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Robert Schumann (1810-1856) - Matteo Lorenzi

ROBERT SCHUMANN

(1810-1856) 
 

   Robert Schumann  fu il primo grande interprete del romanticismo, periodo musicale compreso fra il secondo decennio e la fine del diciannovesimo secolo. La sua opera costituisce una delle realizzazioni più perfette ed emblematiche degli ideali musicali romantici, un incontro esaltante fra musica e letteratura attraverso un’originalità formale atta a rispecchiare le più nascoste pieghe dei sentimenti. Le composizioni per pianoforte, che costituiscono la parte più nota della sua produzione, rimangono come altissimi esempi di virtuosismo strumentale e concezione formale sottratta ad ogni tipo di schematismo. 

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   Robert Alexander Schumann nasce il giorno 8 giugno 1810 nella città di Zwickau, in Germania. È l’ultimo di cinque figli di un colto editore libraio e di una pianista dilettante. Nella prima infanzia, il padre lo guida nelle letture mentre la madre lo sensibilizza all'arte musicale. Fin dai primi anni di gioventù si riconoscono fin in lui la tendenza ad un attivismo frenetico che, accompagnato a fasi di profonda depressione improduttiva, segnerà la sua tormentata esistenza.

  Nel 1825 la sorella Emilie, muore suicida: è il primo di una serie di lutti famigliari che scuoterà profondamente il musicista. Nel 1826 muore anche il padre.

 Come allievo del Liceo di Zwickau, egli non è particolarmente brillante ma riesce comunque a  diplomarsi nel 1828. Nonostante l’incredibile sensibilità e i suoi primi tentativi di musicista e di poeta, egli non è un genio precoce. Il suo vero talento si manifesterà poco alla volta e non senza fatica; per ora, diciottenne anonimo in un piccolo paese di provincia, il futuro è ancora tutto da decidere. La madre insiste affinché intraprenda lo studio del diritto a Lipsia dove Robert si trasferisce nei mesi successivi. Qui, vivendo in una piccola stanza ove a malapena stanno il letto e un pianoforte, Schumann può migliorare la sua cultura musicale ascoltando i concerti che si tengono in città, e soprattutto riesce a diventare allievo del più eminente professore di pianoforte della città: Friedrich Wieck , padre di Clara, talentuosa pianista e sua futura sposa. Ben presto la città e l'università gli riescono sgradevoli. Le lezioni di diritto sono prive di interesse ciò di cui sente più la mancanza è la natura della sua città natale, Zwickau. Il maestro Wieck è rigido, intollerante, convinto che per Schumann sia urgente sottoporsi a una disciplina. Lui, pur ammettendo la necessità di una regola stretta, si sottrae. Talvolta passa tutta una settimana senza che il giovane si faccia vedere dal professore. Abbandona gli studi e fugge ad Heidelberg.

   Schumann vive questi ultimi due anni tormentandosi di fronte ad un bivio: una professione borghese per cui non è portato, o l'avventura musicale affrontata oltretutto ad un'età ormai avanzata ( 22 anni) . Nell’estate del 1830, prende la grande decisione che lo farà decidere per la strada a lui più consona e comunica ciò alla madre, avvilita e sconcertata poiché contraria ad una scelta tanto rischiosa.   Torna quindi a Lipsia come allievo del duro e severo Wieck esercitandosi assiduamente, a volte anche per sette ore al giorno. All'epoca era più interessato all'esecuzione pianistica che alla composizione e Wieck lo indirizza soprattutto allo studio dei classici, di Bach e di Beethoven, trascurando la musica più virtuosa e moderna.

