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Premio d'amore

Non mi fa paura essere morta. Mi fa paura il buio. Voglio dire, non solo una è defunta, finita, kaputt, ma la chiudono pure in una maledetta cassa di legno. Zincata, per di più. Mi sembra di sentirlo. «Oh, no. Per la mia amata Maria Vittoria voglio il meglio.» Ipocrita, ipocrita. E quella sgualdrina, tutta vestita di nero, che gli va vicino e gli dice: «Augusto, non fare così. Fatti coraggio.» E lui china il capo e mentre nessuno lo vede le palpa quel sedere rotondo e sodo. Il maiale.
 
Non ha avuto nemmeno il coraggio di farlo lui, quel cicisbeo inutile. L'ha fatto fare alla sgualdrina. L'avrà convinta con le sue smancerie, come aveva convinto me a sposarlo. «Maria Vittoria, sei l'unica luce della mia vita», diceva. «Cosa vuoi che mi importi che hai venti anni più di me. Sei bellissima, sei dolce, sei la donna della mia vita.» E io ci sono cascata come una deficiente. Non ho sentito nessuna ragione. Il mio avvocato, il mio commercialista, nemmeno il mio Labrador, il cane più pacifico del mondo, che però al maiale ringhiava sempre. Lo odiava, sentitamente ricambiato.
 
Io invece lo amavo. Già. Proprio così, senza mezzi termini. Era un uomo inutile, ma così gentile, così bello. E aveva voluto me. Faceva l'amore con me con così tanta passione... Il primo anno, ovvio dire. Poi erano cominciate le scuse. E dopo un po' era comparsa la biondona. «La mia segretaria. Non ti dispiace se si ferma per il weekend, vero cara?» Io ero così rimbambita che non gli ho nemmeno chiesto segretaria di che, visto che l'unica cosa che lui fa è oziare magnificamente. In questo è davvero grandioso, il maiale.
 
A vederlo, sembra che nessun pensiero possa girare mai in quella sua bellissima testa. Invece un pensiero ce l'aveva, eccome se ce l'aveva. Farmi fuori e godersi tutti i miei soldi. Perché io sono ricchissima. Anzi, lo ero.
 
Adesso, sono solo morta. Cosa succede ora? Voglio dire, sono qui, in questa maledetta cassa sigillata. E penso al maiale e alla sgualdrina che si rotolano nel mio letto. Ma come faccio a pensare se sono morta? Magari sono diventata un fantasma: si dice che succeda a chi muore di morte violenta. Faccio il fantasma e li perseguito per tutta la loro vita inutile. Già, ma dovrei uscire dalla bara: io, il mio ectoplasma o quel che è. Invece niente: sono chiusa qui, il mio pensiero è chiuso qui, al buio.
 
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Non ho idea di quanto tempo sia passato, da quanto sono qui dentro. Continuo a rimuginare su quello che è successo, anche perché non posso fare altro. Non ho mai avuto nessun sospetto. Mai. Ero felice, sapete? Davvero. Dopo una vita di lavoro e solitudine forzosa, finalmente avevo scoperto l'amore. Tre anni di felicità, e poi la cassa da morto. E il buio.
 
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Però lo debbo dire che negli anni in cui siamo stati insieme, lui mi ha dato tantissima gioia. Si vede che avevo così tanta fame di amore e attenzione, che anche quella sua recita mi era bastata. D'altronde, come la si distingue una recita dalla verità? Se lui soddisfa tutto il tuo bisogno di affetto, di comprensione, di risate, cos'altro puoi chiedere?
 
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Io l'ho amato. Io ho amato. È questo il punto. È questo quello che conta, la sola cosa che conta. L'ho amato e sono stata felice di amarlo.
 
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Ma........ cos'è tutta questa luce?
 
 

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