Armand e Margherite | erotismo V.M. 18 | Sapodilla | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Armand e Margherite

La Cuoca

Armand, dopo mesi dal giorno della cerimonia nuziale, non aveva ancora visto il sedere di Margherite.
A letto la notte Margherite faceva il suo dovere, come le aveva imposto il confessore, non osava rifiutarsi, sarebbe stato peccato, ma la camera doveva essere tutta buia, spente le candele e tirate le persiane alle finestre, prima di togliersi le mutande, infine pretendeva di non togliersi il corsetto, anche se consentiva a slacciarlo per non soffocare. Per non morire di vergogna, lei nei primi istanti immaginava che si sarebbe gettata dall’alto sugli scogli e Armand sarebbe vissuto nel rimorso tutta la vita.
Armand Lucas, commerciante di vini, aveva sposato Margherite per due ragioni: la aristocratica rotondità del suo sedere e il titolo di contessa. Era rimasto deluso. Il giorno dopo la cerimonia con aria ingenua e innocente le aveva chiesto
− Margherite, non vorreste mettervi col culetto per aria per offrirvi al mio piacere?
Lei non aveva compreso, alle spiegazioni di Armand era inorridita.
− Signore, voi conoscete la mia famiglia, la mia educazione religiosa, come osate tentarmi contro natura? Il vostro linguaggio è insopportabile, avete dimenticato che sono una Dupont Soleil?
E poi la rivoluzione, la Rivoluzione Francese. Addio al titolo nobile, i Dupont Soleil aveva mantenuto la testa sul collo per via che siamo nella Vandea e che non hanno più un soldo, imbrogliati dai loro contadini e rovinati da un rampollo scioperato. Anche il matrimonio di Armand e Margherite ha giovato, perchè i rivoluzionari comprano bottiglie senza pagare alle Cantine Lucas.
Torniamo al sedere di Margherite.
Un giorno Armand se ne stava pigramente affacciato dall’ampia terrazza che dava sul giardino, ammirando la siepe geometrica e il sedere tondo e teso di Margherite, che era china a cogliere fiori in vario colore.
− Vi piacciono i miei fiori, Armand?
Armand sbuffa
− Madame, non vorreste sollevare la gonna e abbassare le mutande? Preferisco il vostro sederotto ai gerani e alle violette.
− Non siete il mio padrone, signore. Non avrei dovuto cedere alle insistenze della mia famiglia, che mi costrinse a scegliere voi tra i miei corteggiatori.
− Avete scelto me, perché non potevate portare un franco di dote. Vostro padre decise che un ricco commerciante di  vini avrebbe soddisfatto la sua fama di ubriacone, meglio di un principe del pozzo asciutto.
− Vi ho portato il titolo di contessa. La mia famiglia aveva un posto alla corte di Pipino il Breve. Avete messo l’etichetta con la coroncina sulle bottiglie. Armand Lucas, conte di Dupont Soleil, fornitore della Real Casa. Detesto le vostre menzogne e la vostra volgarità.
− Sventurata femmina, abbassate la voce, se non volete abbassare le mutande. Le etichette sono state bruciate, insieme con i ritratti del re e della regina. Voi siete la cittadina Margherite, se non volete trovare sanculotte e giacobini all’uscio di casa.
Prima notte
Il giorno prima delle nozze, Margherite aveva preso un libro dalla biblioteca per documentarsi su tutta la questione, sfortunatamente aveva scelto un romanzaccio italiano del Rinascimento.
