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Scritto da © ciommo82 - Gio, 05/04/2012 - 23:58
Facile,
tremendamente facile,
cambiare discorso
e mettersi a parlare del tempo,
starsene seduti
sul ciglio del burrone
ad ammirare il panorama,
puntare le scarpe verso
la strada maestra
che si perde dietro le montagne
e immaginare che lì
tutto sia più bello,
tutto sia più facile.
E all’improvviso,
stranamente in silenzio,
sei scesa dal letto
ed hai alzato le persiane
lasciando entrare
nella stanza
la luce del mattino.
Era lunedì,
c’era il lavoro,
c’era la vita,
la mia perenne guerra
ad attendermi.
Hai salutato
come si conviene
ad una signora,
hai camminato senza far rumore
nelle neve soffice,
nel freddo
che non ti faceva lacrimare,
hai fatto
passi da gatto
perennemente
lento nei movimenti.
Sei uscita
con la tua roba
in un sacco a tracolla,
sei andata incontro
alla tua fortuna
e io, affogando nella cenere,
sono rimasto a guardarti
oltre le mie cravatte
appese in bella mostra,
ascoltando l’urlo
delle lancette
che m’imploravano
di fare presto.
Le nostre vite:
una selva piena di trappole
che nasconde un lago fatato
nel profondo
del cuore.
Sapevamo
che non dovevamo
giocare col fuoco,
ma lo abbiamo fatto.
Abbiamo danzato
tutta la notte
mentre tutto intorno a noi
bruciava.
Abbiamo appiccato noi
l’incendio
senza sentirci in colpa.
Ed ora, sotto la doccia,
la mia mano
spinge contro il muro
quasi a volerlo frantumare.
Brillano i miei lividi,
rifiata la mia anima
strattonata
dalla gente che invoca
i miei servigi.
Facile entusiasmarsi
per poco,
per molto poco,
per qualcosa di diverso
dalla routine,
per una briciola di speranza
che allevia l’avvilimento.
Facile sentirsi come un dio
quando sei piccolo piccolo
e cresci anche di un solo millimetro.
Facile come mettere un punto
o scrivere la parola
fine.
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