Dunque Robert studia sodo, ma ben presto il noioso ripetere aridi esercizi incide sul suo morale, lo rende nervoso, insoddisfatto, spesso apatico e svuotato. Cominciano anche a comparire i primi sintomi di quei disturbi nervosi che lo condurranno alla follia; sono solo avvisaglie che comunque costringono il giovane a periodi di dolorosa solitudine, di sofferenza e misantropia. Forse da tutto ciò, dall'ansia di affrettare i tempi, vista l’età già un po’ avanzata, scaturisce l'iniziativa che sanzionerà la fine di una carriera non ancora cominciata: Schumann si fascia l'anulare della mano destra per un lungo periodo, nell'intento di migliorarne l'articolazione. Egli è convinto che riuscendo a suonare pezzi di grande difficoltà con solamente quattro dita, una volta liberato il quinto dito, i risultati sarebbero stati portentosi. Il risultato invece è catastrofico: liberato, il dito si rivela semiparalizzato e continuerà ad esserlo nonostante le disperate cure.  
   Il tema a riguardo è piuttosto controverso. Un'altra versione sostiene che la paralisi o l’atrofia del nervo della mano furono causati dagli effetti secondari di una cura di mercurio cui dovette sottoporsi per una malattia venerea., La verità su tale episodio, come su molti altri connessi alla fase terminale della sua esistenza, forse non la conosceremo mai. Resta la triste realtà, l’incidente lo vide costretto ad interrompere la brillante carriera di virtuoso pianista stroncando sul nascere ogni sua ambizione. Per lui non restò che la composizione.
 

Un anno prima dell’incidente Schumann compose il suo primo capolavoro i Papillons op. 2, ispirato a 'Flegeljahre' di Jean Paul. Per tutto il decennio '30-'40 si dedicherà con ostinazione al solo pianoforte; i primi ventitré numeri d'opera sono infatti tutti per questo strumento, caso singolare nella storia della musica, forse una reazione psicologica dovuta all’incidente, che ha fatto riversare energie creative sullo strumento tanto amato. Una presenza ossessiva in tale periodo destinata, dopo il '40, a divenire di colpo sporadica e rara allorché il musicista sarà attratto da tutti quei generi che in precedenza non aveva osato avvicinare oppure aveva inizialmente trascurato.

   Schumann affiancherà all’attività creativa, lo sviluppo di una spiccata e personalissima critica musicale la quale troverà spazio sulla "Neue Zeitschrift fuer Musik" ( Nuova Rivista Musicale), la rivista da lui fondata nel 1834 e destinata a diventare uno dei punti di riferimento della cultura musicale europea (la rivista farà la fortuna del giovane J.Brahms che diverrà assiduo frequentatore ed amico della famiglia di Schumann. Famoso fu un articolo dove Schumann, in veste di critico, ne preconizzò la grandezza). 

  Nel 1833 la prima grave crisi di nevrastenia lo scuote a causa della triste notizia della morte del fratello e della cognata. Entro la fine dell'anno, la crisi depressiva è comunque superata, pur lasciandogli una radicata paura per le abitazioni ai piani elevati e per gli oggetti taglienti, sentiti come tentazioni, come vie per togliersi la vita e per raggiungere la pace. L'idea di gettarsi dalla finestra lo perseguita in quei terribili giorni; perciò abbandona l'appartamento al quarto piano per uno al primo piano, ha paura di se stesso, di non sapersi controllare. In quegli anni le composizioni di Schumann sono apprezzate solo all'interno di una stretta élite; Mendelssohn, Berlioz e Liszt si esprimono favorevolmente, ma per ora il musicista di Zwickau è soprattutto una promessa e un critico originale. Proprio nel 1834-35 va rafforzandosi l'amicizia con Mendelssohn, da poco chiamato alla prestigiosa direzione dei concerti del Gewandhaus di Lipsia.

   La figura di Mendelssohn si erge così ad implicito modello; la sua sapiente e chiara scrittura è per Robert una meta da conseguire ed infatti i futuri lavori cameristici di tono più accademico ne risulteranno palesemente influenzati. Il 1835 è anche l'anno di Emestine von Fricken, il primo vero amore di Schumann; si tratta di una ragazza boema anch'essa allieva di Wieck.

 Dedicato a lei nasce il secondo indiscusso capolavoro, Carnaval op. 9, variazioni su quattro lettere, ASCH, che, presenti nel nome del compositore, indicano il luogo di nascita di Ernestine; un evidente richiamo al loro legame sta dunque alla base dell'ispirazione da cui scaturisce questa galleria di stupendi ritratti musicali che riassumono il mondo del musicista.