“La contessa Beatrice Ginevra della Ringhiera distesa sul letto, gli occhi fissi al soffitto, ripensava al giorno in cui aveva visto per la prima volta il conte Gerolamo, che le era stato prescelto. Egli s’era vestito di tessuti preziosi dai colori sgargianti, portava uno splendido cappello piumato, anelli impreziosivano le mani ben curate. Ammessa alla sua presenza, lei aveva fatto una profonda riverenza, con molta grazia ed eleganza, ma lui l’aveva appena guardata. Lei invece aveva osservato quell’uomo elegante e bello, con ammirazione. Il conte Gerolamo aveva degli occhi nerissimi, con uno sguardo cupo che era apparso misterioso nelle sue fantasie, il volto era forse troppo allungato, ma i lineamenti erano fini, la fronte alta e pallida gli conferiva un aspetto delicato, quasi femmineo. Quel volto delicato era incorniciato da una chioma corvina, ribelle che lo rendeva di un aspetto davvero inquietante, gli occhi di Beatrice infine si erano fissati sul delicato profilo del naso. Lei guardava timidamente quello che sarebbe diventato il suo sposo con una sensazione di paura, che ricordava con nostalgia. Allora, la sua idea dell’amore era assai strana e pura, cresciuta sulle letture sacre e sulle conversazioni proibite tra ragazze, nel convento.
Era stata nel terrore l’attesa, la sua prima notte di nozze. Il conte la fece aspettare molte ore, quando finalmente arrivò, lei era infreddolita e assonnata, lui ubriaco e violento. Lei si ritrovò sopra, senza nemmeno sapere come, un uomo rosso in volto che puzzava orribilmente di vino e sudore, non capì bene ciò che le stava accadendo. Ciò che ricordava di quella notte, era il delicato profilo del naso. La mattina seguente Beatrice si era svegliata sola nel letto, la camicia strappata in più punti, era intontita e ricordava davvero poco, fece fatica ad alzarsi dal letto, la testa le girava e le doleva l’addome. Lavandosi si accorse dei lividi e dei graffi e forse ricordò qualcosa della sua prima notte di nozze, per tutto il giorno non ebbe il coraggio di uscire dalla sua stanza, si rimise a letto tentando di dormire, ma pianse solamente. Ora sorrideva ripensando a quei momenti e a quelle lacrime. Allora, dopo la sua prima notte di nozze, aveva pensato che le cose così dovessero andare tra lei e il marito. Il conte Girolamo dopo quella prima notte entrò poche altre volte nella camera della sposa, quando fu certo che Beatrice aspettava il primo figlio, l’abbandonò alla sua vita all’interno del castello, e ancor più la disprezzò dopo che ella ebbe dato alla luce una femmina.”
Non era andata affatto a questo modo con Armand, Margherite non voleva ammettere che il suo vinaio si era comportato da gentiluomo esperto e tutt’altro che egoista. Soprattutto non voleva ammettere che dividere il letto con Armand aveva i suoi lati piacevoli; ma si compiaceva di comportarsi come una nobile pura fanciulla oltraggiata dal rozzo plebeo, che la famiglia le aveva imposto. Il rifiuto di mostrare ad Armand il suo sedere era vergogna, ma anche compiacimento teatrale e far intendere che ella non si sarebbe sottomessa. Le contesse sono fatte a questo modo, che ci possiamo fare?
La Cuoca non si tocca
Margherite non era la sola spina nel fianco dello sventurato Armand, c’era anche Josephine la cuoca. Josephine aveva la figura di una florida contadinotta, ma la sua pelle era liscia e rosea. Si diceva apertamente che ella fosse la figlia bastarda di un duca. Armand aveva tentato una sola volta di infilare la mano sotto la sua gonna, mentre lei gli serviva la zuppa di fagioli alle erbe di Provenza al lungo tavolo da pranzo, ma non era riuscito ad arrivare ai mutandoni. In quella unica occasione il mestolo di Josephine era piombato sul naso di Armand e la zuppa bollente si era riversata sul collo di lui. Armand non poteva licenziarla o anche soltanto minacciarla. Josephine era una cuoca inarrivabile, insostituibile, nelle cucine del duca aveva appreso segreti unici di ricette nobili e contadine, sapeva dove raccogliere le erbe, dove acquistare il pollame ruspante, come accoppiare vini e piatti; infine Josephine sapeva tutto quello che può arrivare a sapere una cuoca. Per conquistare un nuovo cliente, qualche importante bottegaio di passaggio, Armand non doveva far altro che invitarlo a cena o a pranzo. Per tutto questo il sedere di Josephine era intoccabile.
