Le parole del silenzio - mareblu73 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Le parole del silenzio - mareblu73

L'amore che devasta le dune nel deserto
e dell'anima annovera i silenzi,
per la luce dei tuoi occhi,
io vorrei,
e, se anche fossi imperfetta
all'altrui sentire,
non fuggire da me
e sazia i miei baci…"
(Anonimo)

Maria richiuse quella pagina, la sua preferita, del libro di poesie d'amore che le aveva regalato Cesare e si addormentò sospirando.
Era sordomuta dalla nascita e aveva frequentato una scuola specifica per imparare il linguaggio dei segni, proprio per avvicinarsi agli altri.
Un giorno improvvisamente si era accorta che qualcosa di non identificato interessava il suo cuore, affaticato da strani battiti accelerati in presenza di Mirco, il migliore amico di suo fratello Cesare. Bellissimo!
Spesso li spiava dalla finestra della sua stanza al primo piano, quando si attardavano a chiacchierare giù nel cortile e, nonostante si affannasse a reprimere quel pensiero che già sapeva folle, il cuore galoppava, suo malgrado, ad alta velocità.

Conosceva Mirco da anni. Non l'aveva mai messa a disagio, né mai l'aveva trattata in maniera particolare. Insomma era uno di famiglia, uno di quelli che, convinti della tua amicizia, cadono dalle nuvole se, d'un tratto, preso coraggio e messa da parte ogni inibizione, confessi di amarli.
"Perché? Perché dovevo innamorarmi proprio di Mirco? Devo essere impazzita… Accidenti!"
Camminava nervosamente su e giù per la sua stanza, certa di dover custodire per sempre quel segreto nella camera oscura del suo cuore malandato.
Diventava paonazza se lo vedeva e tutto appariva secondario.
Di tanto in tanto, come una malevola civetta, echeggiava nel suo io a pezzi la frase proverbiale di sua nonna, "La speranza è l'ultima a morire", che galleggiava a stento in un mare d'incertezze.
In verità, chi fosse e che cosa volesse lo sapeva fin troppo bene, ma cozzava alla grande con la teoria spicciola della speranza che poteva adattarsi a tutti tranne che a lei.
Insomma, quel che le stava accadendo scompigliava il suo ordine mentale con grandi fantasticherie e mandava all'aria tutti i suoi piani.
"Non m'innamorerò mai!" si era detta spesso nel corso degli anni.
Dinanzi allo specchio nella sua cameretta, aveva provato per ore a sussurrare in maniera perlomeno accettabile "Ti amo", ma ne usciva sempre un suono a metà tra il biascicato e l'indistinto.
Che fatica rendere sensuale ciò che col linguaggio dei segni le riusciva alla perfezione!
Le mani agilmente fendevano l'aria come se la accarezzassero e di volta in volta il viso assumeva un'espressione sognante o persuasiva.
"Perché tutti sono convinti che l'amore abbia bisogno di parole? Mi rifiuto di capire la loro ostinazione. Se un giorno fossero chiamati a spiegare l'amore col silenzio, avrebbero le mie stesse difficoltà. Imbarazzo evidente, una grattatina sul capo ogni tanto, una spulciatina nelle orecchie, un leggero tremolio alle mani… Chiari sintomi da panico.
I sentimenti diventano più vigorosi nel silenzio, più forti delle parole stesse ed estrapolano dall'anima una luce che può e deve soltanto vivere.
Vorrei che con Mirco i gesti fossero naturali come sono per lui le parole.. Ma sono troppo imbranata e non ci riuscirò mai.. "
I monologhi sfumavano sempre la rabbia in malinconia.
Un maledetto senso di impotenza seccava in gola ogni respiro, perché nella vita di tutti i giorni si sentiva comunque condannata. Prese fra le mani il diario e rigurgitò la rabbia indigesta.
Quel giorno, sin dal mattino si sentiva cupa come il cielo. Si era spezzato qualcosa dentro, forse perché da tempo ormai covava un fuoco che aggrediva ogni spazio libero.
Spiaccicò il naso contro i vetri per guardare meglio la pioggia che cadeva fitta, spazzando via tutto, fuorché il silenzio che la circondava.
"Pazienza!", dicevano tutti da bambina, quando gli occhi la tradivano svelando all'improvviso due lacrimoni.
Ma quella pazienza non c'era più.
