Una vita... in comune (Cap. 3) | Poesia | Claudio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Una vita... in comune (Cap. 3)

III
  
“Salve, sono il dottor Lane… piacere di conoscerla” esordì il nuovo arrivato.
“Ingegner Clay” rispose William a bassa voce, stringendogli la mano. Il gesto dello sconosciuto era servito a rompere il ghiaccio.
“Abita qui il dottor Cross?”
“Chi?”
“Sì, il dottor Cross. Ci ha chiamato l’altro giorno per avere un preventivo sulla casa.”
“Croooss?”
“Sì ingegnere, per la vendita di questa casa. Il dottor Cross non le ha detto nulla?”
Sebbene cercasse di non darlo a vedere, lo stato d’animo di William cominciava a dar segni di nervosismo. L’uomo rimase basito, quella giornata di ferie se la sarebbe ricordata a vita. Molly, che nel frattempo era rimasta dietro di lui, non riusciva a farsi una ragione di quanto l’insolita mattinata stesse riservando a entrambi. Il silenzio protratto di William, e della stessa Molly che lo fissava senza saper cosa dire, mentre cercava di nascondersi il più possibile dal dottor Lane, ricreò un clima di sottile tensione.
“Mi scusi ingegnere: può dirmi se il dottor Ted Cross è in casa? Lei è un suo parente, un suo… amico?”
“Senta dottor Lane, se questo è uno scherzo, non è affatto divertente, mi sono spiegato?”
“Ma che dice, ingegnere. Di cosa sta parlando?
Le sembro forse il tipo che va in giro a fare scherzi a quest’ora del mattino?”
L’espressione di Lane era più che convincente.
“Glielo ripeto, sono il dottor Lane. Robert Lane della Sellhome, ok?!”
La sua reazione continuò a spiazzare i due, contribuendo non poco ad aumentare lo stato confusionale in cui già versavano.
“Sono qui perché il dottor Cross ci ha chiamato tre giorni fa, per informarci che aveva intenzione di mettere in vendita la sua casa in Becker Street 14. E voleva quindi sapere da noi se…”
“Cosa? Casa? Becker… Street 14?”
William era allo sbando.
“Ok, ho capito. Oggi è davvero una giornata singolare.”
“E lo dice a me?”
Lane lo guardò cercando di capire se la sua fosse una semplice battuta, o più una vera e propria presa per i fondelli.
“Va bene.”
Lane sospirò, accompagnandosi con un palese gesto della mano.
“Cominciamo daccapo, che ne dice ingegnere?”
“Non saprei, in che senso?”
“Le spiego subito. Vuole per favore seguirmi un attimo all’ingresso del vialetto?” esclamò facendogli strada con la mano. Molly restava la più allibita di tutti, limitandosi a osservare la scena senza muovere un solo passo.
Sembrava quasi avesse paura a varcare la soglia della porta. Appena giunti all’ingresso del giardino antistante casa Clay, William non poté che constatare una verità inoppugnabile. La lastra in cemento bianco che sulla destra, poco sotto la cassetta della posta, segnava l’inizio del corridoio d’accesso, mostrava inciso, a lettere maiuscole, la scritta:
 
BECKHER STREET N. 14.
 
