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Io credo, botta e risposta

Io credo quando tu mi dici:
Che qui ci sono io
Che nonostante il mio caratteraccio ti voglio bene
Che ti penso come una persona molto cara
Che....
sono qui per te
Io ti credo quando tu mi scrivi che:
 ….  non faccio considerazioni di carattere personale né tantomeno su quella che tu pensi sia una nota di carattere: essere femmina, come dici tu o essere donna prudente, come dico io; vedi caro amico, quando ci si espone ad un giudizio dell'altro, si corre il rischio di entrare nel merito della vicenda umana della persona  e di inoltrarsi in sentieri non facili da frequentare; mi sembra che le tue frequentazioni dialettali siano causa di molti errori di ortografia/grammatica; non sei il solo, chiunque frequenti un dialetto rispetto all'italiano "ufficiale” risentendo della sua lingua di origine, a meno di una capacità di traslare il tutto si trova nei guai. A tal proposito e per tutti, cito la recente richiesta di un vigile in un Comune della Padania, che conoscesse il dialetto locale, onde essere compreso dai più.
 Il federalismo nasce con l'uomo che si distingue dall'altro per le sue intrinseche caratteristiche, usi, religioni, credenze, retaggi, ecc. Tenerne conto quando si scrive è fondamentale (non ti faccio la lezioncina ma ti trasmetto la mia esperienza) a meno che tu non scelga il vernacolo o dialetto, per scrivere e allora è altra cosa; tra l'altro, come ben sai il dialetto nella sua forma parlata è molto più facile che a scriverlo, ci vuole una abilità notevole e una pazienza infinita. A tale scopo come poesia dialettale ti potrei consigliare un autore siciliano molto noto, il poeta abate Meli, il vate dell’erotismo siciliano di fine secolo Domenico Tempio e il più celebre Pasolini nelle poesie friulane; e molti altri che meriterebbero una dotta citazione di cui non sono all’altezza; sei astruso quando dici i più sfortunati lasciano i loro scritti sui libri di testo, dato che tali libri si usano nelle scuole e Università, c'è in te la voglia di far passare il messaggio che la nostra, quella italiana in genere, è una cultura sfortunata e reietta?
O che forse è la Scuola con i suoi scarsi mezzi e docenti a non esserne in grado? Ebbene ti dirò che mi ritengo fortunata e onorata di aver incontrato a parte le eccezioni, docenti di grande valore che mi hanno trasmesso il loro sapere e insieme a me anche ai più riottosi, che imparavano grazie alla loro nobile fatica.
PS esporsi ad un giudizio significa anche prendere le relative batoste, sai con quanta fatica io sia giunta ad un certo livello di scrittura, anni di studio e di lettura e non bastano mai, ma prima di farsi "pubblici" ci sono delle dimensioni meno "esposte”, vedi i concorsi letterari nei quali si ha un giudizio del lavoro compiuto o dello sforzo fatto. PUNTO. Non sempre ciò che hai mandato viene pubblicato, anzi molto spesso ciò non avviene, ma ti resta il giudizio autorevole di chi ha molto studiato l'arte dello scrivere e che ti sprona nelle giuste direzioni e ti fa crescere nella dimensione umanamente logica del tuo voler dire.
Su queste note ti saluto e spero di rileggerti come oggi, più maturo anche se impulsivo e meno "arrabbiato" si sente che sei un vulcano che sta per esplodere, l'importante è non implodere.
……………………………………….e faccio tesoro dei tuoi consigli.
ma quando tu mi scrivi : mi sembra una dichiarazione  chiara anche se celata dalla forma poetica; tipo la metafora del terzo “occhio”, chissà che effetto fai tu alle donne, sei un  uomo particolare anche per questo; vedrai tu che fare e come agire, ti auguro ogni bene, io sono più portata verso l'amicizia in questo periodo ritenendola un sentimento più durevole di una passione transitoria, che non entra nel privato anche se agli amici si comunica molto più che a un coniuge o compagno/a. Sono contenta del commento della responsabile di redazione di “Rosso” almeno una che mi da ragione e che ti invita alle riflessioni. Tieni il sangue a raffreddare quando qualcuno dice male di te, piangi solo, ma non mostrare mai il fianco altrimenti sei spacciato: regola di sopravvivenza, il silenzio è una moneta che paga, ci vuole molto tempo ma poi vedrai che le cornacchie taceranno se tu tacerai e saprai incassare il pugno nello stomaco. Credi che io abbia vita facile e che non abbia mai incassato oltre ai colpi di un avverso destino anche quelli di una critica che mi faceva fuori?
Soluzione: tagliare ripensare riscrivere, se pensi che di oltre un migliaio di poesie ne sono rimaste 120 circa, vedi che fatica, è dura la lotta. Della mia vita silenziosa e oscura sai molto, ma io aspetto con calma il momento della riscossa, un passo alla volta, ogni tanto perdo la calma anche io, ma mi sono accorta che l'unica che si fa male è la sottoscritta per cui non lo faccio più di tanto.
Buon lavoro e a risentirci, Nina.
….e non faccio l’effetto che credi, a meno che tu rifletta su altre le tue impressioni.
 
Conclusione.
Constato il tuo cambiamento, sebbene mi amareggia il dover accettare, volente o nolente, questa tua presa di posizione, continuo a sperare che tu farfalla ed io aquilone, continueremo a volare insieme usando quello che ora i tempi ed i mezzi ci consentono.
Abbiamo parlato dei nostri tempi andati, quando l’amore si trasmetteva con gli occhi e con i bigliettini.  
Era bello, si cresceva insieme.  
Restava una traccia scritta, mucchietti di lettere e bigliettini, tenuti insieme da nastrini ed elastici.  Ora, cosa resta?
Cosi, come una volta, quando c’erano i salotti letterari, quasi esclusivi e le poste e telegrafi.
 Verga poté fare ritorno alla sua terra e lavorare con serenità, solo  grazie ad una causa vinta ed al conseguente risarcimento (i diritti di una sua opera).
Non era dalla sua terra che traeva spunti ed idee?
Come ti ho detto e ripetuto più volte, non ho aspettative e pretese, mi dono come concime alle piante, offro la mia vita  a chi ne può trarre beneficio per se e/o per altri.
I  tempi sono questi, così pure i mezzi a disposizione, saperne fare buon uso è d’uopo.
Quando tu mi dici … a se ci fossimo conosciuti prima… non si vive coi “ma” ed i “se”, si vive col presente. Credo a tutti ed a tutto quello che mi viene detto, specie se li posso guardare negli occhi.
Non costruisco sul nulla di quello che non vedo e/o non tocco.
Sono cosciente dei torti che faccio e subisco ed incosciente ed incurante del male che me ne può derivare, ho fede e persevero, perche, credo nella natura umana e divina dell’essere umano.
Ti faccio un esempio: 
……..per costruire una casa occorrono tante figure professionali,  dal progettista sin’anche al manovale. Tutti devono avere un ruolo ed essere scientemente consapevoli e collaboranti.
L’urbanistica ed il patrimonio edilizio attuale, risentono della confusione e delle prevaricazioni professionali e personali, ma son questi i tempi e le genti. 
Ciao Ninetta, a rileggerci.
Gino Soloperte

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