  Lentamente la passione per Ernestine si affievolisce sostituita dall’affetto sempre più profondo nei confronti della figlia del maestro Wieck, Clara, un affetto che inevitabilmente si trasforma in vero e proprio amore. La ragazza, all’epoca quindicenne, ed i suoi baci lo trasportano in nuovi universi. Schumann  rompe quindi il legame con Ernestine ed inizia la sua storia sentimentale con Clara Wieck. Un amore questo, che sarà ostacolato per lungo tempo dal padre di lei .Il vecchio Wieck non vuole assolutamente che Schumann rovini o distragga in qualche maniera Clara dalla sua luminosa carriera di pianista virtuosa. Per conseguire tale scopo è disposto a qualsiasi cosa. Wieck obbliga la ragazza a lunghe tournées concertistiche in tutta Europa pur di tenerla lontana da Robert. Siamo nel 1836 e questa dolorosa situazione si trascinerà fino al 1840 contribuendo a deteriorare in maniera profonda i rapporti fra Schumann ed il suo Maestro. Inutile rimarcare gli effetti laceranti che tale prolungata sofferenza ha prodotto sull’animo sensibile del compositore.  A tanto dolore se ne aggiunge del nuovo: nel febbraio del 1836 Johanna Christiana Schumann, la madre adorata, si spegne e Robert è come pazzo per il dolore e tenta di lenirlo rifugiandosi nell’alcool e nella composizione. Rientra spesso a tarda notte, ubriaco, e improvvisa al pianoforte. I vicini protestano ed egli rischia lo sfratto.  

   La disperazione e la solitudine amorosa di Schumann trovano sublime espressione in nuove e struggenti creazioni. Dall’amore per Ernestine e poi per Clara e dal dolore per la lontananza di quest’ultima nascono uno dopo l’altro incredibili capolavori quali la Sonata in fa diesis minore op. 11 ( che rinchiude dentro tutte  le grida della sua solitaria disperazione), i Pezzi Fantastici op 12, e gli Studi sinfonici op. 13. Schumann non compone solamente musica, Schumann oramai è diventato egli stesso musica, in ogni sua piega e in ogni più piccolo richiamo visivo o sentimentale. Egli traduce tutto ciò in musica, basta che pensi intensamente ai suoi primi anni, perché Robert si senta un'anima trasparente, leggera, sensibile, un'anima di fanciullo. Siede allora davanti al pianoforte e compone le Scene infantili op. 15, un capolavoro indiscusso. Niente è più semplice. Agita dolcemente i suoi ricordi e sotto le sue dita scaturiscono melodie d'altri tempi, gli echi di quegli strani paesi in cui lo trasportava la sua fantasia di bimbo. Sempre in quegli anni compone la Kreisleriana op. 16 e la Fantasia op. 17, inno a Clara ovvero "ciò che ho scritto di più appassionato, un lungo grido d'amore per te" come ebbe a definirla l'autore. I due amanti sono costretti a scriversi lettere clandestine le quali vengono periodicamente scoperte e requisite dal vecchio Wieck. Clara e Robert hanno pochissime occasioni per incontrarsi, e ciò accade quando casualmente Clara torna a Lipsia fra una tournee e l’altra.

   Schumann nel tentativo di risollevare la sua vita, scrive un paio di lettere al vecchio Wieck chiedendo la mano della figlia, cercando di manifestare in qualsiasi modo il loro amore, ma le poche cose che ottiene non sono che leggere concessioni, come l’autorizzazione di poter vedere Clara, ma solamente in pubblico o mentre la ragazza è in viaggio. Wieck vuole bene a Robert a patto che non si parli di Clara. E’ ancora separazione.

   Alla fine del '38 Robert decide di tentare una nuova avventura: conquistare il mondo musicale di Vienna, la città di Mozart, Beethoven e Schubert. Consigliato in ciò anche da Clara, intraprende il nuovo viaggio senza eccessivi entusiasmi: se avesse ottenuto un solido riconoscimento in quella grande capitale della musica, se fosse riuscito a trovare un editore per la sua rivista o un posto come professore, Wieck non avrebbe più potuto trovare alcuna scusa per negargli la figlia poiché, a quel punto, anche la sua posizione economica sarebbe notevolmente migliorata. L’avventura viennese si rivela però una delusione. Nonostante Schumann abbia l’occasione di conoscere il figlio di Mozart, (musicista anche lui) che lo introduce in parecchie famiglie, scopre che il pubblico viennese è attratto più dalla musica italiana (specialmente da Rossini) che dai compositori nordici come lui, una tendenza questa che aveva infastidito anche Beethoven.

