A Monicelli | Recensioni | Hjeronimus | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

A Monicelli

Un vecchio si sporge da una finestra del quinto piano del San Giovanni, l’ospedale dove operarono mio fratello, poi deceduto. Perciò ci sono stato, perciò mi sembra proprio di vederlo quel vecchio, mentre pencola pericolosamente sul davanzale.
Ha ben 95 anni e un tumore terminale addosso. E’ Monicelli, per quanto mi riguarda, il più grande cineasta italiano di sempre. Ora c’è l’ultima sequenza della sua pur lunga esistenza. Eccolo, Monicelli che vola, come fosse un film, come un pezzo di vecchia pellicola in bianco e nero che si rivoltola nella brezza umida e fredda di questo glaciale anticipo d’inverno... Si schianta, è finita...
 
Fine della storia del grande Monicelli, dell’ultimo mattone della Roma antica di cui io stesso ero, or non più, mattone. A Pompei ancora crolli, mentre tutta Roma si aizza contro l’assemblea degli scimuniti del potere, a Montecitorio. E’ la fine, la ri-caduta dell’impero romano, la tragedia che rimonta al loco già noto nelle già note modalità.
L’avevo sempre sostenuto che il grande cinema da noi l’avevano fatto Mario Monicelli e Sergio Leone. Li ammiravo controcorrente, sentendomi sempre contrapporre i Fellini e i Visconti, cioè gli esteti contro i carpentieri, gli architetti dell’arte cinematografica. Oggi, dopo troppa acqua passata sotto i ponti tiberini, tutti i film di Leone e di Monicelli sono continuamente riproposti dappertutto, mentre quegli degli “esteti”, surclassati dalla tecnologia, son diventati di difficile fruizione e non si riesce a vederli fino in fondo. Così, mentre il Far West imaginifico di Leone ci parla ancora delle nostre storia e cultura, coi suoi accenti verdiani e melodrammatici, il magnifico Medioevo di Brancaleone ci illustra ancora i nostri più spudorati difetti, come l’ignoranza e, insieme, le rodomontate, a formare la disgustosa melassa che abbiam oggi posto al potere. E che dire poi dello splendido Settecento romanesco fatto risorgere intorno alle beffarde gesta del Marchese del Grillo? I film han bisogno di sapienza, bisogna saperli. E Monicelli sapeva, ed era perciò in grado di calarli, pur nella miseria abietta delle vicende e dei protagonisti della nostra storia, nell’aura della grande epica. Monicelli aveva trasformato Gasmann, Sordi e Mastroianni in eroi epici di una storia ordinaria e anti-eroica come quella in cui, da secoli, il nostro Paese oramai vivacchiava. Ed è questo l’arte: andare a pescare il meraviglioso proprio là, ove la vita s’infogna nella menzogna e nella turpitudine. Un saluto.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 3 utenti e 5333 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • ferry
  • Ardoval