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Che poi aveva pensato proprio così...

[img_assist|nid=10423|title=|desc=|link=popup|align=left|width=200|height=112]Che poi aveva pensato proprio così. Basta. Proprio basta.
Mentre si spazzolava i capelli. La spazzola s’infilava lenta tra le ciocche e se le tirava dietro, tranquille. Docili. Dava una piccola torsione e si formava una bell’onda in su. Le piaceva tanto quella pettinatura. Ormai era la sua. Da anni.
E pensava. Basta. Tutte queste parole che svolacchiano attorno.
E rispondi alle parole.
E aspetta le parole.
E desidera le parole. Come acqua da bere. Per vivere. Contatti. Essere cercata, voluta, desiderata. A parole. Parole. Parole. Accidenti alle parole.
Basta. La vita è altro. Magari anche questo, mica no. Ci sono momenti così vuoti che anche le parole.
 
Le allarghiamo, le stiriamo, le allunghiamo, le coloriamo e ce le mettiamo addosso. Bastano. Ma solo parole, solo questo però no, pensava. Adesso.
 
E si spazzolava. E poi sarebbe troppo facile. Mai piaciute le cose troppo facili.
Uno scatto d’insofferenza. Un colpo di spazzola più forte. Fastidio, sì. Proprio fastidio. Schiacciamo il pensiero. Bravissima a schiacciare pensieri. Bestiacce.
Adesso ci riprendiamo l’aria, ecco. Ce la riprendiamo tutta. Ho altro, io. Non mi serve questo.
E si spazzolava.
Certo che le piaceva tutto quel balletto di desideri. Quella pioggerellina di sei bella. Sei brava, ti amo, ma che ami? Certo. A tutte le donne piace, no? O no? Comunque basta. Tutta aria fritta. Suppliche, richieste. Ma richieste di che? Questi rapporti superficiali che ci si convince siano importanti come rapporti di sangue. Che poi neanche ci credeva tanto ai rapporti di sangue. Figuriamoci a questi.
Basta spazzolare.
E s’era messa a pensare a lui. A guardarsi allo specchio e pensare a lui.
Che non chiamava mai. Non scriveva. Quasi mai almeno.
Vivi, fa' quello in cui credi. Quello che ti sta a cuore, aveva detto. Quello che ti piace di più. Vivi per quello, serena. Quello conta. Che la vita è già una merda di suo. Tutto il resto, quello che viene, è di più. L’aveva detto. Forse l’aveva scritto. Non ricordava. L’aveva detto quando lei ancora non capiva. Quando pensava come faccio senza te.
Invece aveva proprio ragione. Adesso lo sapeva. Lui aveva ragione.
Piano, piano, a forza di tagli al cuore, rasoiate precise. Perché non capisci? Dolore. Davvero un dolore che lei credeva che ci sarebbe morta. L’avrebbe distrutta. Alla sua età. Cambiare registro. Indipendenza. Dittelo da te che sei brava. E bella. Dittelo da te. E credici.
Via i fronzoli. Via tutto quello che si pensava di solito, che t’hanno insegnato a pensare. L’aveva trasformata. Lui.
Vallo a spiegare agli altri. Non capiscono. Tutti rincantucciati nei loro pensieri comodi. Conosciuti. Senza voglia di scardinare. Ti usa. Ti sfrutta. Non capivano un cavolo.
S’era accorta d’essere rimasta ferma a guardarsi allo specchio. La spazzola in mano. Che vedeva lui quando la guardava? Con quegli occhi che solo a pensarci le si rivoltava qualcosa nella pancia.
Era tanto che non la guardava. Dove sei adesso? Ma non era questo il punto.
Tanto era sempre con lei. In testa. Un faro.
Dice, quando una cosa non posso averla non ci penso. Spengo l’interruttore. Lo riaccendo solo quando posso averla. Così non si soffre. Questo diceva. Aveva ragione.
Che pare che certe cose impossibili ci fissiamo a volerle. Facciamo capricci. Sbattiamo i piedi. C’impuntiamo. E ci perdiamo la serenità. Ci perdiamo. Che mica è vero che proprio quelle cose ci servono. È un abbaglio.
Altro serve.
Serve specchiarsi la mattina e pensare riuscirò a fare tutto quello che ho in testa oggi. Ecco. Lei ora stava così. Aveva un mare di cose da fare. Che le piacevano. Alcune meno, ma va bene lo stesso. Vita piena. Da affrontare diligentemente, con fierezza. C’era tanto di bello.
La bellezza è ovunque, aveva detto lui. E tu sei portatrice di bellezza. La chiami a te. Vedrai. Arriva. Aveva ragione. Sempre.
Scrivere. E la scuola. E un sacco di cose da leggere, che se non era per lui. Anche questo gli doveva.
Intanto si stava vestendo. Per uscire.
C’era un sole, un’aria cristallina, fredda e cristallina. Come piaceva a lei. Cuore leggero, un bel cappotto caldo e via. Nel sole. Una giornata fitta, fitta davanti.
Non c’era vento. Le finestre non sbattevano. Tutto era quieto e dolce. Si potevano anche lasciare aperte, le finestre, a far entrare quel profumo di legna. Doveva anche dare una sistemata in balcone. Togliere i fiori secchi. C’erano ancora fiori. Tenaci, i gerani. E anche le begonie ce l’avevano fatta. Ancora niente gelate. Dopo. L’avrebbe fatto dopo. Adesso spegnere il pc e uscire. Naso all’aria. Allegra. Che poi c’era da fare a casa e voleva anche buttare qualcosa giù. Forse due versi. Qualcosa insomma.
Spegnere il pc.
Controllo posta, così, per abitudine. Ma tanto non rispondeva più a nessuno. Basta parole.
E c’era una sua mail. Una sua mail.
Dovremmo vederci, sai? lo desidero molto. A presto e un bacio.
 
Ecco. Questo. E basta. Bene. Niente risposta. Non serve. No, direi di no, aveva pensato e clic.
(by poetella)

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