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A corollario del precedente "scatola tragica"

- Tra noi due c’è come un diaframma, un muro che ci separa. – Disse lui. – E’ il muro della verità. Io cerco in ogni modo di darci dentro duro, con la testa, per abbatterlo. Dall’altro lato, tu invece cerchi assiduamente di allontanarlo, per non darci dentro con la testa.

E’ lo stesso muro e questo ci rende uguali e ci salda insieme. Ma tu, invece di affrontarlo, preferisci rifugiarti nella menzogna, scartandolo, snobbandolo. Laddove io accetto e anzi esigo battermi con lui, mettermici in questione, perché la voglio la verità, foss’anche quella che non oso dire e che mi fa male. Davanti allo stesso male, tu arretri, scampando in un mondo parallelo, legittimo, ma falso. Non lo so chi ha ragione e se è possibile in un caso come questo avere ragione di alcunché. Ma siamo al cospetto dello stesso demone e siamo legati, sospesi sul medesimo abisso. E dovremmo amarci, invece di temerci… - Disse lui.  

- Se tu vorrai raccogliere la mia dolcezza, - Cambiò tema lei. – e avvalertene come antidoto alla tua disperazione, allora, la tua stessa disperazione riscattata, diverrà l’antidoto della mia  disperazione. Così non dovrò più fuggire la verità e tu non dovrai cercarla. Si può vivere anche senza la verità.

- Già. - Replicò lui. – Ma questa non è la verità…-

Non è vero che si può vivere senza la verità, perché, se questo fosse vero, non potrebbe esser vero uguale.

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