   Robert torna quindi a Lipsia e per la terza volta chiede a Wieck la mano di Clara; non riceve alcuna risposta. Non resta che interpellare la Corte d'Appello mentre Clara, d'accordo, si trova in tournèe a Parigi. È un periodo tra i più difficili. Schumann, deciso ad andare fino in fondo, è però rimasto solo contro Wieck pronto ad usare ogni argomento ed ogni calunnia pur di non perdere la figlia, accusandolo tra l’altro di essere alcolizzato ed inabile. Umiliato e prostrato dalle accuse del vecchio Maestro, Schumann inizia a godere finalmente di  piccole soddisfazioni, preludio di un’annata, quella del 1840 sicuramente fra le più luminose degli ultimi anni. L’università di Jena gli conferisce  il titolo di dottore "honoris causa" e poco dopo egli ha l’occasione di conoscere personalmente il giovane Franz Liszt, il principe dei pianisti di passaggio a Lipsia per una tournèe. Liszt passa le giornate in compagnia di Mendelssohn e Schumann cementando così l’ammirazione reciproca che già in passato si era manifestata attraverso lettere o articoli critici. In uno di questi Liszt, parlando del ‘Carnaval’, non aveva esitato ad affermare che tale composizione era sicuramente “l'opera di un genio”. Come coronamento a questi felici episodi, nell’agosto del 1840 il tribunale finalmente autorizza le nozze fra Robert Schumann e Clara Wieck. Le accuse del vecchio Wieck decadono e la felicità di Robert può liberarsi senza più alcun freno. La produzione di Schumann durante l'anno 1840 così profondamente iniettato di serenità, vede nascere la composizione di stupendi lieder ( pianoforte e voce su testi poetici) . Queste composizioni stupiscono per la bellezza e l'imprevisto. Da un compositore che sembrava consacrato tutto al pianoforte, nessuno si poteva aspettare un orientamento ed un'attività così nuovi, un così repentino successo. Schumann di colpo, per quanto riguarda la produzione liederistica, raggiunge Schubert, e con Schubert non sarà più uguagliato da nessuno in Germania. Egli ha il merito di scegliere con estrema cura i testi per queste composizioni ( Heine, Goethe, Byron, ecc…) ricavandone esempi stilistici fra i più alti della sua produzione. Fra i più celebri  Liedkreis op. 24, Myrthen op.   25, Amore e vita di donna op. 42 e Amor di poeta op. 48 tutti composti nel 1840. 

*** 

    Esaurita l'ispirazione liederistica che aveva portato alla composizione di molteplici, stupende raccolte, Schumann si accosta ora all'impegno più arduo: la sinfonia. Un giovanile isolato tentativo c'era stato nel '32, ma poi l'autore aveva capito di non essere ancora pronto. Dopo i capolavori di Beethoven non ci si poteva dedicare a tale genere senza avere qualcosa di veramente nuovo e meditato da esprimere. Schumann sente che ora il momento è venuto, in una lettera scrive: 

   “Ho la tentazione di distruggere il mio pianoforte: è diventato troppo angusto per contenere le mie idee. Ho davvero ben poca esperienza in fatto di musica orchestrale, ma non dispero di acquisirne.” 

Nasce di getto la Prima sinfonia (La primavera) diretta dall'amico Mendelssohn a Lipsia ed accolta calorosamente (Schumann scrive anche la Fantasia per pianoforte e orchestra che diverrà, quattro anni più tardi, il primo movimento del mirabile Concerto in la minore). Ma il tempo delle composizioni orchestrali è destinato per il momento a fermarsi qui. Come spesso accade in Schumann, la frenesia e l’ansia artistica lo pervadono e dopo aver profuso energie e sforzi verso una determinata via di espressione egli semplicemente la lascia, come ha lasciò il pianoforte per il canto, ora lascia l’orchestra a vantaggio di forme musicali nuove per lui, capaci di arricchirlo spiritualmente. Ecco perché il 1842 è l'anno della musica da camera nella quale spicca il sublime Quintetto (op. 44), un capolavoro assoluto per bellezza, ricchezza espressiva, brillantezza. La moglie Clara, fu assolutamente conquistata da questo brano, che sentiva come una grande dichiarazione d’amore da parte di Schumann nei suoi confronti. La prima esecuzione del Quintetto avvenne infatti in forma privata, con lei al pianoforte; a questa esecuzione ne seguì una simile, questa volta con Mendelssohn.

