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Cecil Beaton

 

“Cerca di osare, essere differente e, soprattutto, di non essere mai pratico. Lotta contro ciò che è ordinario. Le routine avranno anche i loro fini, ma sono anche le nemiche assolute della grande arte”
Cecil Beaton

 

 

Cecil Beaton, figlio di Ernest, benestante commerciante di legname, e Etty Sissons, nasce a Londra nel 1904. Studia presso la Heath Mount School e la and St. Cyprian's School, Eastbourne, e già da allora emerge il suo talento artistico.
Dopo il liceo studia storia e architettura a Cambridge, ma lascia l’università nel 1925 senza conseguire la laurea. La sua prima mostra fotografica, allestita in una galleria poco conosciuta di Londra nel 1926, riscuote un grande successo che gli vale un contratto con la rivista «Vogue» per la quale, oltre che per "Harper's Bazaar", continua a lavorare come fotografo di moda fino alla metà degli anni '5o. Negli anni '30, a Hollywood, ritrae le dive dei cinema negli ambienti di sapore surreale creati con quinte inutilizzate. Nel 1937 viene nominato fotografo di corte dalla famiglia reale e durante la seconda guerra mondiale lavora come fotografo di guerra per il Ministero dell'informazione britannico. Si dedica anche a disegnare costumi e scenografie per la televisione e per il cinema e vince due Oscar per Gigi e My Fair Lady. Nel 1972 viene nominato cavaliere e due anni dopo è colpito da un ictus che gli provoca paralisi del lato destro. Impara a scrivere e a disegnare con la mano sinistra e adatta anche la macchina fotografica, ma si sente comunque profondamente frustrato dalle limitazioni fisiche. Nel gennaio del 1980 muore a Reddish House, la sua casa a Broad Chalke nel Wiltshire all’età di 76 anni

 

   
   
L'interesse di Cecil Beaton per la fotografia emerge già negli anni della sua infanzia, quando, sotto la guida della sua bambinaia, che si dedica a quest'arte per diletto, incomincia a fotografare la sorella.

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Fin dall'inizio mostra una predilezione per il ritratto artistico e stilizzato, traendo ispirazione da maestri come il barone de Meyer ed Edward Steichen. Beaton realizza sfondi complessi con materiali d'effetto - specchi o fogli di cellophane - davanti ai quali fa posare i familiari in abiti eleganti.

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In questi allestimenti, il fotografo inglese pone l'accento non tanto sulla persona o sull'abbigliamento, quanto sui valori estetici dell'atmosfera compositiva rivelando in ciò la sua seconda vocazione: quella di scenografo e di costumista che svilupperà appieno dal 1940 al 1970.

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Il fotografo trova il terreno più adatto ad esprimere la propria cifra espressiva in una rappresentazione teatralizzata e pittorica dei soggetti umani, ripresi preferibilmente in ambienti interni. Ne sono un esempio i bellissimi scatti di donne che incarnano lo stile liberty con cascate di gioielli e abiti fascianti e luccicanti.

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La tensione compositiva dell’inquadratura, l’equilibrio delle forme, l’attenzione per le linee e i volumi, il piacere barocco dell’allestimento scenico sono elementi che in alcuni casi raggiungono livelli di perfezione quasi inquietanti.

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Quando divenne fotografo ufficiale della corona d’Inghilterra, Beaton entrò in intimità sia con la regina Elisabetta che con la regina madre, ma perfino nei loro confronti non lesinò critiche che riguardavano la carenza di buon gusto dei Windsor.

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Durante la seconda guerra mondiale lavora come fotografo di guerra per il Ministero dell'Informazione britannico. Le esperienze di questi anni modificano lo stile dei suoi ritratti, che, nel dopoguerra, da ricercato e prezioso si fa più diretto e chiaro.

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Ricordiamo tra i personaggi fotografati da Beaton Gary Cooper, Marlon Brando, Audrey Hepburn, Marlyn Monroe, quest’ultima descritta come “una dea della fragilità umana”. E’ un fotografo capace di cogliere con intelligenza le tendenze delle avanguardie del novecento, coniugandole con un’impostazione stilistica che potremmo definire elitaria.

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Cecil Beaton è stato un autore controverso, attratto dagli ambienti alternativi degli artisti europei del primi decenni del XX secolo, ma anche ossessionato dallo stucchevole mondo dell’aristocrazia del suo paese, grande talento visivo e uomo di cultura aperto ad ogni forma d’espressione, ogni suo lavoro è un sofisticato esercizio di stile.

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Se in alcune occasioni riesce ad elevare il semplice scatto costruito artificiosamente a rappresentazione di altissimo spessore, in altre, invece, rimane legato ad una sterile componente estetizzante priva di reale creatività.

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Consapevole dell’impossibilità di vivere all’interno di un mondo armonico e perfetto, cerca di conciliare la propria ricerca estetica con le teorie che aveva promulgato in gioventù: “un artista è interessante quando ha una personalità forte a sufficienza per essere scandaloso, ma riesce nello stesso tempo ad essere accettato dagli elementi più conservatori della società”. Pochi mesi prima di essere colpito da un ictus, ad un ballo offerto da Marie Melene Rotschild, il cui tema è “il mondo di Proust”, sceglie di impersonare Nadar, per sottolineare di non sentirsi affatto inferiore ad un artista leggendario, e mettere alla prova la cultura dei ricchi e famosi.

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Durante la serata, in cui fa sfoggio di confidenza assoluta con i potenti di mezzo mondo, Beaton si diverte a carpire l’attimo di spaesamento sul viso degli ospiti, quando rivela quale sia il suo travestimento, per poi spiegare a Grace di Monaco, la duchessa di Windsor ed Elizabeth Taylor la grandezza dell’unico, imprescindibile, inimitabile Nadar. Come sempre riesce a rubare la scena a tutti e lascia il castello con l’aria di chi sta andando ad una festa ancora più esclusiva, in cui non c’è bisogno di spiegare chi sia Nadar, e alla quale aveva fatto il sacrificio di rinunciare per salutare qualche vecchio amico. Prima di addormentarsi, Beaton annota l’accaduto sul proprio diario, e in margine al racconto della festa scrive: “Sono riuscito a fare della mia vita una finzione divertente”.

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Cecil Beaton ha saputo celebrare il fascino della vacuità e al tempo stesso condannarne l’inevitabile fallacia. Ha immortalato gli ideali di bellezza eterna in fotografie e costumi raffinatissimi, ma, in ogni momento della propria esistenza, ha intuito di vivere all’interno di una splendida illusione, che nella migliore delle ipotesi, riusciva ad abbellire con il suo grande talento poliedrico.

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- Fotografie:  Fonte web
- Testi: Fonte web
- Da una idea di:  Mari de Cristofaro
- Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano - Rosso Foto
- Direttore di Rosso Foto:  Paolo Rafficoni
- Supervisione:  Manuela Verbasi
- Editing:   Mari de Cristofaro, Anna De Vivo
 

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