Una questione di grammatica

Il tuo linguaggio è divenuto incomprensibile ed estraneo ad ogni mia capacità di intendimento sintattico linguistica. Hai mutato aspetto e sei divenuta inafferrabile. Non pronunci frasi che contengano subordinate, ma solo principali, senza congiuntivi ovvero condizionali che possano rendere un qualche ritmo al tuo eloquio. Insomma non sai parlare, non come l'abile retorica che incontrai anni fa. Pare che tu abbia smarrito la conoscenza della consecutio temporum nei meandri dell’egoistica volontà di ridurre lo spreco delle coniugazioni verbali. I discorsi da quattro soldi, sono sempre meglio al giorno d'oggi.

Da tempo la prima persona plurale è scomparsa e l’entusiasmo di vivere insieme è inespresso. Il noi, per te, mai fu opzione, solo e sempre un Io confuso e ripetitivo, grande come un'installazione d'arte contemporanea, incomprensibile e che, spesso, non ti induce che un solo pensiero: "Ma che cazzata è questa?"
Perciò, affido a queste poche righe la mia volontà di vivere osservando la mia unica regola: essere vivo e condividere e non essere morto e dividere. Io voglio essere me stesso, fino in fondo, anche se questo conterrà dolore, aghi e spine conficcati nelle parti molli, e procederò incerto, scapicollando dalle alture del futuro, ridondando come plastica latta.
Ho incontrato un altro essere umano, non importa se eterogeneo ovvero omogeneo, ma quando parla è comprensibilissimo. Dice: andiamo, facciamo, mangiamo, scopiamo. L'amore non è così complicato come sembra, anzi, l’amore, in fondo, è solo una questione di grammatica.