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Tempo d'estate

Mandorle.jpg
Càzze màmme, ca re ppéune jè pìcche.
 
Schiaccia mamma, perchè il pane è poco.
 
E' la supplica di un figlio affamato alla propria mamma, 
impegnata nel lavoro di sgusciatura delle mandorle,
per assicurare un po’ di pane in più ai propri figli.
 
 
 
Ricordi di fanciullo ed era allora,
quando d'estate si svolgeva il rito
della raccolta in campi dei padroni
 
di mandorle da mettere nei sacchi,
raccolte in grandi mucchi in tavolate,
negli androni di nobili casati
 
oppure sulla strada presso l'uscio,
quando la proprietà era minuta.
Il compratore dei raccolti ricchi
 
sbrigava la faccenda del lavoro,
prendendo ad ore mogli dei braccianti
che s'offrivano a tale convenienza..
 
In quel tempo il pane, mai sufficiente,
per sfamare famiglia numerosa
ed il figlio pregava la sua mamma
 
a prendere in misura quel lavoro,
per guadagnare un poco di tornesi 
e soddisfare, quindi, la sua fame
 
e rivolgeva a madre la preghiera
di sbucciare il mallo di quei frutti.
Lungo il cammino, comare curiosava
 
e domandava a frettolosa serva,
dove recasse i passi in buon mattino
e rispondeva, pronta, la signora,
 
vado a sbucciar le mandorle per figli
e soddisfar così la loro fame.
In fretta bisognava far travaglio,
 
da mane a sera e piccolo intervallo.
Mandorle nette, quindi, ben distese,
sui panni in strada oppure sui terrazzi
 
ad asciugare al sole dell'estate
e venderle a sansaro, il più onesto
ch'offriva il prezzo giusto e conveniente.
 
Ora quel rito è solo un bel ricordo,
s'approntano le macchine al riguardo.
 
 
Lorenzo 5.11.22

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