Scritto da © Anonimo - Mer, 28/04/2010 - 12:17
Palindroma la tua bocca
andirivieni al bacio
sommò lo schianto
della voce dalla gola tenera
quando il tuo nome esplose
agli occhi fondi nella bellezza acerba.
Stretto nome il tuo, petalo appena fatto icona.
Un aculeo ingiallito il mio, già troppo bersaglio.
Desti un flebile respiro al tufo
del mio braccio traversando venature
e vibrò di un vento di tempesta come giunco.
Poteva una giovane grazia scalfire quella roccia?
Eppure ti poggiasti cheta
e vi lasciasti l’orma che mi segna.
A nessuno si potè chiedere del mai
tanto breve, e così franco, il gesto sulla soglia
che portò me, dimentico, alla sostanziale sottrazione d’anni
dovuta, e al rimbalzo di un rimorso:
o fosti tu alle scale dell’età?
Chiunque potrà dirti di che muoio oggi,
ma solo l’acqua che qui verso
perché tremo.
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