"Se si trovassero al posto mio, pensava, ….! Un silenzio di cinque minuti è già pesante, ma quello di una vita intera è una condanna! Una vera condanna! E non c'è Dio che ti liberi! Che schifezza!…"
La pioggia smise di cadere e Maria intanto si era appisolata con la testa sul diario.
Sognò di essere una bellissima principessa che viveva in un antico castello sulla vetta di una montagna talmente alta, che le nuvole ovattate sembrava scivolassero dolcemente fra le dita. All'improvviso il cielo s'incupì, il castello si trasformò in una catapecchia di carta e una minacciosa tempesta trascinò via con sé ogni cosa..
Si svegliò di soprassalto. Quell'incubo l'aveva terrorizzata. Non poteva continuare a fuggire dai suoi pensieri.
Si sentiva mutilata dentro e l'amarezza, come una lama di rasoio, scorticava la vita.
Era stufa dei giudizi della gente, di tutte quelle dita saccenti puntate contro, di se stessa. Amanda l'aveva salvata spesso, ma ora non aveva più alibi.
Nessuno era mai entrato davvero nel suo mondo..
Chi poteva abituarsi al silenzio, quando lei stessa in vent'anni non c'era riuscita? Sorrideva ancora al ricordo di Max, un suo amico d'infanzia, che per giorni aveva portato i tappi nelle orecchie per cercare di capire le sue sensazioni; alla fine si era arreso, accettando di non poter sfidare la vita.
Persino i suoi genitori, a volte faticavano a comunicare con lei.
Solo Cesare non si era mai arreso, si informava sui progressi in campo medico, la incoraggiava e parlava il linguaggio dei segni, come se il malato fosse lui in prima persona.
"Cesare! Cesare! Che caro! Forte e inarrestabile come il vento di tramontana e ribelle come un indomito puledro"
Uffà! Sospirava da mattina a sera, non mangiava, non dormiva e leggeva raramente. I nervi schizzati fuori dell'ordinario invecchiavano la mente di cent'anni.. Lo stomaco, più duro di un tamburo, di tanto in tanto emetteva strani mugolii.
"Cos'altro devo fare? Cosa?"
Il nome di Amanda, la psicologa, si accese più volte in mente come un neon quasi scarico. Non era più il caso di mentire a se stessa.
Mirco non si era presentato a casa sua negli ultimi giorni e sperava che per un motivo o per un altro non venisse più.
"Illusa! Stupida illusa!", disse battendo i pugni sul tavolo della cucina.
"Amanda mi capirà… Deve capirmi.."
Quella donna aveva il potere di liberare le sue emozioni e di far apparire naturale tutto ciò che si affannava a trasformare in diverso.
Ricordava ancora il giorno in cui l'aveva incontrata.
Aveva quasi sei anni allora e aspettava che sua madre venisse a prenderla all'uscita da scuola. Un gruppo di ragazzacci strafottenti si fermò dinanzi e cominciò a farle boccacce e ad apostrofarla in malo modo. Non poteva sentirli, ma sapeva che si stavano prendendo gioco di lei.
"Quei cretini non capiscono proprio niente!", pensò inghiottendo un boccone amaro, poi si tuffò gioiosamente fra le braccia della madre che arrivava, come in un porto sicuro.
Da quel giorno, però, quando un estraneo l'avvicinava, era aggressiva e urlava come un ossessa.
Amanda entrò nella sua vita, per aiutarla a superare i timori e pian piano con dolce fermezza, col suo sguardo rassicurante, diventarono intime amiche.
"Sono sull'orlo di una crisi isterica e non mi riconosco più. Non avrei mai immaginato che l'amore potesse ridurmi in uno stato così pietoso!"
Quella notte non riuscì a dormire, in preda ad una insana eccitazione.
Appena sveglia, cercò il numero di cellulare di Amanda e lo mostrò a sua madre, perché la chiamasse chiedendole di precipitarsi da lei.
Il trillo del cellulare la fece sobbalzare. Era abituata a svegliarsi presto al mattino e a godersi il silenzio. Aveva deciso di andare a vivere da sola nella casetta di campagna che il nonno materno le aveva lasciato in eredità, perché non tollerava più il frastuono e l'aria irrespirabile della città.
Si preoccupò quando udì la voce della mamma di Maria. Si vestì in gran fretta e accorse immediatamente.
