Scritto da © Bruno Amore - Ven, 11/06/2010 - 06:53
Lei, la rosa.
se l'amore con cui coltivai
giorni e notti amorosamente
la rorida rosa che non colsi
assaporandola trepidante e lieve
nel suo gusto insuperabile
afrodisiaca nel suo profumo
ardente nel colore carnoso
mi fece felice ugualmente
a chi mi fece sognare, di lontano
mando un pensiero caro e
scorderò con una stretta al cuore
la seta dei petali e il nettare che
dal suo calice oniricamente bevvi.
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Scritto da © Franco Pucci - Ven, 11/06/2010 - 06:12
Nonostante
Ora ti ho detto tutto. Parlami di te.
Ostinatamente voglio credere
che le parole allevino il dolore.
Riempiranno il vuoto di una vita
sin qui passata a non conoscersi.
Giocare a nascondino,
amarsi parlando del vicino.
Noia soffusa che aleggia come il fumo
dell’ultima Marlboro dopo l’amore.
Pizza e coca, gelato e caffè,
festival dell’ovvio e del consueto.
Tutto mangiato, digerito, vomitato.
Come dici? Non è così?
Forse è vero, ho smesso di fumare
e forse parlavo di un’altra.
Parlami di te.
Ostinatamente voglio credere
che le parole allevino il dolore.
Riempiranno il vuoto di una vita
sin qui passata a non conoscersi.
Giocare a nascondino,
amarsi parlando del vicino.
Noia soffusa che aleggia come il fumo
dell’ultima Marlboro dopo l’amore.
Pizza e coca, gelato e caffè,
festival dell’ovvio e del consueto.
Tutto mangiato, digerito, vomitato.
Come dici? Non è così?
Forse è vero, ho smesso di fumare
e forse parlavo di un’altra.
Parlami di te.
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Scritto da © giuseppe diodati - Gio, 10/06/2010 - 23:46
Segreti
Il giudice sui gradini
mangiava un gelato al limone
mentre il signore degli inganni
mescolava vino e liquore.
mangiava un gelato al limone
mentre il signore degli inganni
mescolava vino e liquore.
Sull'altare una donna piangeva
nel giorno mesto del suo matrimonio
mentre contrabbandavano favori
sulla pelle di quattro innocenti.
Ma il giudice non aveva potere
se non per quattro puttane e un
finto finanziere
e intanto il gelato colava
sulla pagina strappata
della costituzione.
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Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 10/06/2010 - 21:00
Ingres-so
che ne sarà allora
di questa fanciulla dal lungo collo
e del panneggio della sua veste
le pieghe perfette nell'alternarsi di ombre e luci
e quelle candele
che avranno illuminato la scena
da un qualche altrove
e che ne sarà di me che la guardo
e ammiro la perfezione del gesto
- che ci sarà pur stato
[bisogna ricordarsi di morire]
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Scritto da © ariele57 - Gio, 10/06/2010 - 20:36
fusse che fusse
non posso adeguarmi
al passo dell'oca
non mi dispiace
essere un verme.
si capire
oggi come allora
è voce del verbo
comprendere.
semplice gesto
al passo dell'oca
non mi dispiace
essere un verme.
si capire
oggi come allora
è voce del verbo
comprendere.
semplice gesto
d'esistere
ed essere me stesso
non posso scordare
l'olio di ricino
sarei fritto
al sol pensiero.
si distinto
forse non è
oggi come allora
voce dell'istinto.
ma con il semplice gesto
ed essere me stesso
non posso scordare
l'olio di ricino
sarei fritto
al sol pensiero.
si distinto
forse non è
oggi come allora
voce dell'istinto.
ma con il semplice gesto
di essere me stesso
insisto
insisto
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Scritto da © Francesco Paolo - Gio, 10/06/2010 - 18:17
L'amore e la vita
Cerco solitudini dove altri si sono smarriti
coltivo ambizioni attraverso visioni
che per altri sono futili illusioni
tocco orizzonti dove neppure l’immenso sole può farlo.
I giorni mi parlano di un silenzio
che spesso non ho tempo d’ascoltare
ma quando per un attimo appena mi fermo
una cascata di pensieri m’invade.
Cosa trovo di più importante in essi
se non quello che mi appartiene?
Un risvolto del contrario
in cui l’antitesi di ogni cosa
s’incontra alle estremità opposte.
Dolce celeste quindi
diventa tale anche la notte più buia
deserto smarrito
s’arreda di un verde d’erba santa
ed ogni parola s’adorna di luce
e scrive la storia più bella:
l’amore e la vita.
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Scritto da © Anonimo - Gio, 10/06/2010 - 15:32
Negli ampi spazi
Ci sono pieghe a tuo nome
sui govoni. Si appuntano
le rotule nel vento mentre poggia
un guanto il tramonto da lavoro.
Avvampa l'arancia e muore
viola, intorno spazio terso
così che vuota sembri l’aria
non le voci.
Senza dubbio alcuno
precipitiamo a un bacio.
Di colpo il tempo che non colsi
strappa l’ultimo stelo da quest’ora.
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Scritto da © Franco Pucci - Gio, 10/06/2010 - 12:30
Bastava un paio d'ali
Ogni notte come guardiano delle anime
scendo nel profondo del mio essere
e novello Caronte traghetto i miei pensieri
là dove mai avrebbero volato.
Babilonia eretta su macerie di anni frantumati dalla vita
mostra orgogliosa i suoi giardini pensili di piante carnivore.
Sodoma e Gomorra là accanto
si contendono gli ultimi lembi lacerati della mia anima.
Eppure sarebbero bastate un paio d’ali
per osservarmi com’ero e planare verso l’Eden.
scendo nel profondo del mio essere
e novello Caronte traghetto i miei pensieri
là dove mai avrebbero volato.
Babilonia eretta su macerie di anni frantumati dalla vita
mostra orgogliosa i suoi giardini pensili di piante carnivore.
Sodoma e Gomorra là accanto
si contendono gli ultimi lembi lacerati della mia anima.
Eppure sarebbero bastate un paio d’ali
per osservarmi com’ero e planare verso l’Eden.
Se solo avessi avuto un po’ di cera.
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Scritto da © max pagani - Gio, 10/06/2010 - 10:32
Inadipe
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Scritto da © Franca Figliolini - Gio, 10/06/2010 - 06:14
N come Notte
la notte è terreno fertile
per la semina dei dubbi
dei quando e come e dove
dei perché
-oh sì, gli insensati perché-
ulceranti
come acido sulla pelle
la notte è terreno fertile
come no?, per la semina
dell'insensatezza
nel buio e col buio cresce
a dismisura
come una gramigna nera
la notte è terreno fertile
e il bue la ara con dovizia
non tralascia nemmeno
un centimetro di terra
nemmeno un sogno tralascia
- nemmeno un respiro
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