   Schumann riporta in questi ultimi anni dei notevoli successi di pubblico e di critica, il romantico ribelle dei primi anni inizia ad adagiarsi in una tranquilla vita borghese, al riparo dalle insicurezze che tanto in lui generarono tristezza e depressione. Nel 1843 Schumann accetta le scuse del vecchio Wieck che nel frattempo aveva riallacciato i rapporti con la figlia Clara, e le antiche polemiche vengono dimenticate.

   Sempre in quell’anno fu chiamato dall’amico Mendelssohn ( che a quel tempo era considerato a Lipsia il successore di Beethoven) ad insegnare pianoforte presso il Conservatorio di Lipsia del quale era fondatore e direttore. Egli accetta l’invito ma dopo circa un anno accade che lo stesso Mendelssohn sembra intenzionato a lasciare per sempre la città. Questa notizia getta Schumann nello sconforto. Mendellsshon non è solamente un amico, è un rifugio, è un modello inarrivabile, un esempio musicale al quale Robert si è sempre ispirato.  Poco tempo dopo si manifestano in Schumann disturbi e malesseri: sensazioni strane, come tremori in tutto il corpo e paura della morte. Travolto dall'angoscia consulta un medico, e costui insiste per una sosta prolungata in una località piacevole e tranquilla come Dresda dove egli decide di trasferirsi abbandonando l’incarico presso il Conservatorio.  A Dresda la salute fisica migliora, tanto che alla fine del 1844 insieme a Carla effettua una tournèe in Russia.

   Tornato in Germania ha la conferma che Dresda non è Lipsia, gli artisti sono rari e di conseguenza anche gli stimoli. Disgraziatamente i disturbi riappaiono, variando i loro effetti. Schumann a volte è in preda a misteriosi pruriti, i quali scompaiono per far posto a violenti squilli di trombe in do echeggianti senza tregua dentro la testa. Da questo momento i sintomi del male che lo porterà alla paralisi generale, alla follia e alla morte non lo abbandoneranno più del tutto. Schumann è spesso stanco ed incapace di sforzi prolungati, deve spesso interrompere le composizioni e l'intero periodo tra il '44 ed il '46 è poco produttivo anche se riesce a completare la sua seconda sinfonia  

“Ho composto questa sinfonia mentre ero ancora malato. Mi sembra che ce se ne debba rendere conto all'audizione..”  

ma soprattutto il Concerto per pianoforte e orchestra op. 54 utilizzando per il primo movimento la fantasia per pianoforte composta quattro anni prima. Questo concerto, il solo e unico concerto per pianoforte che Schumann comporrà. Con la delicatezza melodica e la grandiosità sinfonica che lo caratterizza, rappresenta non solo uno dei vertici della letteratura pianistica romantica, ma uno dei migliori concerti per pianoforte che siano mai stati scritti nella storia della musica.

   Come già accaduto in passato risulta fatale per Schumann la concatenazione di eventi negativi. Nel 1847 una lettera gli annuncia che Felix Mendellsshon è morto. Schumann corre a Lipsia e vede l'amico disteso sul letto di morte. I tratti di quel volto esanime sono coperti da un velo di tristezza, come se l'uomo fosse prematuramente invecchiato. Dopo il funerale, Robert torna a Dresda e vi si rinchiude come in una torre di silenzio.

