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A ruota libera (Cap. VII - Parte1)

                                                                       VII
                                                         31 DICEMBRE 2005
 
 Carmen è l’unica che mi fa, o che riesce a farmi compagnia in questo periodo. E’ diventata più tenera e dolce, meno aggressiva dei primi giorni. Adesso comunichiamo anche via mail, in tempo reale, non appena lei monta di turno e si siede alla sua postazione. Dopo, è un gioco da ragazzi. Io sono quasi sempre in casa, al computer, tanto per cambiare. Mi fa uno squillo sul cellulare, io mi collego a Internet con il portatile, e cominciamo a chattare. Nel frattempo, tra una messaggio e l’altro, scrivo, scrivo sempre.
Di solito il seguito de ‘L’Ultima Dimensione’, il mio primo romanzo, ma quando le lacrime non riescono a uscire, o non voglio che lo facciano perchè c’è gente in casa, allora mi immergo in confessioni, riflessioni e lettere d’amore per Claudia che mai le invierò.
 
 
Ore 18.30 (sono in casa, al solito)
 
“Ciao Claudio…
Che fai? Programmi per stanotte? E’ l’ultimo dell’anno, devi festeggiare!”
“A dire il vero, per me è come ieri e come immagino sarà domani…”
“Dai Cla, e su con la vita! Tu puoi darti alla pazza gioia, non fare l’ombroso. Sai essere così divertente e simpatico quando vuoi… Mi piace sentirti allegro, mi dai carica visto che devo lavorare.
“Fhummm…”
Sorrido, m’intenerisce.
“Ho qui una bottiglia di champagne, che fai vieni a Napoli così la stappiamo insieme, con tutte le mie colleghe? Te gusta?”
“Perché no? Mi vesto e parto, sarò lì giusto in tempo per la mezzanotte, che ne dici?”
“Daaaiii! Lo faresti?”
“Certo, non vedo il problema.”
“Allora sì, dai, fallo, fallo! Sì, ti prego!”
Come al solito Carmen parte in quarta. Peggio di me. E ce ne vuole... Oggi è più fuori del solito. Però mi piace quel suo modo di fare, m’intriga una donna così decisa, spumeggiante, euforica sino quasi al fastidio a volte. Riesce a farmi sentire quello di un tempo, ‘l’iperteso’ del periodo del liceo. Il ragazzo dai cento pensieri e le mille azioni al secondo. Bei tempi…
“Lo sai che stavo scherzando, Carmen.”
“E perché? Qui non hai ricordi, non conosci nessuno, ti potrebbe far bene vedere gente nuova.”
“Non credo, non in questo momento.”
“No, dico sul serio. In circostanze come le tue cambiare aria può servire, eccome! Te l’ho detto, con me ha funzionato quando è finita la mia ultima storia. Ne abbiamo parlato, ricordi?”
“Io sono diverso.”
“Già è vero, dimenticavo. Tu non sei un essere umano come tutti gli altri. L’INGEGNERE SCRITTORE… saputello!”
“E adesso questo che c’entra?”
“C’entra, c’entra…!”
Il suo tono si fa più napoletano che mai.
E’ stupenda l’inflessione con cui mi sta parlando. Così calda, anche se si sta inquietando. Non glielo dico, altrimenti se un minimo ho imparato a conoscerla mi manderà a quel paese.
“Mi dai ai nervi quando sali sul tuo piedistallo, Claudio.”
“Ma che stai dicendo Carmen? Per caso qualche cliente rompipalle prima che mi telefonassi?”
“No, ti sbagli. I clienti stupidi o rompipalle, appunto, so come metterli al loro posto. Con te invece, non so mai come comportarmi. Se sono dolce, ti allontani, se t’inseguo per coccolarti t’incazzi. Mi tieni alla larga e diventi cinico. Persino cattivo, a volte, lo sai? Ma insomma, che ti prende? Vuoi crescere un po’? ‘E Iammmm’ Claudio’!!”
“Per fortuna ci sono donne mature come te, così potrò imparare a farlo. Contenta?”
“Va bene. Lasciamo stare, ci sentiamo, ok?! Vuoi stare da solo? Peggio per te. Contento tu…
Io ho da lavorare adesso. Devo chiudere. Spero solo che tu non mi faccia saltare il weekend a Barcellona con i tuoi capricci. Sei un viziato ‘esagggerato’!”
“Dai Carmen, ti chiedo scusa.
E’ solo che non sono dell’umore giusto.”
Silenzio.
Lungo tutto il filo, e da entrambi i capi. Nessuno dei due vuole mettere davvero la parola fine alla telefonata. Carmen ha da lavorare, è vero, ma mi rendo conto che i giorni passano, e lei riesce sempre meno a rinunciare alla mia ‘presenza’. Certo, è solo telefonica per il momento, ma ormai mi tempesta di chiamate ed sms, in continuazione. E se non le rispondo sfinisce il cellulare sino a che non mi accorgo delle sue chiamate.
E’ da qualche giorno che, oltre a parlarmi del weekend a Barcellona, preme perché vada a trovarla. Lì a Pozzuoli, dove vive.
Mi piacerebbe, ma non so, la cosa un po’ mi spaventa. Quasi non mi riconosco.
 
