Scritto da © Andrea Occhi - Gio, 05/01/2012 - 08:27
A torso nudo, con addosso i pantaloni del pigiama, giro il cucchiaio di legno, in senso antiorario, nel latte che inizia a sobbollire. Dopo cena avrai zuppa inglese. I savoiardi si stanno già imbibendo nell’alchermes. Sbadiglio. Giungi alle mie spalle e, silenziose come il pensiero, le tue mani mi cingono la vita. Sento il tuo seno appoggiarsi alla schiena. Mi baci sul collo, sotto l’orecchio destro. Lo sai che mi mette i brividi. Tu, sfilandoti i pantaloncini del pigiama, grigi melange, con ricami rosa carne, con sguardo malizioso, sfiorando il tatuaggio sulla mia spalla destra: “Mio sexy pasticcere, vado sotto la doccia…”. Io, ammiccando: “Andiamo…”. E tu, gettandomi la canottiera: “Scemo…”. Un odore acre, pungente, mi risveglia dalla fantasia. Davanti a me il cucchiaio è incrostato in un fumoso grumo, che pare un’espulsione catarrosa di Efesto. Impreco. Questa sera, niente zuppa inglese. Al termine della cena offrirò alle tue labbra golose la mia pelle. Non sarà dolce, ma soddisferà le tue atomiche papille. Sarò un pasto che la tua famelica invadenza non dimenticherà.
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