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Ricordi di una barca

 
Ero una giovane barca, 30 anni fa, laccata di fresco, bianco l’interno ed il bordo, di un caldo marrone la chiglia.
Quanta emozione quando piano piano mi fecero dolcemente scivolare nello specchio di mare scintillante davanti a casa.
Mi riempivano di orgoglio i grandi occhi lucidi, le guance rosse dall’eccitazione di tre bimbi adoranti, la soddisfazione di papà Gigi, la malcelata contentezza di mamma Annamaria, lo stuolo di vicini e di parenti che partecipavano con gioia all’evento.
E subito giri, tuffi, pesca all’alba, prove di guida con frotte di ragazzini gioiosi e divertiti che facevano a gara per accaparrarsi un posto a prua e godersi il vento che spruzzava il viso e scompigliava i capelli.
Quale nome è più adatto per una barca così amabile? Non c’è storia: MAROLUSI, le iniziali dei tre adorati figli (Maria Rosaria, Luciano e Simonetta)
Quante cure, quante carezze, quante coccole… Quanti timori ai primi acquazzoni!
-         Che vento soffia oggi?
-         Guarda, la barca ha la prua verso Porto Cesareo, è tramontana…
-         Oggi è volta a sud, è scirocco, farà caldo, ci sarà afa…..
Poi vennero tempi bui. Gigi stava male, nessuno aveva voglia di andare in barca.
Ma la tenacia, la forza, il carattere e le cure mediche ebbero il sopravvento. La barca riprese a solcare lo specchio di mare scintillante col suo carico gioioso, ad aspettare paziente le gare di tuffi, le ricerche di conchiglie, le prime prove timorose di nuoto di bimbi ed adulti fifoni.
Che gioia essere di nuovo curata, accarezzata, coccolata!!
Con quale orgoglio papà Gigi assisteva alle prove di guida cui i figli crescendo si sapevano dedicare.
I complimenti erano rudi consigli, secchi comandi biascicati in dialetto a denti stretti. Ma l’importante è capirsi. Ed io, paziente, mi godevo la ripresa fisica e morale del mio capo. E vibravo fra le onde.
 
Anche quest’estate è passata. Come una vera donna che ha cura di sé, avrei il look da rifare. Eh sì, gli anni lasciano il segno. Mi prende un groppo al motore nel vedere che il timone si è un po’ arrugginito, che il velo un tempo liscio della mia vernice si è screpolato.
E non scatto più alla prima accensione, e avanzo piano piano. Qualcosa non va. Da giorni rimango all’ancora presso il molo. A nulla sono valse le revisioni del meccanico, le sbirciatine sotto la chiglia, fatte sotto lo sguardo vigile del mio adorato capo che ora viene da me a passo strascicato, appoggiandosi al fido bastone. Forse ha subito più bufere lui di me… Ma resiste ed io non lo vorrei deludere. Quante cure mi ha dedicato!
Ancora un volta sale al comando; ora indossa sempre una maglietta bianca ed un cappello con visiera, il sole diretto gli fa male; l’aspetto è invecchiato, ma l’indole rimane sempre forte e rude.
Tocca sapientemente alcune mie parti vitali, spera, s’illude. Io tremo, mi affanno… Ma i risultati non sono brillanti.
Si inalbera, biascica parole non chiare e poi… salta dal bordo con insolito vigore, senza usare la scaletta. Non sono i miei guai ad impensierirlo, è la convinzione che più di tanto non possiamo fare, né io né lui.
È un salto amaro, il suo, è rabbia per il tempo che non è più favorevole. Oh, no! Ha strusciato una gamba sulla fiancata incrostata di salsedine. Io lo adoro, il mio capo, mai avrei voluto lasciargli un ricordo così doloroso. Il cielo plumbeo, pronto alla tempesta, aggiunge tristezza a questo epilogo.
Basta! Mi lascerò dondolare inerte. Non opporrò resistenza ai flutti. Addio Gigi, capo adorato, è stata una splendida avventura.
                                                                                 
(20 settembre 2008)
 
P.S.
È passato un anno. Non dondola più la snella “Marolusi” nella baia di Strea. Non passa più sul molo Gigi, il capo branco. Troppe bufere li hanno stroncati. Ma il loro spirito aleggia ancora nella baia! 
                                                                                   Silvana Francone

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