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Nascita di un blog. Il brodo primordiale della scrittura creativa in internet

(Novembre 2007)
 
Il mio vero nome è Paolo Di Sarto. Esco da una lunga depressione, postumo di una travagliata relazione amorosa con una nobile dama. Una certa Stefania Grimaldi, di famiglia d’origine ligure ma naturalizzata nel Principato di Monaco.
Nel baratro di malinconia, arrecato dalla fine di un amore, navigavo a vista lungo i bordi della mia vita. Quando, navigando navigando, mi sono imbattuto in Digiland Libero.
“Crea il tuo Blog!”.
E che cazzo è un blog?
Perlustrando la blogosfera, ho capito che il blog ha a che fare, spesso, con la maniacale necessità della gente di presenziare a tutti costi sul web per dare un senso alle proprie vuote giornate di cittadini del Nord del Mondo, saturi di bisogni consumati prima ancora di avere elaborato un consapevole desiderio.
Si tratta di scrivere dei “messaggi” e poi ricordarsi di “salvarli”. E sperare che qualcuno passi da quelle parti, in “visita”, e fare gli scongiuri perché lasci un “commento”, segno che la Grazia divina, nel suo imperscrutabile giudizio, ha deciso di tratteggiare qualche significato sul tuo vuoto volto di uomo medio candidato all’inettitudine in un universo di gente di successo, appagata e realizzata.
Posta, salva, fatti un giro, semina qualche brillante ma non pretenzioso commento e aspetta, guardando con ansia il contatore dei visitatori, utilizzando assi cartesiani per vedere l’andamento della media ottenuta dal numero di visite fratto il numero di giorni di esistenza del tuo blog. Una via di mezzo tra il farsi un giro al mercato ortofrutticolo e l’uccellagione praticata con le panìe.
Messaggio numero uno. Quale poteva essere il capostipite?
“Dabar Jahvè!” Miii! Troppo scontato! E un tantino autoreferenziale.
“Arma virùmque canò”. Eh sì! E se poi mi mancano le armi? Un eroe prêt à porter non ce l’ho sottomano. E quanto a cantare, sono stonato due righe.
“Cari amici vicini e lontani”. Ecumenico, globale, ma fa tanto Italia anni Cinquanta.
“In principio era il Verbo”... Ma Gio’, sei impasticcato di brutto! Il Verbo! Esame di Glottodidattica a Lettere per dopodomani. Che razza di incipit mi proponi? Vorrei una qualcosina un po’ più dimessa, a questo punto. Dimessa! Ho detto dimessa, razza d’idiota! Non di Messa!
E se questo blog rappresentasse il mio “stream of consciousness”, un delirio sperimentale che mostrasse le lacerazioni interiori provocate dalla tarda postmodernità? Magari, intitolarlo “La coscienza di Ozono”! Ma no! Andiamo più sull’acqua e sapone!
“Ciao, io sono Ezio (il definitivo nickname scelto da me,  Paolo di Sarto). Sono un simpatico giovane uomo maturo, nauseato dal BDSM. Amo i buoni libri, le tisane, la campagna irlandese, la sincerità, l’amicizia, la virtù. Odio la violenza, la stupidità, la guerra, i luoghi comuni. Non provarci in Pvt e in Chat, tanto non mi acchiappi, uomo, donna o altro animale che tu sia. Ho solo bisogno di nutrire la mia anima, non ho tempo per le volgarità del basso ventre.”
Ed era effettivamente il primo vero post.
Poi le cose sono andate diversamente. Taglia, Incolla, ritaglia e riscrivi. Una fatica bischera per inventarmi quello che non sono e riuscire a farmi un po’ notare. E ho perso definitivamente la mia innocenza!
 

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