   Contemporaneamente ritorna anche al pianoforte, il suo rifugio, e gli dedica due opere immortali che ribadiscono il suo antico amore per il mondo dell'infanzia e della natura incontaminata: l'Album della gioventù op.68 e le Scene del bosco op. 82. In questi anni difficili inizia la travagliata composizione del Faust alla quale egli dedicherà moltissime e vitali energie. Nel 1848 Liszt passa per Dresda. Robert e Clara lo accolgono con l'affetto di sempre. Vale la pena citare un episodio a testimonianza della condizione psicologica di Schumann. Durante un salotto musicale con amici Liszt insiste sulle qualità brillanti del musicista Meyerbeer e fa il nome di Mendelssohn associandolo all'idea della meschinità, del provincialismo. A quel punto Liszt si trova di fronte uno Schumann sconosciuto che lo afferra per le spalle tremando. Nel silenzio che cala sui presenti, la voce di Robert si alza stranamente sconvolta e indignata; ingiunge a Liszt di tacere, afferma che la grandezza di Mendelssohn trabocca non soltanto da Lipsia, ma dall'intera Germania Dopo aver proferito queste parole, Schumann se ne va senza salutare nessuno, lasciando Liszt rattristato ma soprattutto sbalordito. Nessuno, infatti, aveva mai visto il maestro in tale stato di agitazione, di collera, di mancanza di controllo. Per darsi un contegno, Liszt finge di non dar peso all'incidente. Ma l'imbarazzo paralizza gli interlocutori e anche a lui non resta che andarsene. Prima di partire si avvicina a Clara per salutarla e le dice:

"Creda, Signora, da nessun altro avrei tollerato le parole che ha pronunciato suo marito". 
 

   Schumann si rinchiude in solitudine, in preda a una violenta ripugnanza di tutto. Dopo le grandi crisi del 1844 e 1845 egli è diventato un vero adoratore del silenzio. Sceglie, per le sue passeggiate, le strade in cui non passa nessuno; entra nelle chiese nell'ora in cui, terminate le funzioni, esse si riempiono d'ombra e di pace. Nel momento in cui pare ci sia una ripresa gli comunicano la morte di Carl, suo fratello. Di colpo viene rigettato nelle tenebre. 

  “Eccomi di nuovo in preda al dolore, mentre il mio lavoro giace malinconicamente abbandonato su un tavolo”. 

Questo lutto lo colpisce ancor più di quelli che l'hanno preceduto, non perché egli abbia preferito Carl agli altri fratelli, ma perché, in Carl, egli perde uno degli ultimi membri della sua famiglia. Padre, madre, fratelli, sorelle riposano nel cimitero di Zwickau. Pensa che se non fosse stato per l'amore di Clara, egli avrebbe già raggiunto i suoi parenti al cimitero.

  Schumann riceve una lettera da Liszt: sono le prime righe scritte dopo l'incidente del 1848. Franz mostra la sua volontà di dimenticare e chiede a Robert di mandargli il Faust o, almeno, ciò che ne ha composto fino a quel momento, perché ha intenzione di allestirlo nel teatro di Weimar da lui diretto. Schumann pur smorzando i toni rifiuta l’invito, il Faust a causa dei continui disturbi psichici è per lui un eterno cantiere in allestimento. Ogni sforzo prolungato è causa di depressioni ed il lavoro procede a rilento. Ciò non impedisce però a Schumann di dedicarsi a più opere contemporaneamente, nasce così nel 1849 il bellissimo Requiem per Mignon (op. 98).

   Nel 1850 l’avventura a Dresda si conclude lasciando alla città il Chorgesangverein (Associazione di canto corale) da lui fondata. Chiamato a Düsseldorf per un posto di direttore di musica e dei concerti sinfonici della città, decide di tentare l’avventura cercando così di spezzare la negatività che da qualche tempo lo attanaglia sottoforma di depressioni e strani disturbi. Egli è attratto dalla novità dell’incarico ma soprattutto dall’intenso richiamo che ha su di lui il fiume Reno e ciò che esso è in grado di evocare, la natura, la serenità, i nativi paesaggi di campagna che tanto continuano a risultare vitali e rasserenanti per  l’equilibrio psico-fisico dell’artista.  

   A Düsseldorf, la musica non è molto amata e comunque quelli che l'amano la seguono senza troppo entusiasmo. Quanto a Schumann, non lo considerano mai come guida illuminante e di questo, egli soffre moltissimo anche se con professionalità si logora sia nel promuovere e nel preparare concerti, sia nel continuare il proprio lavoro di compositore. In questo primo biennio nascono i suoi ultimi capolavori, come la terza sinfonia op 97 (e ultima) detta “ Renana” un evidente omaggio al fiume Reno ed alla tradizione musicale tedesca oltre che un vero e proprio testamento sinfonico dell’autore. Poi è il turno della quarta sinfonia op. 120, sinfonia che in realtà nacque come seconda essendo stata composta nel 1841 ma ora ristrumentata e riproposta sotto nuove vesti, e lo stupendo concerto per violoncello e orchestra op. 129, un’opera oramai matura e consapevole, specchio di uno Schumann padre per la quinta volta, e ormai abituato alla serenità della vita domestica e non più pervasa dalla ribellione e dalla frenesia.

