Scritto da © Andrea Occhi - Gio, 26/01/2012 - 08:18
Non sono un “uomo” almeno così come dovrei esserlo in quella naturale accezione del termine che identifica non solo ciò che è complementare al libero significato di “donna”, ma anche nel modo in cui, generalmente, viene utilizzato per indicare la totalità degli homo sapiens sapiens, indipendentemente dalle diversità di natura genotipica. Ho scarsa saldezza sulla terra e mi muovo, goffamente, come un antico antenato rivestito di pelo ispido e setoloso. La fortuna fenotipica, tuttavia, di possedere anche piedi prensili, mi consente di riuscire a soddisfare ogni tua voglia contestualmente, senza alcuna possibilità che tu, maliziosamente, offrendomi, un solo arcuato frutto, riesca nel tuo intento di distrarmi al solo fine di rinchiudermi in quella sanguinosa gabbia che definisci cuore. Non sono la tua "Cheeta". Non amo la cattività anche se mi piacciono i legami di quegli arbusti flessibili che s'ergono al cielo per sfuggire dall'ombra in cui sono sorti e che permettono di trasportare le nostre fantasie sino a quelle rumorose molle che sostengono il materasso della felicità.
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