The old Akubra hat | Prosa e racconti | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

The old Akubra hat

Il vecchio (cappello) Akubra
 
Nel nostro viaggio siamo giunti al limite della frontiera, dove ancora la civilizzazione odierna non è ancora conosciuta. L’ultima località oltre duecento  Kmetri da dove ci troviamo ora, aveva un nome che non lascia nulla all’immaginazione, “Come by change” “Arrivati per sbaglio”  era il nome che vedemmo scritto su una delle tre case del luogo, che era pure l’ufficio postale, e bottega che vendeva il poco, lasciato da quello sgangherato automezzo, che ogni tre settimane passa di qui, lasciando la posta e quelle poche provvigioni. In questi posti, ancor oggi non esiste luce elettrica, l’acqua è pompata da quello scarno pozzo artesiano al di sotto, da pale arrugginite azionate dal vento, sopra un altrettanto arrugginito traliccio in ferro,  mentre la carne che servirà allo stufato giornaliero sta` accora seccando al sole, tagliata a fette larghe  e ben assettata sui fili di ferro spinato che protegge le case dai dingos, (cani non domesticati e famelici) che di notte vagano cercando una preda che li possa sfamare.
Ora siamo giunti a Lighting Ridge. (Lampi sulle rocce.) La temperatura qui, per buona parte dell’anno è costantemente sopra i 50 Celsius, e oggi non lo è di meno. In questo luogo vive un gruppo di disperati, provenienti da tutti i ceti umani, che cercano ricchezza. I più fortunati, nel passato hanno trovato alcuni degli opali più perfetti e puri, neri in colore e con vene di luce incredibile, che al guardarli irradiano all’intorno, il più smagliante blu, di cieli sereni, accompagnati da vene smeraldine come le acque dei mari. Valgano una fortuna sui mercati, ma sono delicati e vanno scavati a colpi di piccone, nel sottoterra a loro allocato, e dove quella gente vive pure, per sopravvivere a quel calore infernale. Al di sopra di quei giacimenti, vere tane di lupi solitari, scaricano i resti degli scavi in grande disordine, e abbandonati in quel modo appaiano poi all’occhio di chi arriva, quello spettacolo di crateri lunari, immersi in quella silenziosa solitudine.
Questo è l’ultimo luogo abitato. E` l’immaginario confine del mondo conosciuto e della vastità dell’ignoto che esiste aldilà di qui. E` il deserto, uno dei più aridi su questo nostro pianeta, e che ancor oggi uccide l’incauto viandante che osa attraversarlo. Basta un nonnulla, il proprio mezzo meccanizzato in panne, o la ricerca di acqua, o di quella Goanna, (Lucertolone), che ora se ne sta al sole, ma che ben può essere pasto, cucinata  sopra le braci del bivacco.
Sono in questi luoghi, nel vero Bush Australiano, che è sempre in uso il vecchio Akubra, il tipico cappello a larghe tese, che ha una tradizione  centenaria e che è di mille usi, sia nell’abbeverare il proprio cavallo con l’acqua raccolta in un “Billabong” (Stagno d’acqua) e così  pure usato nell’avere una fresca doccia. E` il cappello che dura una vita intera, e che è l’instancabile amico e compagno di avventure, oppure il silenzioso “Mate” (amico) per chi usa lavorare all’aperto. Quanto vi presento è la storia dell’Akubra hat.         
 
   
 
 
 
THE OLD AKUBRA HAT
E` il mio vecchio Akubra,
naturalmente a larghe tese
ben capace e tien lontano
il torrido sole dell’Outback.
 
Sta sempre sulla mia testa,
(sebben oggi appaia alquanto usato,)
pure alla sera,
allorché torniamo dalla “Farm”.
 
Il mio Akubra è  certo un caro amico
Siamo inseparabili da oltre cinquant’anni,
e instancabili nei nostri peregrinaggi,
sapeste quante cose vedemmo assieme!
 
Si sa bene che ora quel povero feltro
soffre per l’usura…
ma anche se vecchio
mi è  sempre compagno e da` riparo.
 
Come tutti i vecchi Akubra
Si trova bisunto e ha scure chiazze di sudore
Vi è pure un largo buco, vestigia del passato.
 
Si sa che è vecchio, ma io lo sono pure,
abbiamo tali e tante cose che possiam narrare
viste assieme nel “bush”
cavalcando su un cammello.
 
Cacciammo assieme grossi Kangaroos,
cercammo opali,
e corremmo sulle piste lasciateci
da indomiti Dinosours.
 
Ora entrambi siamo a riposo
Ma pur sempre inseparabili “Mates”
purtroppo...
qualcuno mi ha perfino chiesto di buttarlo!
 
Ma no! Come potrei?
Mai e poi mai lo cambierò!
Come si può dar via colui
Che ti fu compagno di una vita intera?
 
Outback= terra di nessuno
Akubra = tipico cappello Australiano
Bush     = Il tipico paese all’interno
Farm     = Propieta` terriera
Dinosours = Dinosauri 
Mates   =  Amici per la pelle
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 4180 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Francesco Andre...