentro ci trasporta rapidi verso il centro... momenti di semplicità piacevolezze sentore di montagna es regenet... es regenet ...wie immer freddamente... l’ IO sicuro almeno spero ...e i ricordi quelle ineliminabili immagini pregne dei tuoi baci... lo stesso caffè denso di aromi ein caffè... senza panna... bitte


 

per tornar a riabbracciarti sotto lenzuola di lino candide e profumate di verbene e di lavande affamati l’uno dell’altra e le lingue ... le dolci lingue intrecciate fino alla totale simbiosi così una bimba una bimba sarà tra di noi nel segreto di una vita poco vissuta dei nostri desideri e delle nostre volontà tradotte e mai scritte più di nove mesi fa quando il tuo seno sodo succhiò... la mia bocca

... quei grandi occhi che rubano l’anima e parte di quel cuore che mai non dò non ti scorderò mai... davvero mi parli... non penso che a te le parole scorrono via ... sono striate le nuvole in una mattina di rondini e pace non si fissano... non ti capisco sento solo il cuore che batte rimbomba... rimbomba nella cassa dell’amore e non rispondo ... ti guardo... ... mi sfiori... non lo fare ... mi manchi... quando sei di fronte a me tutto quello che non abbiamo mai fatto ... mi manca... il tutto di tutti i sogni... ad occhi aperti il tutto tra te e me ... é totalmente TUTTO...

Allah oui ahbar... Dio onnipotente di tutti i... cristiani...ebrei...buddisti e mussulmani fa che cresca rigoglioso e forte questo virgulto frutto di fragili lombi fa che cresca sereno con la sua famiglia e... non dimentichi mai di essere se stesso per tutto il resto della vita e per i figli che avrà


 

abbiamo adottato una figlia lontana lontana eppure nostra è come... avere un’altra farfalla che vola per casa... con occhi pieni di speranza già... sei davvero speciale promisi sai... di non scrivere di me allora... scriverò di te... luce mia scriverò tutto ciò che vorrei e non posso... farei ... e... e non oso... direi e ti scrivo... sei davvero speciale a te... lo dico fiammella mia mia piccola lucerna

come sia... il fiume pieno che straripa se l’argine... ...se... ... molla stupidi e stupìti occorrono barriere e limitare i danni al nostro specifico volere ... secco il naviglio ora piange un letto di ciotoli disfatto nel ricordo del suo spumoso vigore la forza dell’inondazione d’un tempo(rale) che s’é arenato attoniti stanno i salici piangenti riversi con le chiome lungo corrente assecondando la piena travolgente... e amarti sempre per come sei


 

continuare a cantarti per sempre dei cantici il cantico... … mettimi come sigillo sul tuo cuore come sigillo sul tuo braccio perché forte come la morte è l’amore… se uno desse tutte le ricchezze della sua casa… in cambio dell’amore non potrebbe che averne sconforto

ancor di più… di più ancora voglio cantarti il mio amore ed il mio desiderio di te eterna musa delle mie nottivaghe albe

... sai che quando fuori piove ti penso... che ti penso quando fuori c’è il sole ... sai che promisi di me più non dire di te non scrissi niente ... non c’eri... c’era un’ ombra che mi fece rimanere qui niente fughe rapide... senza senso niente scorpacciate di uomini mille storielle... storielle da quattro soldi ...e una sola notte... c’era un bambino che si chiamava come te c’era un personaggio stasera al cinema col tuo nome c’era un’ombra che mi seguiva trasparente nella notte... ... sai fuori piove se non pensi a me


 

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
- Organizzazione e coordinamento di Manuela Verbasi
-Autori: Franco Prevato e Michela Manente
-Editing  P. Rafficoni - Emy Coratti -Segreteria Eddy Braune

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