Arriva Julien
− Signor Armand, domani arriva il conte Julien, cosa comandate per cena?
Armand stava sognando le rotondità della cuoca, a occhi aperti, il risveglio è brutale. Il suo sguardo cattivo, Josephine è ora l’ambasciatrice di un paese ostile con la dichiarazione di guerra.
− Che diavolo ti salta in testa, cuoca, io non invitato quel fannullone.
Armand in preda all’ira e al dolore abbandona l’omelette rigonfia di tre formaggi , alle erbe cullate dal vento di Provenza, si precipita i nelle stanze di una Margherite, che lo vede apparire invasato.
Margherite è stesa sul letto con un fazzolettino ricamato di lacrime, scossa dai singhiozzi, alla vista di Armand furioso si leva e si getta in ginocchio.
− Armand abbiate pietà, siate compassionevole, non sarà dimenticato.
Ella stringe in mano una lettera che Armand le strappa e legge.
‘Sorella mia adorata, ho un debito di gioco per cinquantamila franchi, sono finito nelle mani di un crudele strozzino, domani verrò da voi per l’addio, prima di tirami un colpo di pistola nei boschi. Julien.’
Armand conosce il seguito di tutta la storia. Il bel Julien avrebbe gustato la cenetta speciale di Josephine, che lo adora,  e poi sarebbe cominciata la commedia, dopo aver costretto Margherite a un ultimo brindisi. Margherite non è abituata al vino.
− Margherite, ti ricordi quando mi facevi dondolare sul cavallino di legno? E quando ti rubavo le bambole per rivenderle a scuola alle altre bambine? E quando mi portavi a spasso per il corso tutta orgogliosa? Le signore eleganti ci fermavano e mettevano cento franchi nel mio taschino del gilet per farsi baciare.
Julien era un ragazzetto biondo bellissimo, ai ricordi Margherite avrebbe sorriso tra le lacrime. Armand non voleva che ella avesse mal di capo più tardi e si sarebbe fatto portare il libretto degli assegni.
Ma stavolta, perdio, no. Che si prendesse una delle sue pistole, il caro Julien. E si facesse una passeggiatina salutare nei boschi.
Anche una donna pia dispone di intuito femminile.
− Armand, abbiate pietà e vi concederò quello che tanto desiderate, vi lascerò ammirare il mio sedere.
Armand respira e sospira, cinquantamila franchi sono una bella sommetta, ma intanto le ruote avrebbero cominciato a girare e si sarebbero aperte prospettive.
Julien avrebbe potuto trovare una buona sistemazione con qualche ricca e piacente vedova, facevano la fila per averlo. Purtroppo Julien era affascinato dal demone del gioco, soprattutto dalla roulette. La pallina d’avorio saltellava, prendimi Julien, dove vuoi che mi fermi Julien? Qui sul dodici? Ma Julien aveva puntato tutto sul diciotto.
Fu per tutto questo che adesso Margherite finge di affacciarsi alla finestra della camera da letto, accanto una clessidra e una pistola carica si rovescia all’indietro la gonna.
− Armand, potere soddisfarvi per il tempo della clessidra, ma se vi avvicinate vi sparo e poi mi getto.
Margherite capovolge la clessidra e si abbassa le mutande, la luce del primo pomeriggio deliziosa la illumina.
Tondo e lucente come il sole, pensa Armand, e fa un passo silenzioso in avanti, Margherite gli punta la pistola come vipera che tende per mordere.
Sono una Dupont Soleil!

 

copyright 2013 J G Sapodilla

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