Le parole uscivano dalla penna - Miresol | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Le parole uscivano dalla penna - Miresol

Le parole uscivano dalla penna … arrotolandosi, grasse, pastose, colme, assaporando il suono con la punta della lingua e poi con tutta la bocca. Le parole ingorde, impudiche, lascive, senza vergogna, spalancavano le gambe, si esibivano in profferte di quasi amore o in cerca di consensi. Le parole, sì le parole, scuotevano le poppe, ondeggiavano sui tacchi, avvolgevano i capelli in riccioli, esibivano labbra scarlatte, si muovevano sulla pagina con le loro scollature. Volevano essere prese le parole, solo per la voglia, senza fare differenze, erano pronte ad accogliere qualsiasi sguardo, qualsiasi mente, qualsiasi mano.

Altre, invece, scorrevano su pagine grigie, sottovoce come torrenti in secca, erano acqua evaporata, rovi, cespugli scheletriti, il ricordo di se stesse; erano il dolore che non si dice, la sorgente da sempre ammalata, la ripetizione di giorni qualsiasi, mormoravano rassegnate queste parole, sbiadite, anonime, insignificanti, andavano a morire strozzate dove nessuno le andava mai a cercare.
 
Ma c’erano anche parole chiacchierine, scherzose, saltellavano tra le righe per gioco, facevano le boccacce, si fingevano vezzose e ti facevano lo sgambetto. Esistevano per ridere di se stesse o degli altri, ruzzolavano sul foglio in capriole, s’imbattevano poi per caso in un senso e ammutolivano, la morte le trovava a metà del gioco e, spaventate, chiudevano gli occhi.
 
E poi arrivavano parole fredde, austere, geometriche, dal viso irrigidito. Osservavano la vita da un angolo, da distanze regali, disapprovando. Non stringevano mani, non toccavano mai corpi, vestivano di nero, da anni lo stesso abito liso, consunto, ma si sentivano importanti. Erano nate nobili, avevano sangue allungato nelle vene.  

Nulla, però, poteva più di quelle parole aguzze, irridenti, che spuntavano dai margini all’improvviso. Corte, secche, precise, ti affondavano là al centro di una vecchia ferita, per farti capire in un momento, che niente mai guarisce veramente. Se ne andavano poi indifferenti allo scompiglio che avevano creato.  

Era poco ormai lo spazio bianco su quel foglio quasi tutto consumato. A lato se ne stavano parole scarne, si guardavano intorno pazienti, cercavano di capire che cosa poter fare, senza avere la presunzione di cambiare.
 
E fu il caso, il vento od il respiro a scompigliare tutte le parole. Si ammassarono confondendosi in un vortice, le grasse con le magre, le vere con le false, le allegre con le austere.
 
E sono qui a cercare di rintracciare il filo, a districarne il senso, a rimetterle a posto, così come si può riordinare il foglio arruffato della vita.

Miresol


Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Editing: Alexis, Livia Aversa
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