Scritto da © Andrea Occhi - Lun, 27/02/2012 - 10:35
Osservo con eccitante interesse i tuoi pensieri divenire lettere sulla pagina elettronica che irradia il suo biancore in questa stanza dalle pareti del colore della polenta. La lettura dei tuoi pensieri mi riempie e pervade come una marea nera che rinnova il terreno, preparandolo alla schiusa di incantevoli fiori dalle luminosità profumate e variopinte. Amo le tue abilità linguistiche e la tua fame della nostra intimità volgare. Il silenzio delle mie parole danza sulla tastiera, con il desiderio perverso di perforare la tua pelle, come obliteratrice del piacere, al solo fine d’ascoltare l’emissione delle tue note corrotte, ad ogni tocco dei miei polpastrelli violenti, privi di ogni scrupolo. Ti amo. Amo chi sei, ciò che pensi e come ti svesti quando il fremito tra le tue cosce diviene insaziabile prurito. Benchè non mi tormenti per il tuo donarti alle tue voglie per soddisfare anche quelle altrui, avverto una piccola infrazione nel mio sentire come mi senti e la causa è dentro di me. Io sono mutato in altro, non tu che sei sempre fedele a te stessa. Io ho compiuto una metamorfosi: da larva viscida e lasciva, bramante le tue interiora di tenera oscenità, come tarlo instancabile, a piccolo crotalus atrox che, rigido come spada conficcata nella polvere, dimenante i suoi sonagli, richiede con forza la tua anima di profonda baccante. Tu sei la mia unica vagina. Sfoderami ed usami quando vuoi, sulla mia foggia è inciso il tuo nome impronunciabile. Solo le tue mani hanno la forza e l'abilità per impugnarmi in battaglia ed utilizzare il mio veleno per i tuoi sensuali incantesimi.
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