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Scritto da © Costanza Pocechini - Dom, 13/03/2011 - 07:29
Una bella signora mi guardò,
a una svolta di via della vita,
invidiai le sue gambe scattanti,
delle dita il sinuoso librare,
null’altro,
più bella di lei ero,
sorriso e candore sfoggiavo,
odoravo di bosco,
< Sinfonie ti danzano intorno >,
canticchiava,
si leccava le labbra,
nascosi le mani,
nel cavo brillava una luce,
la voleva carpire,
era piccola coda di lucciola,
ero bimba e volevo giocare,
dirlo non fu bella idea,
schioccò le dita e fissò lontano,
addosso mi strappò qualcosa,
canticchiando,
< Glam dicim… Peskiwichtli Pesternomi …>,
un pendolo roteò, improvviso
uno specchio frantumò a terra,
fu tenebre, livore, bagagli,
soqquadri, ceralacche,
addii,
quattro gocce d’incenso asperso,
quattro squadri di marmo a terra,
sette anni di serpi guizzanti,
< Ancora mi beffi >,
canticchiava,
ingoiai la luce, una fiamma mi arse,
una febbre di niente mi scaldò per un’ora,
dieci, venti, trenta e più figli accorsero,
un cero votivo brandirono,
e la bella signora canticchiava,
alitava sui mie piedi morenti,
camminava solo il pensiero, la raggiunsi,
i suoi occhi erano spenti, i miei brillavano,
< Credi d’aver vinto?>
sfinita gracchiava.
* * * * *
< Amore, oggi vieni a zonzo per la mia città, io non ci sono,
ma per combinazione, lo sai, non è vero… ?
Qualche metro ormai lo faccio… la scienza è scienza >,
Cailleach Bheur è una leggenda, io no, ho dentro un dono divino,
apro le mani e ti circondo, il mio segreto è tuo, perché ti amo.
* * * * *
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