Trucioli ricchi

(post segnalato dalla redazione)

 

Chiudo, fischio violento, riapro e con sollievo mi ritrovo piccola, ancora.
Sono seduta fuori al terrazzo, dondolo i piedi serena, ho 9 anni, guardo papà che lavora.
In realtà non è il suo lavoro, ma il suo hobby. Lui è falegname, anche se fa tutt’altro. Nelle sue mani un pezzo di legno prende la forma che desidera, come Geppetto col suo Pinocchio.
Mi piace guardarlo lavorare, concentrarsi. Passa un altro treno sotto il nostro balcone, mi volto ed agito la mano e come ogni volta, afferro con lo sguardo qualcuno che ricambia il saluto.
Torno a guardare papà, è bello l’odore del legno quando viene piallato, corro sempre a raccogliere i riccioli che cadono.
<<Attenta, non farti male>> papà è sempre prudente e lo ascolto.
Mi risiedo e presto attenzione al mangianastri che continua con le melodie da lui tanto adorate.
“…Si l’ammore è ‘o cuntrario dda morte e tu ‘o ssaje…”
Sergio Bruni canta “Carmela” nel modo unico che solo lui può fare. Papà si ferma e si siede accanto a me. L’ascoltiamo insieme, è una delle sue preferite. Ama la musica e ce lo ha trasmesso. Lo osservo. Ha gli occhi socchiusi. Chissà cosa pensa.
Chiudo anche io gli occhi, la musica si allontana sopraffatta dal fischio, li riapro ed entro a casa con la borsa a tracolla. Sto per lanciare il mio solito “sono arrivata” quando mi blocco improvvisamente. Guardo la scena di mio padre nel salone di fronte, seduto sulla poltrona, gambe accavallate, occhi chiusi e la musica che gli tiene compagnia.
Apre un pò gli occhi, mi guarda e mi saluta con la mano. Ho 21 anni, sto tornando da lavoro, ricambio il saluto e per non interrompere il momento appendo borsa e cappotto quasi in punta di piedi. Questo è il suo modo di rilassarsi, proprio come tanti anni prima.
Lo osservo, sempre. Ha richiuso gli occhi. Chissà cosa pensa.

 

Hanna