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Ho visto i grandi geni, nuclei d’oro, rigettare me, 
piccolo elio senza schermo.
Erano flottiglie poco eleganti
borghesi arricchiti ad inseguirmi su caccia in nero.
 
Il comunista, il diverso, l’antieroe, 
colui che non vuol vincere 
rifuggiva per legge di natura.
 
Non c’è di meglio amici-che muoversi nel nulla
navigare in oceani assurdi chiamandosi nessuno.
 
Volete la relazione sullo scontro?
Il mio
di come è stato duro tenere fino allo splendore 
e poi girare?
 
Era il nucleo un affare di protoni, miei simili asserviti, 
tenuto su da anticristi della superbia.
 
Quale potere, quale dio potrà uguagliarlo?
Nemmeno per metafora somiglia a cosa ultraterrena
una fiacchezza di membra piuttosto, 
sostenuta da una scelta forte 
eppure il cuore era mostrato
pulsante e puro della potenza.
 
Facile indovinare la barbarie del ferro 
sotteso allo sforzo di regnare
 la palude del mercurio attraversata
dai cunicoli ai forzieri e di qui
 il gioco facile di balzare nella mente.
 
Meglio amici essere rigettati,
benedetta la legge che vieta il collasso
la spinta forte che lancia nel vuoto
la lattina  sconosciuta.
 
(F.P.Intini\cripaf)

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