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dopo l'abbuffata del vecchio

s'alza mai sazio dal tavolo,
Muzio scivola e
solleva la mano
per richiamare a sè
la libertà.
grida lei esasperata
non c'è più fuoco che arda.
e ogni spazio nero
è privato
di fulmini e lampi
e  s'accartoccia sulle ceneri,
delle misere speranze.
ringhia impotente
il vento ad oriente
sui fili del tempo fermo
e la voce dei poveri falchi
stride in un flebile
pigolio.
la terra gela e trema
nel raccogliere le lacrime
persino i passeri arretrano
lasciandogli le briciole.
lo spreco ha le ore contatte
sentenzia un cicerone basso,
ma l'agorà è vuota,colonne
spazzate dall'ingiustizia.
una scopa di saggina nera
s'incurva sul sciolto tappeto
argento di foglie frananti dall'olivo
spaventato dal duro fango.
e s'attende novello il bianco,
ma sotto zero è il cielo,
resta solo sotto acqua corrente
sbiancato d'affanni
tutto il radicchio rosso.
ogni piccolo e storico dettaglio
regola una clessidra
fatta di grani di vetro
che graffiandosi il vello
rotolano sul nuovo anno.

 

 
 
 

Amarsi

 
Ormai non hai
che da parlare
per farmi male
non hai che da tacere
per farmi soffrire
non hai che andare via
per farmi piangere.
Ma non cercarmi più
in questa vita vuota ora
in questo mondo
ancorché vacuo
andrò solo e nudo
come nato
a cercare un posto nuovo
dentro un cuore caldo
che come me facile ami
e complice si lasci amare.

Destino

corda e pallina gialla sulla spiaggia
Oppressa
dalla sincera vacuità
del tutto.

Eventi madidi

Le mani strappano credule l'aria che ti avvolge
sono silenzi saturi di sospetto e desiderio
si adagia la goccia abbandonata su rive di odore perlaceo
ti sfugge un sospiro d'attesa madida
gli occhi si cercano
duellanti complici nemici
affamati d'intenso abbandono.
 
(febbraio 2009)

Diario del Che in Sicilia / 6

“Capitolo 48/60. Sassi off shore”
Dove Publio Cornelio Picaro, detto l’Africano, ottenendo sei rimbalzi con sasso piatto lanciato a pelo d’acqua, acquista popolarità e imperituro carisma presso le masse popolari infantili (leggasi Gremlins). Celebra il Trionfo pasteggiando a totani e Grecanico davanti all’altare di Dioniso.
 
“Capitolo 49/60. Vegani”
Dove l’Eroe e il Capo del Locus, Turi, riconoscendosi fratelli nell’appassionato consumo di carne, possibilmente al sangue, progettano il nuovo sito:
(non cliccate, non esiste ancora)
 
 
“Capitolo 50/60. Aloa, Politburo!”

Come stai?

 
E’ sempre come sull’altalena
quando il vento soffia e spinge forte
e un po’ le nuvole ti sembra d’afferrare
ma dopo l’attimo le vedi allontanare.
 
Come il dì che il sole ha acceso
quando non fai in tempo ad andare al mare
che ti ritrovi subito a dialogare
col lampadario dell’oscura notte.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 

Piccioni macchiati di nero sulla cupola della sinagoga

Andavo a vestire le mosche
quando marinavo la scuola,
per te Sara
dai capezzoli di seta
e le labbra oddolcite col miele.
Non ho mai capito
la ragione di un popolo eletto,
nemmeno le persecuzioni
delle sere d'inverno
con le camicie nere
dalle mutande strette.
I piccioni sulla cupola
rincorrevano dolori,
su quella stella di Davide
un destino d'estate romana.
Un violoncello Sara,
un violoncello della signora
con la veste nera
davanti al portone,
con i poliziotti mascherati di fard
che pulivano gli occhiali.
Erano macchiati di nero
i piccioni Sara,
di nero,
forse per uno strano ricordo,
forse perchè questo amore
doveva finire così,
guardando i piccioni
macchiati di nero
sulla cupola della Sinagoga,
quando andavo a vestire le mosche
d'adoloscente indovino
a Roma
raccogliendo semi di papavero rosso.

Quella mano

 
generosa sentire
una mano da stringere
ora che le dita grinze tremano
allungandosi per afferrare
il bicchiere dei ricordi
per consolare l'anima fugare
la voglia di piangere.
un gesto come un ritorno
da una lontananza scelta
una mancanza anche sofferta
che scavalchi la tenebra
d'essere stati estranei vivendo
anche convivendo e poi nulla ma
non potrà esserci perché
non ci fu mai davvero.
 

Riflessi in noi

Grotte marine
abbrividite dal sole
che bruciando cresce
nel profumo della notte.
Il tuo sguardo piove
tenere gocce smeraldine
su lingue di fuoco vermiglio
da attraversare avvolta
in una tremula vertigine
per arrivarti incontro.
Quando sciolto ogni trucco
fra ciglia bagnate di luna
e sudore mi bisbigli
nei riverberi inestricabili
del cuore un sorriso di baci
oltre il buio in fondo
agli occhi, improvvisi 
scrigni riflessi in noi.

Capriccioso gioco

A giocare col destino
Pochi eletti Son riusciti.
Colossale impresa,
spostare i titani
e prendersi gioco di loro.
Ironia sottile o
Sarcasmo pesante
Son caratteristiche rare
Che non tutti san sfruttare.
Se non giochi bene le tue carte
Difficile è averne un’altra mano.
Sguardo scarlatto
O
Voce di veleno
Poco importa,
capriccioso è il gioco della sorte.
A giocare col destino

 

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