Scritto da © Donatella Nardin - Lun, 20/12/2010 - 10:38
Sveglio la bianca canarina
che mi svirgola in gola
mai sazia del tutto dell'azzurro
di versi e di parola.
Quasi irrelata d'acquamarina
se l'arpa eolia vibra ancora.
Slego la gatta dogale che mi pigola
in gola con l'ego amoroso
arrostito sullo spiedo
prima che il tempo nomade guerriero
uccida la nera cardellina
che mi sopravvive al gelo.
Celebro la rosea ferita
di ogni s-tralcio che ci sfiora
per dire la verde regalità
del suo respiro.
E di noi tralci perduti
quasi dolore
alla più alta lingua d'infinito.
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