Considerando che l’indirizzo di casa di William, da che lui era andato ad abitarci con Molly, era sempre stato Bolton Avenue n. 6, si può ben immaginare quale poté risultare la sua espressione nel constatare con i suoi occhi la singolare quanto assurda circostanza.
“Cosa legge qui ingegnere?”
William non sapeva che pesci prendere. Era allucinante. Un vero incubo a occhi aperti. Tutto quanto assurdo. Eppure, anche tutto quanto vero.
“Ehm… sì… cioè no… nel senso che… non capisco…”
Lane cominciò a pensare che i balbettii di colui che gli stava di fronte potessero essere forse uno dei motivi, o il motivo principale, per il quale il dottor Cross l’aveva chiamato con tanta urgenza per mettere in vendita la sua casa.
“Come vede, qui nessuno voleva prenderla in giro. Men che mai il sottoscritto. Sono un professionista, come lei. E poi, non mi sarei mai sognato di fare una cosa simile a dei potenziali clienti, non le pare?”
Lane appariva molto deciso e sicuro di sé.
William comprese nonostante tutto la figura ridicola che stava facendo. Dal suo punto di vista le cose sarebbero dovute stare diversamente, ma d’altra parte se lui aveva ragione, il dottor Lane non aveva alcun torto.
“Le chiedo scusa. E’ che… sono stato preso in contropiede. Non mi aspettavo la sua visita. Mi spiace” cercò di incassare sulle prime William.
“Nessun problema ingegnere. Sono cose che capitano.” Un sorriso di circostanza fece capolino sul viso di William, già tirato a dismisura.
“Certo, non spesso” aggiunse, “questo è vero! Ma… d’altra parte… va bene così.
Ora però, se non le dispiace, potremmo entrare per discutere i dettagli della faccenda?”
William fu assalito dal panico.
“Gradirei parlare con il dottor Cross, ingegnere. Lui le confermerà l’intenzione espressa alla segretaria della nostra azienda pochi giorni fa, e magari le spiegherà anche il motivo della sua iniziativa. Dato che è evidente non ne sia stato messo al corrente.”
Se prima William galleggiava a fatica nel mare della confusione, ora ci stava annegando senza riuscire neppure a scorgere in lontananza un qualunque appiglio cui aggrapparsi. L’unica cosa da fare restava il giocare d’anticipo.
“Nessun problema dottor Lane. Solo… la signora Cross è parecchio scossa.”
Lane non accennò dapprincipio alcuna reazione.
“Vede, proprio due giorni fa ha avuto una grave perdita, quella della sua unica sorella, e ora come potrà intuire non è in condizioni di ricevere visite.”
“Oh… non lo sapevo, mi spiace molto. Sono mortificato, mi perdoni ingegnere.” William tirò un primo sospiro di sollievo, Lane sembrava aver abboccato.
“Ora comprendo anche il perché del malinteso di poco fa. Ma sì, certo...”
William stava riprendendo fiato.
“Allora… date le circostanze, vorrà dire che tornerò in un altro momento. E’ duro perdere una sorella, ci sono passato anch’io negli ultimi tempi.”
“No, no, per carità. Nessun problema dottor Lane, stia tranquillo” intervenne William invitandolo con lo sguardo a seguirlo lungo il vialetto d’ingresso. Molly li aspettava sull’uscio. Aveva intuito che la cosa era stata sbrigata in qualche modo, ma ciò nonostante restava ansiosa di conoscerne dettagli e particolari.
“E’ tutto a posto, tutto quanto chiarito. Piuttosto… il dottor Cross è mio zio” continuò William sperando che la recita continuasse a buon fine, sino all’ultimo.
“Be’, a essere sinceri l’avevo intuito.”
“Infatti…” sorrise William, più bugiardo che mai.
“Oggi è fuori, per via del lutto. Nessuno se lo aspettava, dottor Lane, è accaduto tutto così all’improvviso. Forse è per questo che non mi ha avvisato del suo arrivo” concluse poi cercando di essere il più convincente possibile.
“Mia zia soffre di cuore e quindi abbiamo preferito non fosse il caso per lei mettersi in viaggio con lui. Sarebbe stato troppo rischioso presenziare al funerale viste le sue già delicate condizioni di salute. La forzata assenza all’addio della sorella però, lei capisce dottor Lane, ha purtroppo contribuito a renderla ancor più nervosa e stressata. Anche se in realtà, in questi giorni lo siamo un po’ tutti… fuori forma.”
Nel frattempo erano di nuovo giunti davanti alla porta d’ingresso, e Molly scalpitava dalla curiosità.
“Lei è la signora Duan, Molly per gli amici.”
La donna rimase per un istante interdetta, non si aspettava di essere presentata al dottor Lane.
“E’ il nostro angelo custode, per così dire.”
“Sì, capisco. Piacere di conoscerla.”
La donna si limitò a ricambiare con educazione. Sapeva che una parola in meno non avrebbe creato problemi. Al contrario.
“Ora mi è tutto chiaro.”
“A chi lo dice dottor Lane…” esclamò William, sarcastico.
Aveva raggiunto l’inconfutabile certezza di come quella strana sensazione avvertita a pelle non appena aveva aperto la porta d’ingresso, solo un quarto d’ora prima, non fosse stata affatto priva di significato. Ora il problema diveniva capire cosa diavolo stesse accadendo.
Ma soprattutto, perché…
 
 
 
 

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