Indietro non si torna (Cap. 8) | Prosa e racconti | Claudio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Indietro non si torna (Cap. 8)

                                                                                  VIII
 
 
Dopo quel pomeriggio, seppur senza l’iniziale insistenza, Raffaella riprese a mandarmi sms. Qualcosa era cambiato nel suo modo di fare nei miei confronti. Forse l’essere riuscita a confidarsi sul suo passato, nonostante fossi poco più d’un conoscente, le aveva spento quell’aggressività che me l’aveva resa inizialmente insopportabile. Ma a ben vedere, qualcosa era mutato anche nel mio modo di pensare e di agire verso di lei.
I suoi sms avevano smesso d’innervosirmi. Soprattutto al mattino, quando ero solo con Nicholas, a far servizi in casa, oppure in giro per faccende, riceverne qualcuno mi procurava un sottile piacere, per il quale mi sentivo persino in colpa. Non per via del contenuto in sé, quanto piuttosto per il mio mutato atteggiamento nei confronti di quella donna. Ero sempre bene attento a non dar adito a facili fraintendimenti – Raffaella, in definitiva, non era diventata d’improvviso una santa -, ma il tono delle mie risposte si era fatto di certo assai più amichevole e meno sostenuto. Cosa che non le era sfuggita, dato che in poche settimane, la nostra amicizia si trasformò da telefonica a concreta. Non indagai mai se tutte le volte che capitava d’incontrarla, Raffaella fosse in ufficiale permesso, oppure sfruttasse il tempo che avrebbe dovuto impiegare per sbrigare i suoi incarichi professionali, per riuscire invece a vedermi e passare un po’ di tempo insieme. Mi limitai solo a far presente ad Alessia, all’interno di semplici chiacchierate la sera, discutendo del più e del meno, quanto fosse divenuto frequente che io e lei c’incontrassimo nei posti più svariati. Cosa che presupponeva Raffaella avesse raccolto precise informazioni sulle mie abitudini giornaliere. La risposta di Alessia fu sempre di moderata superficialità, lasciando intendere come in fondo fosse abbastanza normale, nonché prassi non solo di Raffaella, ritagliarsi del tempo libero all’interno di quello lavorativo, quando questo portava a dover operare fuori dalla studio. Non approfondii oltre. Mi interessava esser stato sincero con lei, e lo ero stato, il resto non era affar mio. Né serviva calcare la mano su qualcosa che non aveva un particolare significato.
Almeno per me.
Man mano che i miei incontri con Raffaella proseguivano, tutti rigorosamente alla luce del sole, apprendevo sempre più notizie e particolari della sua vita. E ogni volta finivo per scoprirla una donna in realtà molto complessa e per nulla superficiale, a differenza di quanto il suo iniziale atteggiamento mi avesse portato a credere. Mi parlò di quando era rimasta incinta, e di come l’uomo dal quale si era separata, non fosse il padre naturale del bambino, che al contrario si era dato alla macchia subito dopo aver appreso della sua gravidanza. Quando il vigliacco era sparito dalla mattina alla sera, lei non ci aveva pensato due volte a escludere l’aborto, pur sapendo di quanto sarebbe stato difficile crescere un bambino tutta sola in un paese straniero. Mi ricordai subito di Alessia, e di quella sera in cui mi disse che aspettava nostro figlio, e per alcuni istanti mi persi nei miei ricordi. Poco dopo la nascita del bambino, Raffaella aveva poi conosciuto Jean Paul, il suo ex marito, del quale si era sin da subito perdutamente innamorata.
In meno di otto mesi si erano sposati, lui aveva prima accettato di riconoscere come suo il figlio di un altro, aveva comprato una lussuosa casa nel centro di Parigi, a due passi dall’Arc de Triomphe - essere imprenditore, in effetti, qualche vantaggio lo permette - e la loro vita matrimoniale aveva avuto inizio.
I dettagli di quell’ennesima storia andata a finire male, nonostante le previsioni fossero state tutt’altro che fosche, Raffaella ce li raccontò un sabato pomeriggio, a casa, dove Alessia l’aveva invitata per un caffè. Anche mia moglie aveva prima intuito e poi saputo di tutte le vicissitudini della sua collega ‘particolare’, almeno di quelle ormai di pubblico dominio, dunque l’opinione che si era fatta nei suoi confronti era profondamente cambiata. E dato il carattere buono e altruistico di mia moglie, avevo capito che quello fosse il suo modo per dimostrarle affetto, e soprattutto fiducia. Ero alle prese con il cambio pannolino del piccolo Nicholas quando squillò il campanello della porta d’ingresso.
“Amore ti prego apri tu, io sono in bagno” mi urlò Alessia chiudendosi a chiave nel regno delle sue brame.
Chissà perché, toccava sempre a me andare ad aprire alla porta, rispondere al citofono, al telefono e qualunque altro gesto richiedesse il primo impatto con un altro essere umano.
“Tu resta qui” sussurrai a Nicholas, mentre sgambettava al sicuro sul suo comodo giaciglio ovattato, dove ero solito fargli il pit stop igienico. La casa quel giorno era per fortuna in ordine e più luminosa del solito.
“Ciao tesoro, come stai?”
“Ciao Raffa, tutto bene, entra pure.”