La aspettava già nella sua cameretta.
Un leggero tocco alla porta semiaperta e un sorriso contagioso le riportò il buonumore, anche se solo per un attimo.
"Cosa ti ha indotto a chiamarmi così di buon mattino? Hai visto un ufo, forse?"
Ogni volta che la vedeva Maria si sentiva sicura e protetta.
"Non ho ancora avuto questo onore! Che dici, sarei più carina come ufo? "
"Che discorsi fai? Raccontarmi tutto dall'inizio. Non mi sono mai piaciute le frasi a metà e devo ammettere che hai stuzzicato la mia curiosità".
"Sei sempre la solita. Per te tutto è più facile.. ", ribatté risentita.
"Se continui a girare intorno al problema, temo che non avremo ancora molto tempo, perché i pazienti mi aspettano e sai che mi piace essere puntuale."
"Non preoccuparti, ti spiegherò tutto in tre parole."
Amanda seguiva attentamente i movimenti delle sue mani e colse nei gesti una profonda inquietudine.
"Ti ascolto"
Maria fece un lungo sospiro e poi velocemente le fece capire che si era innamorata.
"Tutto qua?",
"Come, tutto qua?", obiettò incredula.
"Ti sembra poco, forse? Hai capito o no che mi sono innamorata e che mi succede per la prima volta?"
Cominciava ad innervosirsi.
"Scusa, Maria, capisco la tua agitazione, ma capita a tutti prima o poi di innamorarsi. E tu non sei certo un'eccezione. Sono molto contenta per te: non esasperare le emozioni con i dubbi, come tuo solito, ma lasciale vivere"
"Allora non vuoi proprio capire! Sono sordomuta. Pensi che Mirco accetterebbe di uscire con me? Io non sono te, mi guardo allo specchio e vedo benissimo ciò che non va in me"
"Sei patetica! Credi che i cosiddetti normali non trovino difetti in se stessi quando hanno il tempo di specchiarsi? O vuoi convincerti che non hai il diritto di amare? Là fuori qualcuno ti prenderà in giro, magari non ti capirà, ma tutti sono fraintesi e non amati qualche volta.. Vivi i sentimenti per quello che sono. Se vuoi urlare, urla; se vuoi piangere, piangi; se vuoi tacere, taci, ma non fuggire da te stessa, perché potresti pentirtene un giorno. Anch'io ho amato e non sono stata riamata, ma non rinnego nulla di quello che ho provato, perché l'ho vissuto fino in fondo."
Maria era confusa. Guardava i suoi libri, la stanza sempre in perfetto ordine e tutto le sembrò inanimato. Anche Amanda brancolava fra i ricordi. Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Un respiro sul collo e un forte abbraccio.
Non dissero più nulla. Era certa di averla scossa. Si abbandonò dolcemente al suo abbraccio e quasi distrattamente cominciò a carezzarle i lunghi capelli neri. Da piccola anche sua madre la prendeva tra le braccia e la stringeva a sé. Ma era tutto lontano e confuso.
S'era fatto tardi , prese la borsa e la salutò con un rapido bacio sulla fronte.

Maria riaprì il libro di poesie d'amore e continuò a leggere:
"..e, se anche tu fossi imperfetta
all'altrui sentire,
non fuggire da me
e sazia i miei baci.
Non andare via
con le palpebre alleggerite
dagli impossibili tuoi sogni.
Rifugiati nei miei mattini
di commozione impressi
e cava dal scavato tuo petto
un anelito d'amore.."
(Anonimo)

" Queste parole sembrano scritte apposta per me, come se da lontano la voce appassionata di un amante volesse solleticare il mio amore.."
Pensò a Mirco e per la prima volta lo vide con occhi diversi, meno perfetto e più reale.
" Ha ragione Amanda! Se l'amore non trova le parole, di certo sa trovare i gesti.
Potrei abbracciarlo per comunicargli la gioia di averlo accanto o, colta da un impulso irrefrenabile, potrei baciarlo…So che, comunque andrà, deve capitare.."
Era quasi mezzogiorno. Un vento gelido aveva spazzato via le nuvole del giorno prima e anche il cuore era più leggero.
Un rinnovato senso di fame la indusse a correre in cucina a fare uno spuntino. Una gustosa fetta di pane fresco con tanta nutella spalmata sopra consolò ogni tristezza e riportò il buonumore.
