Scritto da © Andrea Occhi - Mar, 13/03/2012 - 08:36
Rimbalzano contro i timpani le onde della tua squarciante bramosia quando urli il tuo piacere nelle mie piccole orecchie rotonde di elfo lunatico. Le tue membra tentacolari e repellenti mi cercano come se fossi acqua nel deserto ed io non fuggo alla tua voglia perché è anche la mia. Perle dai tuoi pori discendono tra le mie labbra che, come abili e sapienti orafi, le rendono collane preziose per ricompensare il tuo ardore. La tua pelle, traslucida, muta colore dall’interno: striature intense e lugubri appaiono sulla tua superficie quando le briglie da cavalla tirano ai lati della tua bocca sconcia. Conosco quella tua espressione volgare, animalesca, e tu sai che mi penetra, non solo il cervello, esplodendo in fantasie prive di ogni parvenza umana. Sei una natura morta: datteri, all’apice dei seni, albicocca e pesca nel cavernoso fondo. Quadro immobile, impiccato ad una parete priva di colore, che trasmette il fuoco nascosto dal pittore nell’impasto dei suoi unti pigmenti.
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