Indossava dei grandi occhiali da sole che evitò di togliersi passandomi davanti per salutarmi.
Già, lo avevo dimenticato: ero passato al diminutivo, è vero, ma non avrei commesso ulteriori passi nella sua direzione. Raffaella aveva qualcosa di strano quel pomeriggio. Avvertivo chiara e netta la sensazione che fosse accaduto qualcosa. La pregai di accomodarsi sul divano, mentre io finivo di rimettere in piedi Nicholas tutto pulito e profumato.
Quel bambino era la mia vita.
Mi bastava guardarlo per dimenticare qualunque problema avessi. Raffaella ci osservava con uno sguardo dolce, premuroso e… sì, era difficile pensare non fosse così, ma la sua aria era proprio quella di chi avrebbe tanto voluto stare al posto di Alessia.
Ma questo ovviamente, mi guardai bene dal farlo presente alla diretta interessata, nonché mia moglie, che nel frattempo era uscita a tempo di record dalla toilette.
“Ehi, qualcosa che non va?” mi permisi di osservare.
“Perché, si vede?”
Nel frattempo Alessia ci aveva raggiunto con dei succhi di frutta e della coca cola fresca.
“Se devo essere onesto, sì.”
Alessia afferrò subito quale fosse il nocciolo della questione.
“Problemi?” aggiunse lei mentre poneva il vassoio con le bevande sul tavolino in cristallo posto ai piedi del divano.
Presi in braccio Nicholas e andai a sedermi di fronte a Raffaella. Alessia le stava di lato, così che fosse facile guardarsi tutti e tre bene in faccia.
“Purtroppo sì…” replicò lei. E mentre si toglieva gli occhiali da sole, ci rese possibile notare l’occhio destro livido, tipico di viene colpito con forza da uno schiaffo, o peggio con un pugno.
“Mio Dio Raffaella, ma che hai combinato?”
“Non io Ale…”
Fare due più due non fu difficile. Avevamo saputo che la sua separazione da Jean Paul non fosse stata proprio indolore, ma lungi da noi ipotizzare potesse essere arrivata a simili conseguenze.
“Ieri sera è passato da casa mia, per l’ennesima volta.
Era ubriaco fradicio, ma ho dovuto farlo salire, altrimenti avrebbe svegliato l’intero rione. E io sono stanca delle sue scenate, credetemi…”
Sospirò.
La calma ostentata sino a quel momento cominciò a lasciare spazio a un pianto ininterrotto. Sia io che Alessia fummo presi alla sprovvista da quel suo repentino cambio d’umore. Lei le si avvicinò porgendole il bicchiere con un po’ di coca cola, chiedendole prima di calmarsi. Nicholas nel frattempo aveva preso a ridere di gusto con quei suoi versi da infante che avrebbero divertito persino un muro. L’ingenuità candida del piccolo strappò un flebile sorriso al viso di Raffaella martoriato dal colpo ricevuto, e bagnato quasi per intero da lacrime che non le riusciva di arrestare né asciugare. La sofferenza di quella donna era vera, non stava recitando. Ci confessò di come Jean Paul avesse cominciato poco dopo a molestarla, pretendendo da lei una prestazione sessuale, e che al suo ennesimo rifiuto aveva preso a picchiarla selvaggiamente. Era per fortuna riuscita a ricevere la maggior parte dei colpi sul corpo, che non risparmiò dal mostrarci pieno di lividi ed ematomi da far spavento, ma purtroppo la furia cieca dell’uomo era riuscita a raggiungerla con un pugno in pieno viso. Per fortuna risparmiando quanto meno la funzionalità dell’occhio. D’istinto le proposi, appoggiato da Alessia, di accompagnarla alla gendarmeria più vicina per denunciare l’accaduto, ma ancora una volta Raffaella decise che tacere sarebbe per lei stata la mossa migliore. Se non lo avesse fatto, l’uomo le avrebbe reso la vita un inferno, peggio di quanto già non fosse stato in grado di fare con i continui litigi cui lei doveva sottostare pur di tenerlo tranquillo, in attesa di trovare una sistemazione alla portata dello stipendio che guadagnava lì in studio.
Mentre Raffaella parlava, distratto solo dai continui e imprevedibili movimenti di Nicholas, pensavo e riflettevo su quanto mi fossi e ci fossimo tutti sbagliati sul conto di quella donna. Mi ero lamentato per anni della mia vita, ma ora mi rendevo conto di quanto futili al confronto di Raffaella fossero sempre state le mie paranoie di uomo abbandonato dalla buona sorte, che solo l’incontro con Alessia aveva salvato da un destino ‘terribile’. Ascoltando i suoi racconti, la mia tragica e innaturale vena melodrammatica si stava rapidamente ridimensionando, facendomi sentire sempre più idiota e imbecille. Di una cosa però ero certo: le sventure di Alessia, e di coloro che le fossero ruotati intorno, erano lungi dall’avere fine.
Nicholas, per tutta risposta allo sfogo di Raffaella, nonché alle mie profonde quanto tardive riflessioni esistenziali, aveva deciso fosse giunto il momento di sollecitarmi a un suo nuovo passaggio dai box, per un ‘pit stop’ particolarmente corposo e impegnativo. Nonostante l’atmosfera greve creatasi dalla situazione infatti, non ero stato l’unico a percepire olfattivamente la necessità di quel rapido intervento.
Sorridendo imbarazzato, presi in braccio Nicholas mentre lui mi tirava manate alla rinfusa in pieno volto, mi alzai e mi diressi verso la scatola dei pannolini.
 
Proprio tutto suo padre…
 
Davvero simpatica, come al solito.
 
 

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