Scritto da © Costanza Pocechini - Lun, 14/03/2011 - 06:43
Se in te ci fosse tenerezza
la sentirei,
il sasso pur se corroso
del tempo narra la storia
e ha un’eco infinito
il battito del cuore,
ogni essere è fonte di qualcosa.
T’avverto inaridito,
soffocato e soffocante,
mi lascio andare
al giorno già segnato
che solo a noi è ignoto,
lo speriamo migliore,
ma in che cosa?
Ieri ho vissuto
in braccio a me stessa,
la mente mi è stata amica,
mi ha fatto vedere
che dietro all’orizzonte
un altro si profila,
che io ci sarò, se amo la vita.
Non raccoglier niente, ha detto,
i fiori son sfioriti,
i pensieri detti,
dare valori a che serve,
rendere amabile l’insulso
è andare contro natura,
la tua, dentro hai altro.
Che le illusioni restino al cantone
d’una strada battuta con amore,
per amore,
non posso dire a te sei grande,
sei l’onda che mi culla
e poi vagheggi l’oscuro,
dilani solo la mia mente.
Potrò ancora dire l’ho amato,
a chi, a che cosa, a qual fine,
se soltanto a me davo calore,
a te quattro secondi
d’un lungo assurdo andare
da una sponda all’altra,
d’un mare inesistente.
Non rinnego ciò che è stato,
ho sognato il vibrar del tuo cuore,
nei fiumi di silenzi
affioravano intanto le attese,
un lampo a caso, ti scoprivi vivo,
t’incuriosivo.
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