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Me ne vado!

Era lì, seduto sui calcagni. Quasi stanco e non per gli anni. Gli anni: settanta forse, certo non di meno; intorno, un cerchio di bambini appena puberi: qualcuno anche meno.
- Dai, tira! Tocca a te. - I bambini sono tutti ansiosi. Vanno di fretta e la suspence non li aggrada. Hanno tempo, ma pure tanta corsa: grandi subito o altrimenti sempre infanti.
Lui, invece, calmo; convinto che nulla potesse più sottrargli la ragione dell’età. Abile nel rubare qualche spazio con scuse assurde e discussioni taciute a suon di “me ne vado!”
 
Più piccolo dei piccoli, più corto di vita di quelli appena nati, poggiava l’indice della mano opposta al tiro nel punto di lancio, col braccio che nel tendersi spingeva la spalla in avanti a guadagnare centimetri, perchè la distanza nell‘abbreviarsi rendesse più precisa la direzione da imprimere verso la buca e il rilascio sapiente della biglia alla fine dello slancio.
Non potevano notare quella furbizia: era naturale!, tanto da averlo salvato da tre guerre infami e da chissà quali tempeste di gioventù. Non ce lo volle dire mai, forse perché il buio della vita lo si tace al cuore chiaro dei bambini.
Ma i fanciulli, per quanto ancora imberbi, hanno la sfida nel sangue; nelle vene scorre la tensione del più bravo o del primato, quelli più timidi non giocano e fanno da corona, diremmo il tifo, se non fosse che mancano striscioni. Certo non i “Dai!; su su; tocca a me, a me!”
 
Così poi la biglia di vetro, quella da otto, rotolava sapiente verso l’incavo appena accennato nell‘asfalto. Centrava il piccolo cratere come farebbe una formica in tana, risaliva   per un attimo e ricadeva all‘interno pendolando.
Il vecchio bimbo si sollevava, e curvo fingeva noncuranza: aspettava compassato gli avversari. Toccava a loro. Provassero a far centro sperando di ripeterne l’abilità!
Qualcuno, quelli con maggiore spirito di osservazione, per esempio, tentavano il colpo facendosi più avanti. Li redarguiva manco fossero gli autori del più grave fallo: alle loro rimostranze un rapido “me ne vado!“ e quelli disciplinavano il loro gioco come soldatini imberbi all’ ordine dell’anziano comandante.
 
Non so se più gli gustava aver vinto quattro biglie colorate oppure quel semplice gesto d’obbedienza. Era stato mitragliere scelto: imbarcato, affondato e prigioniero, senza mai sparare un colpo reo di assassinio, ma per lui era quella delle biglie la battaglia più sentita ed anche quella più vitale.
 
            Era mio Padre: mi rinnova la memoria il suo sguardo da lontano le nubi.

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