Diario del Che in Sicilia / 3 | [catpath] | Ezio Falcomer | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Diario del Che in Sicilia / 3

“Capitolo 25/60. Dazione ambientale”
Dove il Nostro è costretto a pagare il pizzo. La sua gentile amica gli spiega che le autoreggenti le sono costate una fortuna per regalargliele così, con leggerezza.
 
“Capitolo 26/60. Il padrino”
Dove il nostro Eroe, attraverso un esponente della famiglia dei C…, del mandamento di P…, tenta di prendere contatto con la Cupola. Ma nel Duomo non si trovano scale abbastanza alte.
 
“Capitolo 27/60. Onorificenze”
Dove giunge una notizia bomba da Londra. Il Che, in quanto vittima reiterata del pizzo, è insignito dell’Ordine della Giarrettiera.
 
“Capitolo 28/60. Manna”
Dove il Nostro, sulle Madonie, assaggia la manna di frassino. Poi ne mangia come un lupo. E, logicamente, si trasforma in un lupo mannaro.
 
“Capitolo 29/60. Mannà”
Dove la Ninha, divertita dalla trasformazione del padre in lupo mannaro, afferma: “E poi il lupo dice: ‘Mannà…ggia’. E l’Eroe, fra sé: ‘E poi dice pure: Mannà… tevene a f….’ ”.
 
“Capitolo 30/60. La Leggenda del Santo Pescatore”
Dove, sul peschereccio, Santo, di 24 anni, di A…, racconta al Picaro una storia. (L’Autore assicura, seriamente, di aver riportato in modo oggettivo quanto ascoltato dall’intervistato).
“Sono Santo, faccio il pescatore. Tra aprile e luglio pesco soprattutto il pesce spada. Negli altri mesi facciamo peschereccio, spesso con gruppi turistici. Io guadagno molto bene. Sono uno di quelli che più guadagnano, qui in paese. E poi mi piace da matti fare subacquea, e pescare di tutto. Io il pesce ce l’ho nel sangue. So tutto di pesci. Ma non sono stato sempre così. Tutti i miei fratelli e cugini sono diplomati e c’è anche qualche laureato. Io invece no. Ero una testa calda. Ho lasciato la scuola in seconda media. Non riuscivo a starci, proprio, a scuola. Mi sono messo nel giro dello spaccio di cocaina, e la tiravo, anche. Ero sempre schizzato, su di giri. Facevo una vita pazzesca. Vendevo cocaina soprattutto alle signore ricche di A… e C…. C’è una domanda incredibile in quell’ambiente. E io alle signore ce lo ficcavo pure dentro. Non ho fatto carcere. I carabinieri mi hanno fermato solo una volta. Poi ci sono uscito da quel giro. Adesso faccio pesce spada per cinque mesi. Poi faccio peschereccio e turismo. Il resto dell’anno vado in giro coll’Apino abusivo senza targa a vendere il pesce per i mercati. La mafia, qua da noi, controlla tutto. Qua gli immigrati non possono fare tanto casino, che la mafia è anche capace di farli fuori se non rigano dritto. Io, se potessi, gli immigrati ce li riporterei a forza, a casa loro. Ma qua da noi non possono permettersi di fare quello che vogliono, come nel resto d’Italia. La mafia qua da noi assicura il lavoro e mantiene l’ordine. Io ho avuto la fortuna di mettere la testa a posto molto in fretta, e in tempo, e mi sono salvato. Io ho visto morire gente di cocaina, con spaccati i polmoni dalla polvere di marmo con cui l’avevano tagliata. Comunque, io mi sono salvato”.
 
 
“Capitolo 31/60. Pratiche di benessere”
Dove il Che, visto il surmenage di presenza e di affettività richiesto dalla Semiclone, risultato della sua dispersione genica, riconosce senza tema di presunzione di avere una capacità industriale di coccole, peraltro subdolamente rese più efficaci dallo sfruttamento delle nozioni di massaggio sino-ayurvedico e dei linguaggi non verbali della biodanza, dell’introduzione ai quali è molto grato alla Mater, a cui fece anche da pazientissima cavia. Essere figli di genitori intrippati con tutte le più raffinate tecniche erotico-affettivo-psicosomatiche delle medicine orientali, della bioenergetica  e della controcultura posthyppie, porta i figli ad essere altamente esigenti e poco inclini ad accettare come coccole cose ordinarie e dozzinali. La coccola la Picara la intende come preciso tocco sui canali energetici e sulle linee di tensione muscolare più comuni, scala di digitopressioni raffinata sui punti più tipici dello shiatsu; riconosce inoltre i cinque tipi di tocco del massaggio cinese, basati sui cinque elementi del legno, del fuoco, dell’acqua, della terra e dell’aria, che sono cinque tipologie di tocco assolutamente diverse e non confondibili. Se in più aggiungiamo che è femmina e ha un insopportabile gusto per i dettagli c’è da far tremare i polsi…
 
(continua)

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