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blog di ariele57

colloquio tra acque

 mannaggia,eccoti di nuovo ,basta.
va bene che siamo della stessa pasta,
ma concedimi pausa,
non resa ti chiedo.
sono giorni che martelli,
erodi,giusto si ,rompi,
di giorno ,di notte,senza
riposo,insistente.
non sei nelle mie corde
ma per amore del silenzio
imploro pace.
si ,trovo la tua presenza necessaria,
ma c'è un limite
al ritmo.
e tu sei alquanto invadente,picchi,e 
non lasci spazio,anzi trasbordi
che persino il mio cane
si rifiuta d'uscire a far pipì
al sol vederti.
e tu, non so se per dispetto
fai finta di fuggir lontano
a cavallo del vento,uno sprazzo di sereno
ed il fiato rimbalza.
poi ,con la coda dell'occhio
vedo che hai chiesto rinforzi,
cirri ,nubi, nembi ,tutti grigi grigi,
fin belli da guardare
a testa in su,ma tu nascosta
tra i lampi
porti la tua essenza fin
sulle mie ciglia.
non ti sopporto,
divento logorroica con te,
ho deciso,se ci stai ,
dio proporti un patto.
io sto zitta se tu taci .

oh mio pin

diventiamo microscopici ,nei ,
catturati da un battito di ciglia,
al di qua di quelle palpebre
nel niente di fatto ,nel nulla.
nel complesso specchio usurato
ma di miracolo fornito.
Qua irideo filma e trattiene in sé
ogni dettaglio.adesso so
perché ogni qualvolta poso
lumi,ogni posto é casa.
sta dentro la stanza 
dei libri illustrati,
in ogni nostra pagina 
la risposta,la vista.
attento, sei dietro una lacrima
spostati,
lei ha urgenza
di raggiungere la vita.
pensa mio caro che dolore
e gran disgrazia sarebbe
se non potessimo sfogare
questo interno mare, in gocce
 
sull'esterno prato ,su di una viola mammola. 

recita il maltempo

su mille perché e come
in bolle senza più aria
cantano colleriche 
 le aquile sui dirupi,
hanno perso gli artigli
ruotando forsennate
le ali rotte.
senza più forze 
si lanciano a terra
sui nidi vuoti
frantumandosi.
le arpie ridacchiano
ad occhi  socchiusi
e vedono rimpicciolirsi
gli astri. 

In violento vento ,vedi o dai (e PIN ritorna)

 
 nell'effusione contorta del tempo presente
i lupi stanano ossa.

s'illanguidiscono i verbi passati

cosciente rimpianto

e nel conteggio dei raggi

si spaccano le nubi,

si riaprono le cascate

sul vecchio abecedario.

scomposto non m'aggancio più

per ricomporre concetti,

non ho più virgole.

allora ululo,

il suono è rauco,

Pin ...

ritorna a me.

ti avevo dato la pausa,

conscio del libero arbitrio

sei andato

con la tua lunga e mirata vista

 verso l'orizzonte.

ma ,mi ha morso le tarantola

travaso nervosa ansia

e verso una ferita nella tristezza,

sprofondo

assorbendo il mio istinto

scivolo.

ho riaperto la faglia

ed il mio mare non ho più resa .

imploro il tuo ritorno,

qua  in bonaccia e assenza di sole

stanno ferme le onde

 su coperta grigia.

paventa il ventomaestro

uno scoprir di tumuli

e fa tam tam d'angoscia,

soffia messaggero mascherato,soffia

fegato

regge una vita
spugna
 urta sugli spasmi,
è nobile
se non ha bile,
e in un mare di nepente
 s'indurisce
negandosi. 

caravella in dieta vola

"Solo nel momento che non ci sarai più 
io guarderò attental'azzurro cielo.
mi fermerò lassù e nello sguardo ti rivedrò
Ogni virgola di verde sarai di nuovo tu,
il senso caldo del sole
come un dito lieve che mi sfiora il viso,
ho deciso metterò ancora e poi ancora
in ogni respiro il pieno finché vita ti riavrò e oltre.
Sforbiciando a zig zag le distanze oh mia gioiosa musa
 nenie con te presente canterò,
io a te tu a me per sempre
perché sei come la polvere impalpabile,
 un granello invisibile.
entri nei miei occhi
e spremendo nostalgica speme mi fai piangere.
Navigando sull'alba conserverò nell'alito del vento del tuo sorriso l'ombra.
Ma ridi nella penombra luce
sei e sarai 
non perderò quei fotogrammi della luna d'estate impressi sull'indaco.
Dipingerò il viaggio blu notturno
astri che seguono astri nel firmamento,
consumerò l'emozione nel salario del giusto 
per arrivare alla metà senza zavorra, libera.
Ali bilanciate sventolano in prossimità di lidi,
sono salita sulla stadera, agile, senza peso,
faccio uno scatto discreto
equilibrio nel tempo che mi resta leggero slalom 
si sorrido mentre sorvolo l'immenso."

xe matto e scalzo

marzo xe matto
e va de scalso
el carga e tonesea
fulmina un sol fiapo
che filtra tanta piova.
in questo svarion de vento
xe grapa a terra moea
e i radicci de can i nassa su l'arato.
ma o'savemo quasi tutti
che "na alta e na bassa fa na gualiva."
e xe ora d'andar drio a primavera
a far svoar dal let a munega 

la lingua

 saetta pronta
quando è estratta 
per colpire,schiocca
incessantemente
sugli accenti.
ma gusta e pregusta
per un intero ciclo
il sapere ed il sapore

la corda della vita che ancora mi regge

ero accenno di forme 
e saltavo su due piedi , 
entravo nel gioco 
e stavo attenta, 
ero spensierata 
in equilibrio. 

ero compagna, 
sola tra tanti 
in difetto, 
ero bocconi rari 
di carezze e d'affetto. 

ero forza sui nervi 
fiato ai minuti 
ero prezioso alito 
che mi portava in alto. 

ero,nel cortile interno, 
tra lati racchiusi 
e uno libero.  

 

eri dolce bugia

contenevi in cerchio
lei, esile,calda
languida e sfatta
 che sul nuovo di filava.
 ma pur se notturna fonte
eri tremula su ombre
giganti ,mai riposanti
 davanti a pietre ghiacciate
spogliavi la mia gioventù.
 donavi sogni riflessi 
su occhi rossi
e attonite dita
rosso riflesse.
  la musa
 stava supina o prona
smaniante
e tirava le riga
confusa 
sui suoi versi. 

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