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In sud we trust

 
 
SOGGETTO LUNGOMETRAGGIO
DANIELE RAVAIOLI MIRKO TONDI
“IN SUD WE TRUST”
Breve introduzione al soggetto
 
 
“In sud we trust” parafrasa la celebre espressione americana “In God we trust”, vero e proprio motto nazionale che compare da 150 anni su monete e banconote statunitensi. Questo sarà anche lo slogan che segnerà la pace tra due paesi rivali, i paesi in cui si svolgono le vicende: Alberondo e Ostania (paesi di fantasia, ma con chiaro riferimento a due luoghi realmente esistenti, Alberobello e Ostuni, i cui nomi sono stati appositamente storpiati). “In sud we trust” è una commedia nera, nella quale non ci sono protagonisti che rubano la scena. È piuttosto un film corale, dove i paesi stessi si impongono a veri e propri personaggi della storia. Il fulcro è una spirale di violenza, anche se raccontata in maniera surreale, persino comica. Perpetrata per raggiungere uno scopo, questa violenza però si rivelerà solo un mezzo per legittimare gli abusi del potere, a partire dalla piccola amministrazione per arrivare fino agli organismi più importanti. In un distruttivo gioco di botta e risposta, calato in un'atmosfera grottesca, il tutto verrà estremizzato fino ad arrivare, come nelle antiche tragedie greche, all'intervento di un vero e proprio Deus ex machina. La donna che porterà con sé la soluzione, però, non sarà altro che l'incarnazione di una realtà corrotta e distorta.
L'happy end è davvero relativo, e i riferimenti a “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” non sono certo casuali.
 
