Scritto da © Grazia Denaro - Gio, 15/12/2016 - 12:54
Non è finito ancora
il mio peregrinare...
ho sempre valige da riempire
e da svuotare,e freddi ostelli da abitare.
Stanze estranee squallide e disadorne
m’accolgono con le brezze dell’ovest
che la notte la luna non riesce a schiarire.
I miei giorni statici o vagabondi
non hanno fiori da annaffiare.
Vivo giorno per giorno come nomade,
lontani i giorni stabili e stanziali
quasi da non percepirne il sentore
solo un vecchio organetto
col suo suono familiare
mi fa ritrovare ogni tanto
la vera essenza del mio essere reale.
Mi chiedo:
il mio peregrinare...
ho sempre valige da riempire
e da svuotare,e freddi ostelli da abitare.
Stanze estranee squallide e disadorne
m’accolgono con le brezze dell’ovest
che la notte la luna non riesce a schiarire.
I miei giorni statici o vagabondi
non hanno fiori da annaffiare.
Vivo giorno per giorno come nomade,
lontani i giorni stabili e stanziali
quasi da non percepirne il sentore
solo un vecchio organetto
col suo suono familiare
mi fa ritrovare ogni tanto
la vera essenza del mio essere reale.
Mi chiedo:
quale sarà il porto
del mio perenne mare
in cui potrò finalmente
ormeggiare la mia nave?
del mio perenne mare
in cui potrò finalmente
ormeggiare la mia nave?
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