(*) In napoletano: e andiamo…
 
“Pace?”
“Eeeh… pace! Prima fai tutto il sostenuto, sei cattivo, e poi pace!”
Rido, sinceramente, non riesco a trattenermi. Tra gli sbalzi cui sono soggetto di continuo nell’arco delle ore, ogni santo giorno, il cambio d’umore dalle stelle alle stalle, come il viceversa, è ormai divenuto la consuetudine. Una triste e pericolosa routine. Carmen è intelligente, capisce. E’ più grande e matura di me.
“Va bene, ti perdono, in fondo è Natale. Che fai allora, vieni qui a stappare lo champagne?”
“E dai Carmen…”
“Sto’ scherzando uagliò!”
Continuo a ridere, più divertito di prima. E’ inutile, i napoletani hanno il buon umore nel DNA. Mio padre viene a chiamarmi. E’ pronto in tavola. La cena dell’ultimo dell’anno mi aspetta. Manco soltanto io.
“Vai vai, ti chiamano. Ci sentiamo più tardi per gli auguri. Un bacione latin lover barese!”
“Ciao signorina, a presto. E sappi che sei in gamba.”
“Si, come no... Del resto è per questo che non mi vuole nessuno, giusto?! Ciao Claudietto!”
Chiude, e io dopo di lei. La sua ultima frase mi fa pensare. Non è la prima volta che Carmen torna su questo argomento. Deve scottarle ancora molto la fine della sua ultima storia seria. Sono passati già due anni circa, se non ricordo male, ma in realtà credo che lei ci pensi ancora tanto.
Soprattutto che le faccia molto male nonostante i tanti mesi ormai trascorsi. Deve averlo amato molto il suo Gianni.
Chissà che tipo era? E chissà che tipa è lei, con i ragazzi.
Ora è sola, e forse la conoscenza telefonica con me la distoglie dal pensarci. E’ un’esperienza nuova, me lo ha confessato più volte. Lo stesso è per me. Magari pensa che possa addirittura nascere qualcosa tra di noi. In questo campo mai dire mai. Perché no? Ma che sto dicendo? Io amo Claudia, e soltanto lei. Ora come sempre. Nessun altra potrà mai prenderne il suo posto, lo so bene. Sarebbe impossibile una simile eventualità, se non addirittura perfido anche il solo lasciarlo credere.
La cena comincia bene: gamberetti in salsa rosa su una foglia d’insalata. Ecco il primo sms, post telefonata. E’ Carmen, ne sono sicuro. Non riesce a staccarsi dallo scrivere mini pensieri, micro riflessioni. E’ lei:
 
Sarebbe stato davvero bello averti qui…
 
Lo sapevo. Come immaginavo non mi sono sbagliato. Ora mi tocca rispondere. Anche se un po’ mi secca, sono a tavola e non mi va che qualcuno legga cosa scrivo. Tra l’altro se innesco il circolo degli sms, cominceranno ad arrivarmi anche le prime domande. Da mia madre, da Marina, dai miei zii e dal resto della famiglia. Più o meno sfumate, ma pur sempre domande a cui rispondere, in una maniera o nell’altra. Una cosa insopportabile francamente, in questo momento. Comunque devo mandare un sms di risposta, se non lo faccio ne arriveranno prima altri, poi si passerà alle telefonate. Scrivo un sms breve, sperando che la cosa si fermi qui per il momento, ma qualcosa mi dice che non sarà così.
 
Anche a me sarebbe piaciuto esserci.
Un giorno, forse presto… potrei farlo.
Ho solo bisogno di tempo… e di capire…
 
Meglio non aggiungere altro.
Ovviamente, ancora un sms.
La mia risposta.
E poi un altro sms, e un altro ancora.
E’ un continuo, in crescendo, che però nonostante tutto mi piace.
Mi fa sentire ricercato. Mi dà attenzione, e allenta le mie riflessioni continue, asfissianti, claustrofobiche su Claudia.
Chissà cosa direbbe se sapesse…
Piuttosto, dov’è ora?
E con chi?
Come festeggerà l’ultimo dell’anno?
Perché lo festeggerà, ne sono sicuro. Senza di me, stavolta. Per la prima volta dopo tredici anni e mezzo, quasi.
I pensieri su di lei riprendono, angoscianti, mentre il pollice impazzisce con i tasti del cellulare per reggere il ritmo degli invii di Carmen. Tutt’intorno osservano e lasciano correre.
Come se la cosa normale, e non ci fosse nulla di strano a ricevere trenta sms nel giro di dieci minuti. Hanno capito che c’è qualcosa, e vorrebbero anche cominciare a fare le prime domande, ma sono troppo assorto. Per fortuna i miei parenti sanno essere discreti. Per ora. Ma so che non durerà a lungo. Mia madre ce le ha scritte in fronte tutte le domande che mi farà, non appena si renderà conto di poter affondare il colpo. Cercherà di conoscere, anche indirettamente, tutto il possibile, tutto il necessario. Da Marina, Sandro, Flora e chiunque la possa aiutare a sapere.
Miei zii compresi. Tutte le strategie saranno messe in campo pur di raggiungere l’obbiettivo.
 
(continua...)
 
P.S.
Il capitolo è stato spezzato in due, come da sapienti indicazioni di Sara Cristofori

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