Scritto da © Andrea Occhi - Mar, 21/02/2012 - 10:20
Compare, al chiarore di alcune albe del mio calendario, da sorprendermi impaurito, immobilizzato nei pensieri, paralizzato, un mostro terribile e sanguinario affamato della mia serena gioia quotidiana e, conseguentemente, mi ritrovo, nel buio, accucciato, senza alcun desiderio di movimento all’esterno della mia tana protettiva dalle pareti color verde prato. Non è ciò che potrà accadermi a spaventarmi, ma ciò che già si è manifestato, imprimendo, a fuoco, le sue indimenticabili e brunite parole. Gli episodi dolorosi, nella mia vita, benché si contino sulle dita della mano di un monco, tuttavia, hanno conficcato il loro chiodo arrugginito sino alla carne viva, come una carie divora lo smalto dei denti, sino ad incancrenire il nervo ed irradiare il dolore ovunque, frenandomi come l’ancora un vascello alla fonda nel Mar delle Antille. Temo il mio passato, non il mio futuro illuminato da soli ripieni di esplosiva curiosità, come quei bomboloni alla crema, che profumano le mie colazioni sulla riva del mare, calmo e silenzioso, incastonando cristalli zuccherini sulle labbra. Detesto la chiaroveggenza, adoro i finali a sorpresa.
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