INIZIO RACC0NTO
 
Nei caratteristici paesi del sud Italia, Ostania e Alberondo, luoghi che serbano un'antica rivalità, si conduce una vita tranquilla, senza grandi avvenimenti di rilievo. Entrambi basano la propria economia sul turismo, dunque l’estate è il periodo più indaffarato. Gli inverni, invece, sono stagioni piuttosto fiacche, all'insegna di una calma generale.
In vista della prossima stagione estiva, c'è grande attesa in tutti e due i paesi, che a distanza di qualche chilometro l'uno dall'altro si danno battaglia a suon di cartelloni pubblicitari. Siamo infatti nel mese di maggio, e alcuni slogan sui cartelloni in autostrada rendono note le rispettive campagne di promozione. Ma se gli anni precedenti vigeva una certa lealtà tra i due luoghi, adesso, con l'arrivo di una nuova amministrazione comunale, Ostania comincia a giocare un po' sporco, cercando di screditare l'avversario.
Ostania sceglie dunque la frase competitiva “Comfort batte Architettura 3 a 0”. L'immagine del cartellone (divisa a metà tra un comodissimo, ampio resort e un disagevole, piccolo trullo) è una chiara presa in giro alle tipiche costruzioni di Alberondo. Ostania basa la propria promozione sulla pubblicità comparativa. La frase scelta da Alberondo invece è più semplice e immediata, molto naif, e infatti recita: “Alberondo: vieni in vacanza da noi, ti divertirai un mondo”.
La campagna pubblicitaria di Alberondo, paese da sempre più pacifico, è senz'altro meno aggressiva di quella di Ostania. Il fatto scatena le ire della giunta comunale di Alberondo, pronta a fare guerra in risposta all'affronto subìto. Ecco allora entrare in scena il Sindaco di Alberondo, che è deciso a controbattere. La sua prima mossa è quella di scegliere i membri di un nuovo comitato di supporto all'assessorato al turismo. Questi, vagliati e selezionati uno a uno, provengono dalle categorie più varie ma hanno tutti in comune la stessa caratteristica: una spiccata e innata cattiveria. Tra di loro, infatti, emergono i nomi di malavitosi, manager senza scrupoli, truffatori a piede libero, uomini ingegnosi ma dal passato poco cristallino. La sua squadra si mette subito al lavoro per pianificare l’attacco al paese nemico, segnando però una reazione nettamente sproporzionata rispetto a quanto accaduto finora.Siamo ormai nel mese di giugno inoltrato, qualche settimana dopo la formazione del nuovo comitato. Ad Ostania la vita scorre tranquilla, ed è cominciata nella maniera migliore anche l’odierna stagione turistica. Ciò che accade in un villaggio vacanze di Ostania sconvolge però il normale scorrere dei giorni: un cliente del villaggio, un pensionato dedito a un sereno relax, viene trovato assassinato in un bungalow. Le indagini portano la polizia immediatamente sulle tracce di un animatore del villaggio, dato che le prove a suo carico sembrano incastrarlo per omicidio a scopo di rapina. Questo fatto, montato ad arte poiché l'uomo in realtà è innocente, mette naturalmente in crisi il paese di Ostania che, al cominciare della stagione turistica, si trova ora alle prese con un grosso problema da fronteggiare. Per di più, dopo qualche settimana, è il cartellone pubblicitario ideato da Alberondo a peggiorare la situazione. Questo recita infatti: “Nei nostri villaggi non muore mai nessuno…”. Le cose non proseguono bene per Ostania. Il sindaco del paese è costretto a intervenire in qualche maniera, convincendo i gestori di villaggi e stabilimenti a proporre prezzi molto vantaggiosi ai clienti, anche per attrarre nuovi visitatori. Ma questo non basta. Il sindaco si vede dunque obbligato a prendere misure estreme, contattando il capo di un giro di racket locale. I due si incontrano in gran segreto e stabiliscono un accordo vantaggioso per entrambi: Alberondo verrà colpita da un fatto che ne sconvolgerà la tradizionale tranquillità e in cambio il racket potrà espandersi senza particolari ostacoli. Il sindaco di Ostania è consapevole di mettere il paese nelle mani di un pericoloso coagulo di malviventi, ma è persuaso dal fatto che Alberondo subirà un inevitabile declino.
Quello che accade ad Alberondo qualche giorno più tardi è però decisamente drammatico. Un intero stabilimento balneare viene fatto esplodere, causando il panico nel paese. Per fortuna non c'è nessuna vittima, ma il caos si impossessa di ogni abitante e turista della zona. Qualche giorno dopo compare poi il manifesto pubblicitario di Ostania, nel quale si può leggere a caratteri cubitali la seguente frase: “L'unica cosa che esploderà a Ostania sarà il vostro divertimento”.
Ciò che segue è un'escalation di reciproci fatti criminosi, un devastante botta e risposta che mette ovviamente in crisi la sicurezza e dunque l'affluenza di turisti in entrambi i paesi. Continua anche la battaglia di slogan pubblicitari, sempre più cinici e spietati all'indirizzo del paese rivale e con chiari riferimenti agli ultimi avvenimenti accaduti. Ma i sindaci dei due paesi si ritrovano presto a constatare che si tratti di una guerra non solo inutile ma anche deleteria. I paesi pian piano si svuotano, rimanendo in pratica deserti. La gente rimasta, per lo più persone nate e cresciute nei due paesi, si serra in casa. Gli spazi sono desolati, anche in pieno giorno; i negozi chiusi e le spiagge vuote. I membri delle amministrazioni comunali si dimettono uno dopo l'altro, mentre addirittura i familiari dei sindaci preferiscono migrare verso luoghi più sicuri.
