Chissà quanti, girovagando in libreria alla ricerca di un libro nuovo o di un nuovo autore da scoprire, prendendo magari tra le mani “Da dove sto chiamando” di Carver e scoprendo che si tratta di una raccolta di racconti, ha arricciato il naso un po’contrariato e l’ha posato. Gravissimo errore… non si può avere la fortuna di incontrare Carver e lasciarlo andare via: un vero peccato in tutti i sensi.
“Da dove sto chiamando” è una raccolta in cui Carver, prima di morire nel 1988, raccolse i suoi trentasette racconti migliori. Si tratta di una serie di brevi storie di donne e di uomini comuni, che di straordinario non hanno nulla: potrebbero essere il nostro vicino di casa, il nostro postino, il negoziante dell’angolo… potrebbero essere nostro padre e nostra madre, addirittura tra i personaggi di un racconto di Carver potremmo esserci proprio noi, con la nostra quotidianità fatta di banalità e di manie, di pensieri contorti e atteggiamenti scaramantici; con le nostre ossessioni o i nostri drammi.
I personaggi e le storie umane di Carver hanno infatti proprio questa peculiarità: di essere cioè normali… nessuno degli uomini, donne e bambini che popolano i suoi racconti sono personaggi famosi o speciali per qualcosa; nessuno di loro vive situazioni straordinarie, da copertina di giornale… ed è proprio in questo che sta la grandezza di Carver: saper tenere incollato il lettore alle pagine dei suoi racconti nonostante la normalità e la quotidianità raccontate… nonostante non ci sia nulla di sensazionale che di per sé catturi l’attenzione e l’interesse. Ci si addentra nelle situazioni da lui create fin dalle prime parole; ci si sposta nella trama e nelle vicenda che dura poche pagine insieme ai suoi personaggi, come fossimo noi le loro ombre che nessuno può vedere… Ci si perde nei pensieri e negli arrovellamenti a tratti autistici, ci si riconosce tra le pareti di stanza sconosciute, nei discorsi ascoltati dalla bocca di quest’umanità così varia eppure uguale, che ci sembra di averla già letta, già incontrata da qualche parte.
Carver era un maestro del racconto che è scomparso prematuramente, senza però negarci il piacere di incontrarlo tra le righe e dentro le sue storie; dalle quali si intravede il suo occhio attento a saper cogliere sfumature e dati caratteriali tipici; capace di fotografare pensieri non detti, paure non confessate, sogni rincorsi e quasi mai realizzati.
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-Associazione Salotto Culturale Rosso enexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Editing: Anna De Vivo
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