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Mostrando di spada il filo tagliente del nostro passo inquietidiano

... che sono un mostro è risaputo. Lo scriverò sul biglietto da visita che non ho mai avuto, ma che oggi mi sembra necessario avere. Una qualità bisogna pur farla conoscere, no? Sarà punto di forza di questa discesa agli inferi che ho cominciato alcuni anni fa e che già tante soddisfazioni mi ha procurato. Un mostro con tutte le più giuste caratteristiche, risultato ottimo di tanto studio ed applicazione. I modelli, in vero, non mi sono mai mancati, bastava girare gli occhi e trovare quegli esemplari esempi che, nel tempo, sono diventati le basi di questa mia crescita esistenziale. Vi chiederete, adesso, ma cosa ti rende così speciale da annoverarti, quasi d'obbligo, nella più nobile categoria della mostritudine? La risposta non può essere semplice, perché lo stesso settore è di fatto abbastanza complesso. Dunque noi mostri non siamo tutti uguali. C'è mostro e mostro. Ognuno persegue una propria distinta strada. L'arte che ci accomuna è da considerare tra le più subdole malvagità, ma ... ma poi ognuno interpreta il suo ruolo, percorrendo un suo sentiero, una scelta più o meno frutto di un meccanismo formativo di decenni, ma anche di intuizione e di qualche prospettiva di carriera. Per spiegare meglio devo ricorrere, naturalmente, al mio privato. Dunque, per esser il più semplice possibile, devo dire che le prime avvisaglie di questa mia attitudine sono apparse evidenti poco dopo i miei dieci anni. Mi accorsi subito che i miei compagni di gioco erano diversi, molto diversi da me. I loro mostri erano come sedati, fermi al palo del nulla, resi incapaci ed impotenti. Ma forse semplicemente ne erano sprovvisti. Le loro qualità morali, probabilmente favorite dalla frequentazione con la parrocchia, rese migliori dalla pratica, a turno, del servir messa, perfezionate dai pomeriggi di catechismo e di biliardino, si allineavano a vista d'occhio a quelle, già eccelse, della quasi totalità dei cittadini del mio magnifico borgo. La nota stonata ero io, decisamente stonatissima.  Mentre gli altri erano benvisti da tutti, praticamente io ero additato a scontroso candidato all'isolamento. I genitori dei compagni non mi volevano alle feste di compleanno dei propri rampolli e mal sopportavano la mia presenza nei  giochi in comune, che, per fortuna, solo a scuola erano costretti ad accettare. Poi c'era questa differenza di sostanza, con loro che catturavano i rondoni e li vivisezionavano per vedere come fossero fatti internamente e con me che ci quasi parlavo con gli uccelli tanto neri dal petto bianco, mentre sedevo sul picco del belvedere, dominando l'intera vallata e con l'intera loro stirpe svolazzarmi attorno e farmi compagnia. Un segno distintivo sicuro ed evidente, che aveva permesso questo mio ingresso in un mondo abbastanza diseguale, nel concetto base, da quello degli altri, dove cominciavo a rendermi conto di un percorso, per me, più difficile, ma di certo, più fascinoso. Così scelsi di voler continuare nella mia disparità, con grande cruccio dei miei parenti. A cominciare da mio nonno, fervente frequentatore domenicale di riti e prediche, che ogni volta ci si metteva a tavola per il pranzo sentenziava che la mia presenza a messa, quella domenica, come tutte le altre, era stata notata, perché c'erano tutti tranne te, che non si capisce questo tuo modo di vivere. Eppure ce l'avevano messa tutta ad educarti. Macché, niente da fare con questo mostriciattolo. Ecco, credo la mia consapevolezza di mostritudine l'ebbi lì, in quelle domeniche post-religiose, tra le 12,30 e le 14, in un caledoscopio di rimproveri, con un solo avvocato difensore, mio padre, che da buon amico mi voleva libero di scegliere e di crescere. Di questo suo modo di essere sarò sempre riconoscente, soprattutto per l'aiuto educativo, questo si educativo al meglio, che mi ha donato, consegnandomi all'alto valore della libertà d'agire e di pensare. Grazie papà, diavvero grazie. Ma, tornando a noi, ed alle nostre miserie quotidiane, devo specificare che da quel momento fu tutto un crescendo. Cominciai ad applicarmi con maggiore attenzione, cercando di arricchire di contenuti, riempiendo quello zaino, che Madre Natura mi aveva, in qualche modo, fornito