Intanto gli unici sprazzi di vita sono costituiti da alcuni casi eccezionali. Ad Alberondo, un esercente coraggioso, un uomo sulla quarantina proprietario dell'unico negozio ancora aperto in paese, prova a resistere al racket promosso da Ostania; si difende dalle minacce nemiche a colpi di fucile. A Ostania, invece, una turista spilorcia, una donna sulla sessantina, fa una questione di principio sul fatto che ormai abbia già pagato la sua villeggiatura e continua a vivere la quotidianità della vacanza come niente fosse.
I sindaci sono ora entrambi preda della disperazione. Quello di Alberondo è costretto a subire le minacce dei membri della commissione criminosa da lui stesso costituita, poiché ognuno di essi pretende di essere pagato per il lavoro svolto. Dunque, vedendosi ormai senza via d'uscita, l'uomo è seriamente tentato di togliersi la vita. Il sindaco di Ostania, da parte sua, vede il racket impossessarsi di ogni angolo del paese e porre le basi per costruire una sorta di villaggio abitato solo da malavitosi. Organizza quindi tutto il necessario per fuggire all'estero e far perdere le sue tracce. Ciò che accomuna i due uomini è il fatto di essere responsabili di ogni episodio criminoso avvenuto; per questo sono entrambi ricercati dalla polizia.
Ma un fatto sorprendente, cruciale punto di svolta della storia, gioca a favore dei due. Entrambi, l'uno sul punto di uccidersi e l'altro sul punto di scappare, ricevono a turno una telefonata che ne decide incredibilmente le sorti. Chi li ha chiamati appare come vero e proprio Deus Ex Machina, personaggio misterioso che interviene a risolvere la situazione. Questo personaggio oscuro ha l'aspetto di una giovane donna, avvenente e sensuale, che per sua stessa ammissione è stata incaricata dai cosiddetti “piani alti”. Qui si intende nello specifico (lo si capirà dai dialoghi), e in maniera decisamente grottesca (per il contenuto surreale dei dialoghi stessi), indicare con “piani alti” non lo Stato ma solo l'ente del turismo regionale. Quest'organo appare quindi come un surrogato di un potere più alto, che opera in maniera segreta e illecita.
La donna, che si propone appunto come delegata dell'ente principe del turismo regionale, riesce a fissare un incontro chiarificatore con i due uomini in un luogo neutrale rispetto ai due paesi. I sindaci, che comunque temono gravi ritorsioni da parte dei malavitosi da loro stessi assunti, riescono con riguardo a raggiungere il luogo prescelto e a incontrare la donna. Lei è lì per mediare il conflitto tra i due paesi avversari, tentando di trovare un'intesa. L'intesa viene presto trovata dai sindaci, frettolosi di arrivare a un accordo. I due si scambiano la reciproca promessa di collaborare ed essere solidali piuttosto che farsi guerra o semplicemente concorrenza. Questa intesa viene facilitata grazie al fatto che la donna li rassicuri caldamente circa la possibilità di eliminare il problema alla radice, ovvero sbarazzandosi dei criminali che hanno avviato un fiume di fatti delittuosi. I due sindaci non sanno effettivamente come la situazione potrà tornare alla normalità, ma le parole pronunciate dalla donna (“Non vi preoccupate, sistemeremo tutto noi...”) li porta a convincersi che davvero le cose si risolveranno per il meglio. L'intesa viene quindi suggellata da un bicchiere di vino e da una stretta di mano.
I fatti ci portano ora a qualche giorno più tardi, quando i telegiornali locali annunciano il ritrovamento, presso un capannone industriale abbandonato, di una folta schiera di criminali da lungo tempo ricercati. I cadaveri sono bruciati e pressoché irriconoscibili, ma l'esame delle dentature sembra portare indicazioni precise sulle loro identità. I due sindaci apprendono la notizia in tv e non possono che mostrare sorrisi beffardi e compiaciuti.
Intanto si vede pian piano la gente ripopolare i due paesi, e anche la vita riprendere il normale corso.
Circa un anno dopo. Tutto è pronto per la nuova stagione turistica. Nei due paesi fervono i preparativi: i negozi ricevono le forniture, i villaggi si attrezzano ad accogliere gli ospiti, gli stabilimenti riaprono i battenti. Pare proprio che la vita dei due paesi abbia ripreso a scorrere tranquillamente.
Intanto in autostrada alcuni operai comunali stanno affiggendo i nuovi cartelloni pubblicitari. Ci concentriamo su un manifesto in particolare. Lentamente questo viene tirato su e appeso per intero. Quando è possibile vederlo con chiarezza, si nota l'immagine dei due sindaci mentre si stringono le mani sorridenti. Sotto di essi, l'eloquente slogan “In sud we trust”.
 
FINE
 
 

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