Nuvolarosa e deaselvaggia - Miresol | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Nuvolarosa e deaselvaggia - Miresol

Una volta era di fondamentale importanza chiamarsi Ernesto, o meglio ancora avere un cognome nobile. Era questa una faccenda estremamente seria, bisognava pensarci sin prima dalla nascita. Le donne poi ne erano escluse e dovevano impegnarsi in faticose, costose, estenuanti opere di seduzione se volevano acquisire un cognome importante.
Ma oggi … oggi siamo in democrazia, che ce ne importa del nome di battesimo o del cognome quando nel web possiamo inventarci tutti i nick che vogliamo, moltiplicare le nostre identità oppure frammentarle, addizionare o sottrarre al nostro io ciò che vogliamo come più ci aggrada?
Da queste considerazioni iniziò la mia vita nel web come nuvolarosa e deaselvaggia.

Da tempo postavo con il nick di Mariuccia (il nome che tutti i giorni mi porto appresso) ma quasi nessuno mi filava e, a dire la verità, anche i miei testi erano un po’ insipidi, scoloriti come quelli di una Mariuccia qualsiasi. Forse mancavano di pathos, forse dovevo tingerli di dolcezza, accenderli con la passione. Erano sì onesti, parlavano davvero di quello che vivevo e sentivo, ma questo non bastava per renderli interessanti neppure ai miei occhi. Fu così che nacque nuvolarosa.

Nuvolarosa in qualche modo mi apparteneva, era sbucata dai diari dell’adolescenza e dai tanti sogni a occhi aperti di quell’età. Era eterea, tenera, soffice, persa in sospiri e battiti d’ali; leggera, leggera, se ne stava lassù in alto a veleggiare nel cielo, a vagheggiare l’amore, quello indistinto, color pastello che ti si apre davanti un mattino. Era così tenera nuvolarosa che ricevevo un mucchio di commenti caldi, per il suo grande cuore, per la sua bella e giovane anima.
Era il periodo in cui Giovanni, il mio Giovanni, veniva in ritardo agli appuntamenti, qualche volta se li scordava, spesso sbadigliava. Forse aveva un’altra storia, forse era stanco (di me?). Ad ogni modo tutti quei riscontri affettuosi (molti di uomini) erano una carezza, un balsamo a cui non volevo rinunciare.
All’inizio era facile poetare come nuvolarosa. “ Dentro il mattino limpido/ le mie candide mani/ nella sera cadente la tua lieve tristezza …
Dopo un po’ però avevo esaurito il repertorio e poi tutti si rivolgevano a me come a una quindicenne.
Nel frattempo Giovanni faceva la guardia al suo cellulare con aria troppo sospetta ed era sempre più indifferente.

Fu da questo che nacque deaselvaggia, le regalai tutto quello che a me mancava e che probabilmente Giovanni desiderava.
“Fuoco che brucia e arde/ fiume tra pietre arse/ la piena del tuo amore/che non chiede domani” cantava deaselvaggia. E ancora“ Stringimi dentro il momento/ scava dentro il mio corpo, graffi e segni di vita/ di un amore straniero”.
Ogni tanto “spiavo” tra le tante poesie passionali delle mie rivali nel web, ma alla fine per stimolare l’ispirazione decisi di rispolverare Ovidio e perché no Saffo, in fondo i classici sono i migliori.
Deaselvaggia colpiva l’immaginario anche più di nuvolarosa e tanti si complimentavano con me per la mia vena sensuale, per la mia passione, per i versi inebrianti. Ricevevo messaggi privati da nick molto intriganti come sansone, soledelsud, fortebraccio,
Intanto avevo scoperto tracce di rossetto sulla camicia del mio Giovanni e non sapevo più cosa fare, se piangere, se picchiarlo, se chiudere la storia o accettare un invito di fortebraccio a Venezia, occhio per occhio, corna per corna.

Sono trascorsi sei mesi da allora. Con Giovanni è tutto finito e ormai me ne sono fatta una ragione, ho abbandonato nuvolarosa al suo destino e non posto più con il nick di deaselvaggia, però ho salvato tutte le “sue” poesie.
Le farò leggere a Corrado anche se è da poco che usciamo insieme e la nostra storia non è ancora definita. Chissà se grazie a deaselvaggia lui riuscirà a vedere in me quello che Giovanni non ha mai capito!

Miresol


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