e rivelato. Fu una crescita lenta, ma significativa. Raggiunsi una certa perfezione intorno ai miei 18-22 anni, un quadriennio in cui ebbi modo di perfezionare alcune caratteristiche e, in un certo qual modo, raggiungere una più incisiva specializzazione. Feci cose davvero importanti, tutte ignobili, naturalmente, e perfino molto pericolose. Cominciai un gioco di immagazzinamento di dati, seppi mischiare certi ingredienti per creare delle perfette esplosioni di contorno. Però, per amor d'onestà, devo dire che non misi in paratica questi miei apprendimenti, diciamo, esplodenti, ma misi a disposizione una certa capacità didattica, che forse mi veniva dai mestieri di famiglia, maestri di scuola, da parte paterna, e maestri artigiani, da parte materna. Una strada di buona fattura, dunque, ma il meglio lo diedi in due branche: l'organizzazione di eventi politico-manifestosi (quindi deleteri di per sé, per il potere costituito e per i greggi) e nelle trame politico-esistenziali (ancora più deleteri, per la considerazione di un muoversi alla stessa acquisizione di un potere personale negli ambiti politici, ma anche nelle sfere personali), giocando al gioco del tradimento sistematico, della menzogna come bene, della cattiveria come raggiungimento finale dell'optimum. Il tutto nel gioco di una volontà a far bene tutto il male, per me, sicuramente possibile. Naturalmente specifico che, prendendo in prestito dal cattolicesimo, la nomenclatura del peccare, non ho di fatto avuto a che fare con l'intera gamma dei peccati riconosciuti. Un esempio? nell'elenco dei cosiddetti comandamenti ne ho osservato, pur in un'ottica di non pieno riconoscimento delle fasi che ne hanno determinato la loro presenza al mondo, parecchi. Ad esempio non ho mai ucciso, ma ho molto fornicato, non ho mai insultato l'onore per i miei antenati, ma ho contraddetto il dio molte e molte volte, ho desiderato e preso molte volte la donna d'altri ed ho, per mia definizione morale, molto falsificato le verità, naturalmente, però, non ho rubato roba altrui, questo no, solo le loro donne, per una considerazione speciale, non avendo mai considerato le donne proprietà altrui, ma solo proprietarie di se stesse.  Non ho, comunque, una  decente conoscenza degli altri dettami etici, in chiara maggior diffusione tra i popoli, e pertanto non mi azzardo a considerarmi in linea o in non linea con tutti. So, però, che ho una buona predisposizione e quindi sono pienamente rappresentativo del mio status, che è appunto quello di un buon mostro. Però, c'è un però. Molte volte, a fronte di questa mia riconosciuta prerogativa, vengo fatto soggetto delle più perverse delle cose. Mi si accusa di tutto e per tutte le cose che accadono in giro. Voglio così, in questo atto così fortemente pubblico, affermare che spesso mi si accusa a torto. Vorrei, perchè negarlo, vorrei davvero essere responsabile, pieno e riconosciuto, di mille e mille scempi, purtroppo, però, non lo sono. Molte malazioni sono attuate da altri mostri, alcuni davvero insuperabili, io mi difendo, ma sono sovrano di un piccolo giardino, non certo di un grande parco. Dunque, rivolgendomi ai detrattori, ma anche agli  estimatori, apparentemente entusiasti dei miei passi: vi prego di voler, in qualche modo, ridimensionare le mie imprese, non tutto è merito mio, qualcosa si, ma sinceramente non tutto. Però vi sollecito a continuare a seguirmi nel viaggio verso il raggiungimento della più perfetta malvagità. Chissà che non possiate apprendere qualcosa di voi, che oggi non conoscete. Siate con me, mi raccomando, e ricordate, perché importante e decisivo: un mostro è, innanzi tutto, in ognuno di noi, chi più chi meno ce l'ha dentro, ed ancora, un mostro si può individuare subito, ma non sempre è così, spesso lo teniamo nascosto, finché decide di uscire. La pericolosità sta proprio in questo, è dimostrato che chi soffoca la propria natura, poi trova un'esplosione che può essere davvero molto pericolosa. Meglio abituarsi, pian piano, al mostro ch'è in noi, ne possiamo controllare gli effetti e costruire una vita quasi normale. L'importante è esser consapevoli del tutto e portare sempre con sé un resistente guinzaglio, che è sempre cosa ottima e sostanziale. Eh si ...
 
 

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