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da "La torre di cristallo" - 4

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Giugno ‘98
Roma
Mattina presto
 
 
Loro due
 
 
 
- Oggi gliela dai la pillola?
- No. Niente. Neanche oggi. Domani mezza. Ha detto di ridurre gradualmente. Due giorni mezza. Poi pausa di due giorni. Poi mezza un giorno. Poi…
- Ieri ha fatto un macello. Senza.
- Guarda che c’ero, io. Ieri. Lo so che ha fatto. Oggi sarà peggio.
Nora si sta truccando. Non vuole abbattersi. Niente camicia da notte tutto il giorno. Anche se non deve uscire. Si veste. Si trucca. Giorni duri. Un anno di farmaco. E ora. Lo sa che sarà dura. Il dottore ha detto che avrà delle crisi di astinenza. Ma poi, effetto elastico. Deve avere fiducia. Che ne sa lui di quello che fa Giorgio. Tranquillo, lui, il dottore. Sospendere il farmaco gradualmente. Mi chiami quando vuole, dice. Lei l’avrebbe già chiamato. A vedere Giorgio come una bestia ferita. Rincantucciato sotto il tavolo. A battere i pugni per terra. A strillare. A piangere. Dice che avrà come un senso di morte. Lei sente la morte addosso. Una madre che vede un figlio così, piccolo e ferito. Una madre sente la morte.
Fabio sta uscendo. Almeno lui, fino a sera si salva. Adesso dorme, Giorgio.
Non sa come ha fatto a farlo addormentare, ieri. S’è dovuta sdraiare con lui, sul suo lettino. Che strillava. Che era buio. Era freddo, diceva. Ha freddo Giorgio, diceva. A Giugno. E lei a dire buono, buono…adesso passa…buono, amore mio. E s’era addormentato. All’una, forse l’una e mezza.
- Non dovevamo cominciare con quel farmaco. Lo dicevo che non,
- Ma smettila. È servito. Visto come è andato avanti? Visto che progressi?
- ma ora lo vedi come,
- Ora niente. Aspettiamo. Io ho fiducia. Levi sa cosa si fa. Sa come procedere.
Non ha sbagliato una mossa, fino adesso. Non avremmo mai sognato di vedere Giorgio parlare con noi. Vedere. Giudicare. Commentare. Ridere.
- Sta male.
Fabio è quasi pronto. Le si avvicina. Dai che ce la faremo. Hai ragione, dice. Le fa una carezza sul braccio. Le sposta la ciocca dagli occhi.
- Ti stanno bene i capelli. Falli sempre così. – dice, e sorride.
Si gira, apre la porta.
- Ti chiamo, più tardi. Riposa un po’ finché dorme. Dai. Oggi non devi portarlo a fare la terapia, no? È domani.
- Domani. Se ce la facciamo. Vai che fai tardi.
 
 
 
 
 
 
Lui
 
 
 
Oggi mamma non me l’ha data la pillolina.
Neanche ieri.
E neanche l’altro ieri. Io mi scocciavo a prendere la pillolina.
E pure a vedere mamma che le tirava fuori dalla scatolina
e le metteva sul tavolo
e col coltello le spaccava a metà.
È brava mamma a fare queste cose.
Mamma è brava a fare tutte le cose.
Io no.
Lei il Killincio, se me lo perdo, me lo ritrova sempre.
E dice non farti vedere da papà, però, capito…?
E io vado in cameretta mia e sto a sentire se viene papà.
E se viene lo metto via, sotto al cuscino.
Che lui non s’accorge.
Perché io faccio presto.
 
Però io oggi sto male. C’ho una cosa dentro la testa.
Che mi viene voglia di sbatterla. Sbatterla forte forte forte al muro.
Così quella cosa brutta esce.
E non sento più quel rumore.
rhrhrhrhrhrhrhrh
E quel coso che mi graffia la pancia da dentro.
Che io non lo so che è.
 
Mamma s’affaccia sempre alla mia cameretta
e guarda.
Guarda come quando stiamo al supermercato e lei cerca qualcosa.
Che ci vede poco mamma.
Però vede tutto. Lei l’ha detto. E io ci credo.
E allora perché non vede sta cosa? Perché non me la leva?
Come quando leva le pecette dalle magliette?
Che mi scocciano le pecette dietro la schiena.
Che mi scocciano come le magliette di lana.
Che io non voglio sentire niente. Neanche l’aria.
Io non ci voglio essere.
Niente.
Io voglio sparire.
 
Adesso mi metto sotto al letto. E strillo.
Così quella cosaccia si spaventa
e se ne va via.
 
Mamma mi abbraccia forte, adesso.
Dice, no, amore mio, no…no..amore mio…
E piange.
Piange tanto. Mi sa che piango pure io.
Però io non ci riesco mai a piangere.
Mi sa che è bello piangere. Bello piangere.
Bello piangere.
Le lacrime di mamma mi lavano tutta la faccia.
C’ha la bocca bagnata.
I baci bagnati.
È bella mamma mia.
 
Io non voglio più stare male.
Ma mamma dice no, buono, buono…adesso passa.
E mamma non dice mai bugie. A me. Io lo so.
Questa cosa la so.
Io.
 
 
 
 
(by poetella)

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