"E' strano, pensò, come in un attimo le cose possano apparire diverse guardandole sotto nuovi aspetti. Amanda è straordinaria e adesso sono quasi felice.. perché comunque l'amore ti cambia la vita e dà sapore a tutto, anche al dolore!"
Cesare la fece spaventare, Mirco era con lui. Si voltò con la bocca impiastricciata di nutella e scoppiarono a ridere.
Arrossì e si unì alla loro risata.
Se ne stavano seduti tutti e tre comodamente sul divano; si divertiva a guardare Mirco e Cesare che si tiravano cuscinate, mentre svolazzavano piume d'oca per tutta la cucina.
Una andò a fermarsi sulla punta del naso. Mirco si avvicinò e soffiò forte perché cadesse. Non erano mai stati così vicini e il cuore raddoppiò i battiti. Per caso sfiorò la mano e sobbalzò.
Cesare, a cui non sfuggiva proprio nulla, la trasse d'impaccio salutandolo perché era ora di pranzo.
Maria sapeva che aveva capito e il pensiero che di lì a poco gli avrebbe raccontato tutto alleviò le sue pene d'amore.
A tavola giocherellò con gli spaghetti.
Cesare la fissava e si accorse che non era più la sua "bambina", ma una signorina molto avvenente.
La raggiunse nel cucinino dov'era intenta a lavare le pentole.
Strinse forte il braccio e la costrinse a guardarlo: cominciò a piangere senza controllo.
"Sorellina, sorellina! Che mi nascondi?",
Maria si calmò e gli raccontò anche del colloquio con Amanda.
"Perché non hai parlato con me?"
"E' un tuo amico, non volevo metterti in imbarazzo né che ti vergognassi di me.."
Cesare sgranò gli occhi e la guardò con aria minacciosa:
"Non dire mai più una cosa simile! Hai capito? Non posso vergognarmi di mia sorella! Sono sempre stato al tuo fianco. Ti ho sempre difeso e non penso affatto che tu sia diversa… E poi… devo confessartelo, sei molto bella.."
"Parli bene tu, perché sei mio fratello, ma gli altri non mi guardano con i tuoi occhi"
"Sbagli, anche Mirco ha detto più volte che sei carina e se non mi credi, puoi chiederglielo tu stessa!"
" Faccio fatica già a respirare in sua presenza e… poi non so come comunicare con lui.."
"Sei la solita esagerata, ma, se vuoi, posso aiutarti.."
"No, Cesare, non farlo! Devo pensarci io!"
"Allora facciamo così:, le suggerì ammiccando con gli occhi, io creo l'occasione e tu ne approfitti per…. Insomma, ci siamo intesi, no?"
Maria annuì inconsapevole. Ciò che fino a poco prima sembrava una follia, adesso era quasi scontato e necessario.
Trascorsero altri giorni e non accadeva nulla.
Una mattina pioveva a dirotto e all'improvviso Cesare e Mirco entrarono in casa fradici. Erano stati colti dal temporale mentre gareggiavano in mountain- bike nei sentieri di campagna.
Cesare andò sopra a cambiarsi.
Mirco si sedette accanto a Maria. Erano soli e sentì che il momento era finalmente arrivato.
Tremava e con la solita allegria, dopo aver messo una coperta sulle spalle, l'abbracciò ma si ritrasse, più rigida di una sardina affumicata.
"Che c'è?"
Non si era mai comportata così e non capiva.
Sudava e aveva freddo in tutto il corpo. Per la seconda volta l'attirò a sé per tranquillizzarla.
"Non ti mangio mica!" e scoppiò a ridere.
Era bella, ma non avrebbe mai approfittato della sorella del suo migliore amico, sebbene fosse un latin lover.
Maria si lasciò abbracciare e accarezzare i lunghi capelli neri, ma, imbarazzata, fissava il pavimento.
Cesare, complice, indugiava più del solito e Mirco cominciava a prenderci gusto.
Maria si fece ancora più vicina, giocherellava con le sue dita, sentiva l'odore della sua pelle e, all'improvviso, travolti da un'emozione nuova e bella, si baciarono, prima mordicchiandosi leggermente le labbra, poi con passione.
Tutti erano felici. Cesare, Maria e anche Mirco..
Qualcosa stava cambiando. Non importava come o perché, ma per una volta l'amore viveva di silenzi e non di parole!

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