Scritto da © Andrea Occhi - Lun, 23/01/2012 - 09:49
Briciole di nuvole silenziose ricoprono i miei passi e, rubando ogni rumore, senza distinzione alcuna, attirano i vivi liquori le cui gocce, elettrizzanti, fondono ai miei piedi in minime lacrimose essenze, creando ciò che non è lecito descrivere, bucando l’omologazione rigida cui si conformano coloro che prediligono l’abitudine alle novità, per pigrizia ovvero egoistico bisogno. Un mostro avaro ha sottratto ogni colore da ciò che circonda il mio cammino, trasformandolo, però, in ruvida e grezza trama, illimitata, che si dona ai miei colorati schiribizzi di funambolo innamorato, ingenuamente, della vita. Non mi piacciono le certezze: le ritengo il velenoso cancro della curiosità. Non sono certo Odisseo, ma adoro il peregrinare rocambolesco ed infantile; Itaca, la pietrosa, non s’adirerà per questo. La mia Penelope, tesse al mio fianco, stringendomi sul suo seno rassicurante, quando, sporco di sangue e impregnato dell’odore acre della sudata acrilica violenza, ritornerò alla tranquillità della mia confusione, stanco ed impaurito
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