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Carezze-Carenze

CAREZZE-CARENZE
 
La felicità degli altri è anche nelle mie mani.
 
Ma se ho mani di ferro o di fuoco
non posso dare carezze.
Con fioche mani di carta sarei un
origami troppo fiacco per stringerti.
Se ho mani coltelli o dita forbici posso
solo tagliare e ferire quel che tocco.
 
Potrei oliare le forbici ma non la tua pelle
che diventerà dura senza carezze né cure,
coriacea come una corazza.
 
Eppure ho le mani ma non le uso.
Se non le avessi, le braccia
finirebbero sui polsi e tutto
mi diverrebbe imprendibile.
 
Ho dunque le mani per fortuna.
La loro pressione. La loro prensione.
Ma le maneggio male: ora adunche
ora rapaci come ganci o uncini.
Ora chiuse e incapaci di intenerirti.
Non sono cattive, sono sbagliate.
 
Una carezza mi radica per terra.
Un bacio mi solleva come ala.
Empatizzo con le parole che dici.
Somatizzo i sorrisi e le carezze.
Anche così ci addomestichiamo.
Non so mai come volerti bene.
 
Anche le braccia baciano
quando abbracciano. Anche
le mani quando si toccano.
 
La felicità degli altri è nelle mie mani.
Questo è il segreto. L’immane fatica
per la quale io resto con le mani in mano.
 
 

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