Scritto da © Anonimo - Mar, 15/06/2010 - 18:12
Così da fare un caso delle tue scarpe vuote
mentre le passo accanto e lieviti come mi guarda
ti sposta in un ricordo
e me lo dici ancora il nome e ancora
non ne sai ancora di quante soglie ha già varcato
o ancora tane o letti o sulle sedie ancora
(al meno di un’attesa)
quasi che il corpo cerchi il colpo fermo e la caduta
inutile parola, prima, a quel verbo ancora
e goda gli ansimi accasciando
la conoscenza ad ora. I piedi nudi - che siano spifferi
di tuo - per la fuga che orla i muri
muti di capolino agl’angoli
frenati dal silenzio.
Che ti dirò
di lei che prova la mia pelle
mentre l’asciugo?
Ti dico che in un caso solo
vieni alla presa quasi sapendo
i passi ancora.
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