   Nonostante la novità, il Reno e la nuova mansione, i disturbi continuano a perseguitarlo e a consumarlo. La sua mente è sotto sforzo, minata dalle grandi imprese compositive degli ultimi anni, soprattutto le corpose opere teatrali ( Faust, Manfred, Genoveva ) alle quali egli dedica incredibili sforzi ricavandone non sempre dei grandi successi.

 Una mattina di giugno del 1851, l’amico Reinecke, arrivato da Brema, gli propone di condurlo con sé in una chiesa per fargli sentire qualche cosa sull'organo. Dapprima Schumann accetta l'invito con gioia ma poi, quando ode la voce possente dello strumento, cade svenuto. E’ un’altra potente crisi che in compagnia di Clara cercherà di smaltire con un viaggio in un villaggio immerso nella natura montana delle Alpi. La cura più o meno funziona e la coppia fa ritorno a Düsseldorf  ma il Maestro non fa a tempo a mettersi al lavoro che nuovamente dopo appena qualche sforzo, i fantasmi ricompaiono. Dopo la foresta , dopo il fiume, dopo la montagna non gli resta altro che provare il mare.

   Schumann sceglie di andare a Scheveningen sulla costa olandese. Dal agosto allo settembre 1852, si impregna di sali e di iodio e la sua salute ancora una volta migliora. Durante l'autunno, il malinteso fra Schumann e Düsseldorf si fa ancora più acuto. Impossibilitato a preparare i primi concerti, Robert deve cedere temporaneamente il posto al maestro Julius Tausch. Effettivamente Schumann è un direttore d'orchestra mediocre e il Comitato della città approfitta di queste assenze per motivi di salute, per liberarsi a poco a poco di lui, sostituendolo con Tausch.

Durante quasi tutto il 1853, Schumann è molto allegro e la malattia e l'incomprensione sembrano esser stati misteriosamente scacciati. Si è pure liberato del posto di direttore, che in qualche modo lo opprimeva. Come un tempo era comparso Mendelssohn il grande ed indimenticabile amico, ora compare l'amico degli ultimi giorni: Johannes Brahms. Subito dopo il primo incontro, Schumann è rimasto inebriato ed entusiasmato: per Schumann profeticamente, Johannes è il suo continuatore, è il gigante che andrà fino al termine della via da lui iniziata. Con l'immaginazione vede già Brahms dare un impulso formidabile all'avvenire e nutrire della sua musica una lunga teoria di artisti.

   Poi come una sottile condanna, nei primi mesi del 1854, egli comunica a Clara di udire rumori lontani, suoni che si espandono in tutta la città, suoni che solo lui è in grado di sentire. Con il giorno il suono svanisce ma al crepuscolo rinasce, si gonfia e si trasforma in un oscuro e celestiale concerto. Impossibile dormire: appoggiato al guanciale, Schumann si diletta di questa musica che risuona su da un insondabile abisso e che, per miracolo, solleva immagini ristoratrici. Vede esseri circonfusi di luce aleggiare attraverso paesaggi cristallini che sembrano stiano per parlargli. Vorrebbe dormire e non può, al mattino è spossato e si tormenta dolorosamente le mani. Una notte, la musica esplode con una violenza irresistibile. Gli esseri plasmati di luce e di dolcezza si mettono a cantare, fanno comprendere a Robert che sono angeli e gli dettano, da parte del beato Mendelssohn, un tema in mi bemolle maggiore. Schumann si alza per scriverlo, poi si ricorica e riprende a conversare con gli angeli. Supino, guarda il cielo: una luminosità ultraterrena inonda la notte e da qualche parte, nell'infinito, suona l'ora della rivelazione. Clara è china sul malato. D'un tratto, vede il volto del marito farsi scuro, le ciglia corrugarsi, gli occhi incupirsi. Lancia un urlo di dolore: adesso sente una musica atroce, vede iene e tigri che balzano su lui e tentano di sbranarlo. Da quel momento le voci e la musica non abbandonano quasi mai Schumann. Di giorno, siede alla scrivania e si accinge a lavorare senza riuscirci, spesso si mette a parlare con la stessa scrivania. Gli angeli vanno e vengono intorno a lui, e quando il delirio si attenua al punto di diventare insensibile, Robert ne approfitta per passeggiare. Un giorno, improvvisamente, gli balena la convinzione che il suo posto non è lì, ma in una casa per alienati, dove farsi curare. Fugge di casa, ossessionato dall'idea fissa, spinto da un desiderio mostruoso, e da una mostruosa nostalgia: il Reno, il fiume tanto amato. Schumann si lascia cadere da un ponte precipitando nelle acque gelide del Reno e viene miracolosamente salvato da due marinai. A questo punto l’opinione pubblica viene chiaramente a conoscenza dei suoi problemi di salute. Viene rinchiuso in una casa di cura per malati di mente ad Endenich (presso Bonn).

