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Che non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi

Solita vita da vampiro quella di Piero.
Ottocento anni passati nel suo bellissimo, lugubre, tetro, appartato e decadente castello.
E classico obbligato tram tram quotidiano per individui del suo genere.
Di notte a giro in cerca di sangue possibilmente sano e fresco.
Di giorno prevalentemente a dormire o a passare il tempo leggendo in stanze buie ed anche estremamente umide in verità.
Una noia.
Una noia iniziata allorché il nonno paterno non resistette alla tentazione e lo trasformò col fatidico morso al collo.
Ed il tutto corroborato inoltre da un preciso malcontento di fondo.
Infatti non piaceva proprio, al vampiro Piero, il suo ruolo canonico di violento casuale.
Il suo dover sfogarsi su innocenti qualsiasi per poter sopravvivere.
Una noia.
Una noia.
Una noia.
Una noia egregiamente spezzata un'ottima sera da una visione soave.
Una giovane donna.
Una meravigliosa giovane donna per l'esattezza.
Capelli biondi ed abbondanti di divini lunghi riccioli che cadevano su spalle dolcissime.
Occhi azzurri come solo il cielo sa esserlo nelle giornate in cui si vuole splendido.
Un viso ch'era la pubblicità d'un angelo.
Ed un fisico perfetto da femme fatale.
S'innamorò insomma il vampiro Piero.
S'innamorò di questa creatura.
S'innamorò ovviamente osservandola di nascosto e trasformato in pipistrello.
S'innamorò seguendo interessatissimo le sue abitudini.
Arrivava da sola e sempre dopo cena ed a bordo della sua macchina e si fermava nel solito posto intimo e molto fuori mano.
Dalla borsetta estraeva un piccolo sacchettino di nylon con dentro una strana polvere, una fiala di liquido trasparente, un accendino, un piccolo batuffolo di cotone ed una siringa.
Poi apriva la fiala, aspirava nella siringa una parte di liquido ed il resto lo gettava.
In seguito poneva con estrema attenzione della polvere nel liquido rimanente, rimescolava agitando, scaldava da sotto fino a fare bollire ed infine metteva dentro il batuffolo e pressando su di lui la siringa priva d'ago, risucchiava un liquido scuro in lei.
Successivamente tirava su una manica, s'allacciava intorno al braccio nudo un laccio emostatico, piantava  la siringa in una vena, adesso sì munita d'ago e s'iniettava tutto il contenuto.
Avreste dovuto vederla subito appresso.
Neanche il tempo d'accendersi una sigaretta e le pupille le si rimpicciolivano, manco volessero apposta dare più spazio all'azzurro ed i boccioli di capelli rifiorivano nel leggero pallore di cui si coloravano le sue guance ed il suo corpo si rilassava e s'abbandonava a posture estremamente liberate da ogni condizionamento e... ed intera dunque la signorina diventava attraente oltre misura ed appunto una calamita irresistibile per i sensi del nostro Piero.
Decise d'agire con calma comunque.
Sarebbe stata sua, su questo non poteva piovere assolutamente, ma ancora non sapeva bene in che maniera.
Tatto, tatto, tatto, il suo motto nella circostanza.
Ed intanto le serate passavano.
Lei arrivava puntuale, lui l'osservava rapito e niente e nessuno osava disturbare i loro incontri segreti.
Niente e nessuno finché un tremendo giorno la giovane appena iniettato, invece di rilassarsi e godersela, s'accasciò sul sedile evidentemente nella salute generale compromessa assai.
Il vampiro Piero non resistette.
Mai avrebbe voluto vedere soffrire il suo amore.
Riprese le sue sembianze e corse da lei e cercò di rianimarla, bensì previo svariati tentativi non poté fare altro che raccogliere le sue ultime parole; «bastardi m'hanno venduto roba tagliata male», per dopo vederla spirare fra le sue braccia.
Pianse il vampiro Piero.
All'inizio pianse e disperò e disperò e pianse, poi però un uragano di rabbia si scatenò in lui e decise che l'avrebbe vendicata, pure a costo di finire in Cina se necessario.
E lì finì guarda caso.
Che, tra l'altro, aveva finalmente isolato un bersaglio consono per sfogare la sua etica, evidentemente purtroppo assassina.
Che non era stupido il vampiro Piero e voleva risalire alla radice della colpevolezza causa del suo tormento.
Che all'inizio pertanto rintracciò lo spacciatore di piazza.
Che prima di scannarlo volle vedere chi era il suo fornitore.
Che prima di scannarlo volle conoscere il grossista qui in Italia.
Che prima di scannarlo volle seguirlo fin dove veniva raffinata, dal chimico maledetto, la morfina base.
Che prima di scannarlo assistette allo scarico dei bidoni consegnati dall'intermediario internazionale.
Che prima di scannarlo seguì costui sulla nave e si fece "presentare" i suoi referenti delinquenti nel luogo di produzione.
Che prima di scannarli si prese cura di distinguere fra loro i poveri contadini e bambini sfruttati e ridotti con violenza in schiavitù.
Che dite?
Un mito il vampiro Piero nelle vesti d'organismo utile e socialmente lanciato contro il bieco crimine.
E non temete sia di qua che di là dell'oceano non tralasciò di scannare le coperture politiche e mafiose di tutto il vorticoso giro d'interessi e denari sopra descritto.
Un mito e soprattutto un vampiro cosciente e diverso dal normale stereotipo aggiungo io.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.

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