CorteStorie - del viaggio tocchiamo soltanto i punti d) ed e). | Prosa e racconti | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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CorteStorie - del viaggio tocchiamo soltanto i punti d) ed e).

d)
 
Docili i Misteri si preannunciano. Mostravento, o del fosco protettore, si impose alla bravura del Karma. In una notte senza senso, dove luci ed ombre si danno (come davano) la precedenza, togliendosi da una strada troppo pericolosa. E Dio, che è Essere Supremo del Festival, presentatore e presentato, gioco forza dell'Universo e universalmente riconosciuto, seppur con tanti diversi nomi, mostra (come mostrava) d'esser degno del suo Gran Ruolo di Kaputt. Eccolo che viene (come venne) dal mare alla tempesta, dal cielo alla tendinite, al gran trop galop, raccolto in un'unica spensieratezza, che è centro esatto del ritrovarsi nella normale normalità, la più statica sul Mercato. Intanto il sapiente gioco ad incastri si incastra e muove Taldante in cerchi e colli e cieli tersi, passando dall'estasi delle fiamme alla pura lucentezza della mancanza totale di qualunque asperità. Oh, che noia questo Paradiso, che pare e non appare, che sogna e non sogna, che rotola stando perfettamente fermo. Il tutto, dicono (come dicevano) per una scelta accurata del Cenacolo dei Geometri, gente fatta di compasso e perni secchi, termini di strade nelle circonferenze dei fossi. Così abitano i Pornomeandri dei Teatri Qui. Reali palcoscenici di una Ex-istenza placida, come ninfee scalcinate nelle quasi paludi dei nostri laghetti panoramici. E vo(g)liamo (ancora come vola(e)vamo), così, diritti e sconnessi nella falcidia del metrò, fermata Piazza di Spagna, risalendo in alto verso la sparaponziposa verità pinciana, dove, addossati alle balaustre, di sera smarriscono tutte le verginità rinnovate le protagoniste ed i protagonisti di tutte le serate mondane. Folti premi di vero pelo infiammabile trovano negli oblò televisivi gli ultimi bagliori della migliore inciviltà. Così, di Kasco muniti e di irrisolti problemi, decidiamo tutti insieme di correre (come sempre abbiamo corso) ai ripari e, ammaestrando pappagalli, ci scarapiccolliamo, impavidi e frementi alla volta del quinto canale, dove ci sacrificano (loro, i Senzacuore) alla follia del rien ne va plus. Poi, però, ci buttano via, come fossimo mortalità da peste, discaricandoci nell'Antigioco, di liquidosi Antigeli, abbracciati al completo piano dellopera, come spremitori di polveri Fantasmagiche, più dell'arsenico, più dell'amianto. Adieu.
 
e)
 
Ecco. Arriva il treno delle 13,45. La stazione è piena di persone che sembra dover andare da alcuna parte. Sono venuto per vederti arrivare. Non mi conosci, nè forse mi conoscerai. La verità è che ho solo bisogno di vederti arrivare, scendendo i gradini fangosi di questa locomotiva troppo vecchia. Lo faccio ormai da più di sei mesi. Una specie di rito, il venerdì, qualunque tempo faccia, alle 13,40 sono qui, in attesa del tuo treno, del tuo ritorno a casa, per il fine settimana. Mi accontento di osservarti, dopo quella prima volta folgorante, di spingermi ad avvicinarmi ai tuoi occhi, sempre più verdi, nei giorni di sole, sempre più marroni, in quelli invernali o di brutto tempo. Gioco a scommettere, con me stesso, su come porti i capelli, ogni volta che appari nel riquadro del finestrino. Nel tempo hai cambiato perecchie volte acconciatura, lavorando sulla lunghezza e sulla forma da consegnare alla novità. Hai modificato anche il colore, anche se nell'ultimo periodo sembra stai tornando al tuo colore originario, che è di un castano chiarissimo, molto tendente al biondo. Capelli più che belli. Nel corso di questi mesi hai cambiato il bagaglio tre volte. La prima volta un valigione, blu scuro, con ben quattro ruote, che faticavi a far scivolare fuori dal tremo, ma che, una volta a terra, guidavi con la perizia di un pilota avvezzo ad evitare ostacoli e camminare spedito. Poi hai diminuito il volume del bagaglio e c'è stato un trolley medio, nero con movimenti rossi, infine, solo l'altra settimana, ti sei presentata con un nuovo acquisto. Ho osservato il tuo accompagnatore, un borsone, con piccole ruote, color verdemela, di quelle mele per diabetici. Un colore, decisamente, vomitevole, Naturalmente conduci quella schifezza con il solito charme e la perfezione di una miss nel pieno di uno spot pubblicitario. Normale che hai con te la borsa del portatile, da cui non ti separi mai. Intanto oggi il tuo treno ha avuto un buon ritardo. Sta arrivando adesso e sono, esattamente, le 13,59. Il tempo è delizioso, un leggero vento mitiga il caldo, molto innaturale, di questo 30 aprile. Oggi non è venerdì, però, l'amor per la precisione mi porta a ricordarlo. E' soltanto un altro giorno, però ben posizionato per il tuo "ponte" lavorativo. Domani, primo maggio, poi un giorno di raccordo, che si accosta alla domenica. Sarai, dunque, a casa un giorno in più. Sarà felice la tua famiglia, primo fra tutti Idris, che è il dalmata più bello del mondo, con quel suo amore per te che quasi è simile al mio. Si, vero, conosco il tuo cane. L'ho conosciuto seguendoti fino a casa, circa un paio di mesi fa. Sii felice, conosco tutto di te, anche quello che non sai. Ma torniamo ad oggi. Eccoti scendere. Vedo già il tuo volto. Stavolta i capelli sono lunghi, sciolti e lisci, ti arrivano fino alle spalle. Stai un po' imbronciata, il ritardo deve averti alquanto innervosita. Guardi dall'alto, per cercare tra la gente un volto amico. Chi sarà venuto a prenderti? Ancora nessuno. Un ritardo spiacevole per te, ma per me salutare, che ti potrò guardare per qualche minuto in più. Chiaro che non mi vedi, il tuo sguardo mi scivola addosso, mi rimuove da ogni tua visione. Scendi. Oggi è giorno del trolley, meglio, quel borsone è davvero di un colore assai brutto. Tiri la cinghia del portacomputer come fosse a cartucciera di un perfetto rivoluzionario. Sei bellissima adesso, stupendamente bella e sei davvero tutta mia. Domani sarai in giro, lontano, ma il prossimo venerdì tornerai a padroneggiare nel mio sguardo. Fino ad allora sarai nei pensieri ed accenderai le più dolci tra le fantasie. Ecco. Sembra tua sorella. E' lei, ti chiama agitando, in alto, la mano. Mi sembra di vederti sbuffare. Era ora, sembra tu dica. Ma sorridi e ti avvii verso l'uscita. Arivederci mio unico profondo pensiero, sarò qui la settimana prossima. Non prima, tu sai che adoro gli arrivi, allo stesso modo di quanto sento di odiare le partenze. Sarò, dunque, ad aspettarti, finchè forse mi stancherò di star qui il venerdì. Chissà, forse ti vorrò davvero tutta per me, solo per me. Prigioniera. Forse si. Tanto. Si.
 
 
 
 

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