A Endenich possiede un pianoforte e riceve spesso le visite di  Brahms e del violinista Joachim; continua a vivere tra fasi di assenza e sprazzi di lucidità fino al '56.

   La morte di Schumann rimane avvolta nel mistero. Molti medici e psichiatri hanno tentato le diagnosi più disparate: schizofrenia, psicosi maniaco depressive, sifilide, cure sbagliate. I documenti della degenza nella  casa di cura furono fatti distruggere dai familiari dopo  la sua morte è ciò non fa che alimentare il mistero attorno a quegli ultimi anni. Certamente nel corso della sua travagliata esistenza sono comparsi sintomi che confermano parzialmente ciascuna di queste tesi senza che nessuna di esse possa porsi come esaustiva. Ricerche molto recenti, attraverso lo studio dei diari, delle lettere e del comportamento, tendono ad affermare che Schumann uscì di senno semplicemente a causa di ‘delirio alcolico ’ il quale fu gestito male sia prima che dopo il ricovero in clinica. La cosa certa è che dal '44 le condizioni di salute del compositore sono andate peggiorando senza rimedio e il fallimento come direttore d'orchestra a Düsseldorf è soprattutto una conseguenza di quello stato.

   Il 29 luglio 1856 egli, finalmente, varca i limiti. Restando a letto sempre più a lungo, Schumann, man mano che l'estate avanza, continua a indebolirsi, parla a monosillabi. Dal 14 al 23 luglio declina così rapidamente che il dottor Richarz spedisce a Clara un telegramma: «Venga in gran fretta, se vuoi trovare suo marito ancor vivo».

   Clara accorre, seguita da Brahms. L'indomani, il 28, Schumann cade in preda alle convulsioni. Urla per il dolore fino a metà della notte e poi si quieta, misteriosamente, mentre pare che tutte le sue membra si stendano. Sul far del giorno, il 29, il cuore batte in un ritmo sempre meno sensibile. Muore verso le quattro del pomeriggio. Fu sepolto due giorni dopo a Bonn, nel cimitero adiacente alla Sternentor. 
 
 

*** 
 

Sovente sono stati scritti articoli e libri nel tentativo di delineare in maniera esauriente ciò che compone l’universo intimo ed artistico di Schumann. Le migliori parole, le migliori spiegazioni riguardo alla raffigurazione della sua complessa personalità e di conseguenza della sua musica, le disse lo stesso Schumann parlando di sé:  

  “Mi diverte stendere un tenue velo sulla mia anima e mettere fuori strada le persone che mi osservano”. 

  Proviamo allora ad ascoltare la sua musica da un´altra prospettiva, come se sapessimo di essere sempre accompagnati "fuori strada", e forse riusciremo a capire che la vera natura di Schumann risiede proprio nell’inafferrabilità.

 

Matteo Lorenzi ( Crobiotermi)

  
FONTI:
 

-Enciclopedia musicale- De Agostini

-www.Robert Schumann website ch.

-www.Wikipedia

-John O’Shea- musica e medicina

-Claudio Abbado- Commenti all’enciclopedia della musica Dea

-www.Biografieonline

-R.Schumann C.Wieck – Casa Schumann „diari“

-G.Rausa- Invito all’ascolto di Schumann

-www.Sistema musica.it

-Chiara Bertoglio-www.geocities-Schumann op 44

-Uwe H. Peters-Schumann i 13 gg prima del manicomio

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