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Il filo

Ed ecco il racconti di un’altra amica del mio “Laboratorio”
 
Eccolo lì.
Sette e trenta del mattino, sul bus che mi porta in ufficio.Ma questa volta, no. Questa volta saprò resistere.
Lui è lì che mi tenta: bianco, sinuoso, lungo una decina di centimetri, appoggiato su un morbidissimo loden blu.
Per la precisione sulla spalla di un morbidissimo loden blu indossato da un distinto signore brizzolato, longilineo.
Sicuramente un professionista.
Sicuramente sposato, lo dice la fede all'anulare sinistro.
Che sia un professionista lo rivela la cartella in vero cuoio, firmata “The Bridge”, di certo molto pesante. Lui però la porta con disinvoltura, come fosse di tela di cotone.
E' chiaro che è uno sportivo. Ha il fisico asciutto, probabilmente un giocatore di tennis o un nuotatore, vista la dimensione delle spalle.
E, su quella destra, appoggiato con noncuranza, con andamento flessuoso, c’è la mia ossessione.
Nuovamente i miei occhi lo fissano e la mia mano sta per sollevarsi, per avvicinarsi e toccarlo.
No, l'ho già detto, questa volta no. Resisterò.
In fondo a me cosa importa se quel signore così distinto, così elegante ha sulla spalla destra del suo loden blu un lungo, sinuoso filo bianco?
A lui non da alcun fastidio, neanche se ne accorge.
Non pesa.
Cosa vuoi che sia per uno così, che regge quella cartella, portarsi anche il filo bianco addosso? Di certo non è questa banalità a svalutare una figura tanto elegante e fare di quel bell’uomo una persona trasandata.
Certo, ma a me, da fastidio.
Si, però deve finire questa storia di voler togliere fili, capelli, “pelucchi” dai cappotti o dalle maglie degli altri!
Il punto è che, se anche non li voglio vedere, la mia vista da miope corretta li inquadra subito. Direi quasi che i miei occhi più che vederli, li annusano.
Nessun altro se ne accorgerebbe, nessuno darebbe importanza a quel piccolissimo pezzo di filo bianco adagiato lì.
Non è neanche che sono attirata da lui perché appoggiato sulla spalla di un bell’uomo. No, questo non c’entra.
L’ultima volta si trattava di un capello grigio molto più corto sistemato sul colletto di una signora anziana dal viso corrucciato. Neppure allora ho resistito, purtroppo.
La signora sentendosi toccare pensò a un ladro che voleva rubarle la collana e c’è mancato poco che le sue urla non mi facessero arrestare. Ci son volute molte scuse e l’aiuto di un’altra signora per convincerla che volevo solo togliere quel capello dal colletto.
Per questo motivo non voglio ricaderci.
Non sono fatti miei: che la gente si porti pure i suoi capelli, fili o “pelucchi” su colletti e spalle!
A me non interessa. Cioè, non deve interessare.
Però, accidenti come stona quel serpentello bianco sul cappotto di un signore così affascinante!
Forse, se alla prima frenata brusca del bus, fingo di rovinargli addosso, riesco a eliminare quel maledetto filo. Già, e se poi pensa che voglio derubarlo o magari che sto cercando di fare delle avances? Pensa, che figura!
No, mi è bastata l’ultima volta con la signora anziana.
In fondo mancano solo due fermate al mio ufficio. Non devo resistere ancora per molto. Anzi, mi preparo a scendere così gli volto le spalle e me ne dimentico.
Ops! Ecco la fermata brusca che aspettavo e sono proprio rovinata addosso all'uomo. Gli ho pure pestato un piede e per non cadere mi sono aggrappata alla sua spalla, però quella di sinistra, cioè l’altra.
“Scusi, spero di non averle fatto troppo male”
“No, si immagini! Lei, tutto bene?”
“Si, certo. Grazie”
Ha anche un bel sorriso, oltre al filo bianco sulla spalla destra!
Finalmente la prossima è la mia fermata. Ho suonato il campanello e tra non molto sarò scesa, lontana dalla tentazione appoggiata sul loden.
Accidenti! Anche il signore è di fronte alla porta, alla mia sinistra, per cui la spalla destra con annesso filo quasi mi tocca.
Resisto. Ma quanto dura questo semaforo? Non resisto più. Sollevo la mano. Il mio indice si è avvicinato al pollice per afferrare quella sottile ossessione. Ci sono quasi, ormai non riesco più a controllarmi.
Ecco, una mano si appoggia su quella spalla, due dita stringono quel filo e lo gettano in terra.
Il distinto signore in loden blu, prima di scendere alla mia stessa fermata, sorridendomi si è liberato del filo bianco.
                                                                 Marina Conrotto
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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